Archive for December, 2007

Natale e’ Capodanno

Tuesday, December 25th, 2007

I festeggiamenti natalizi vanno avanti in tutto il mondo, nelle televisioni statali di tutti i paesi si susseguono, ovunque i noiosissimi concerti della sera del 24 e le tavole delle case si imbandiscono di cibo e bevande varie. In Cina? In Cina si cerca un modo per rilassarsi, per prendersi una giornata di riposo con gli amici, per un rigenerante karaoke con i colleghi, o semplicemente per fare una passeggiata a houhai con la ragazza o i figli. Che cos’e’ il Natale, per la magior parte dei miei amici, o degli sconosciuti tassisti carichi di informazioni, il Natale si trasforma in capodanno. Nel senso, che viene associato irrimediabilmente alla fine dell’anno e quindi scambiato per la festa di fine d’anno, perdendo tutto il suo siginificato sacro. In Cina si trovano alberi di Natale, palline colorate di tutte le forme e dimensioni, coccarde da appendere sulla porta di casa, bigliettini di aguri, il barbuto babbo natale è agli angoli delle strade, ci sono i saldi e anche i giovani cinesi che fanno shopping, ma non si trova un presepe, nemmeno una pecorella smarrita. Zero. Oltretutto solo i giovani cinesi festeggiano il Natale, non c’e’ vecchio o anziano o persona di mezza eta’ che si azzarda a gioire per il "nuovo anno" di noi alieni o nasoni o stranieri che dir si voglia, i giovani solo cercano un po’ di respiro.

(Non mi stupisco minimamente che la maggior parte delle persone non
sappia cosa sia il Natale, non credo un giovane romano sappia cos’e’ la
Chunjie e quando cade all’interno del calendario cinese. Chissa’ in
futuro: cross cultural experiment.)

Folla

Thursday, December 20th, 2007

Premetto che ero e sono di buon umore, la giornata inizia e come ogni giorno mi ritrovo sulla strada verso la metro, ma oggi a differenza degli altri giorni entro un’ora dopo a lezione, quindi alle 8 e un quarto sono sulle scale della linea 5, la metropolitana meno costosa, ma probabilmente la piu’ affollata del mondo. Cauta cerco di scovare la parte dove si affolla meno gente, ma a dir la verita’ c’e’ gente ovunque, pochi ragazzi e bambini che gia’ sono in classe a fare lezione, adesso sono piu’ lavoratori, di ogni genere, dalla segretaria al designer, all’architetto al muratore. Ecco che arriva la metropolitana, e’ traboccante di gente, tutti accalcati, e senza via di scampo so che devo salire sul carro moderno. Le porte si aprono, nussuno scende, io sospiro, ringrazio il cielo o il cuscino o il sonno prolungato che mi fa essere di buon umore, trattengo il respiro e mi butto nella folla. Non c’e’ bisogno di camminare vengo sospinta da persone che mi sono dietro e mi fermo a cusa di quelle che mi sono davanti. Tutti trattengono la loro rabbia e difficolta’. In queste situazioni i cinesi danno il meglio di loro stessi in cio’ che gli viene piu’ facile, in quella che io considero una straordinaria qualita’`del popolo cinese (ogni qualita’ ha il suo risvolto negativo, ma questo lo scrivero’ in un altro post): i cinesi hanno una capacita’ di sopportazione straordinaria, da far invidia anche al piu’ cristiano dei cristiani. In mezzo a tutta quella folla c’e’ il volto serio e dignitoso di una donna con i capelli un po’ arruffati, in quanto il gomito di uno sconosciuto le sbatte a scadenza ritmica, paziente non sbraita contro il tipo, detiene la posizione conquistata, accanto all’uscita, le porte si aprono, si sente l’altoparlate che piano scandisce ripetutamente la frase, prima si scende poi si sale, prima si scende e poi si sale, prima si scende e poi si sale, ma in questa affollatissima circostanza, tutti si buttano fuori in un istante, e chi povero vuole salire, ha fatto male ha non aspettare, viene travolto da una marea di gente.  Arrivo finalmente alla mia stazione, scendo, anche qui, senza bisogno praticamente di camminare mi ritrovo sulle scale verso la via d’uscita circondata da persone che come me vanno in quella direzione. Andare controcorrente un’impresa, la via e’ una sola.

Window of the world

Friday, December 14th, 2007
Quando mi hanno proposto di andare al "window to the world" non sapevo neanche cosa fosse, ero a Shenzhen da poco, un giorno appena, senza guida e acconsentivo ad ogni tipo di proposta. Allettata dal clima tropicale, dal caldo e dall’ananas trovabile ovunque. Ho chiesto a Jinji di spiegarmi brevemente che cosa avesse in progetto e quale sarebbe stato il posto dove saremmo andate. Lei, tranquillamente, mi disse che vorrebbe andare a visitare un parco dove ci sono monumenti in miniatura di 118 paesi. A quel punto mi sono immaginata con il cappellino giallo da turista, italiana e-o cinese, in fila per la vera attrazione turistica, magari seguendo anche la guida con bandierina tra le mani. Mi sono rabbuiata, scettica di ritrovarmi nel casino al sapore di popcorn. Ovviamente mi faccio convincere in fretta, prendiamo autobus e metro ed eccomi sbucare fuori dalla stazione, mi guardo attorno, un’enorme piazza, con scritto in grande OUR WORLD. A questo punto, mi sono davvero spenta. Ho cominciato a pensare con quale e quanta facilita’ noi stranieri possiamo viaggiare, di solito non abbiamo nessun problema per avere il visto, in europa si viaggia anche senza passaporto. Il piu’ delle volte alla domanda di qualche amico cinese che mi chiede quanti paesi ho visitato fino ad adesso, mento, non dico tutto, mi limito, vergognosa della mia liberta’. Al vedere quella scritta, ho pensato che la praticita’ cinese e’ anche questo. Non possono viaggiare liberamente come tante altre persone e quindi perche’ non progettare un mondo intero, o quasi, in miniatura 1:15. 
Non riuscivo a capire che volevo fare, ero in mezzo questa piazza gigante, pensavo ad uno dei diritti piu’ importanti che l’uomo dovrebbe avere, quello della liberta’ movimento, lo spostarsi da una nazione all’altra, vedere con i proprio occhi quello che c’e’ al di la’ dei confini naturali e non, pensavo a persone che conosco che si mangiano le mani per non aver la possibilita’ di andare in viaggio in europa o sud america. Riflettevo sulla questione dei visti, in Cina se hai i soldi, parecchi soldi viaggi ottieni il visto facilmente, un bel po’ di burocrazia, carte da compilare, ma alla fine viaggi. Se invece sei uno studente universitario e con un conto in banca abbastanza irrisorio, allora non c’e’ verso.
Quindi immersa in questi pensieri compro il biglietto e varco l’ingrasso del parco, lascio Jinji e famiglia alla loro passeggiata domenicale e mi avvio da sola con la testa intrisa di pensieri poco allegri. I monumenti in miniatura e famosi scenari cominciano a spuntare ovunque, la torre Eiffel, la castate del Niagara e poi Ankor Wat in Cambogia. Lo devo ammettere, senza nessuna scusa, sono davvero fatti bene in tutti i loro piu’ piccoli particolari. Osservo i turisti che si fotografano a vicenda, per una volta accanto alla casa da te’ Giapponese, fintamente accanto al World Trade Center a New York. Io, da occidentale, comincio a cercare le miniature del mio paese, ecco che dell’Italia abbiamo la torre di Pisa, il colosseo e il Vaticano.
Davanti al colonnato di San Pietro, perfetto, un bambino chiede alla madre:" Mamma che paese e’ il Vaticano, dov’e’?" La madre risponde:" Bhe, proprio non lo so…"
Atei e pratici.
Un binomio da cui noi italiani dovremmo imparare davvero molto.
 
 
 
 

糖葫芦 Tanghulu

Friday, December 14th, 2007

Il tempo delle feste natalizie, ci avviciniamo al 25 dicembre, mentre l’europa impazza con alberi di natale, traffico sulle strade, regali assolutamente da fare e scorte per il cenone, in Cina si cerca piuttosto un pretesto per divertirsi, per prendersi un momento per cenare con gli amici, insomma il Natale va di moda, strano da dire e da scrivere. Inutile dire che l’atmosfera finto-natale si percepisce nel suo essere effimera. Una cosa sola qui c’e’ di assolutamente natalizio che noi non abbiamo, sono i 糖葫芦 Tanghulu.

"tanghulu…tanghulu…" si puo’ sentire nelle strade, gridato da venditori su biciclette e carretti. Loro pedalano e dietro le loro spalle tengono un contenitore dove vengono infilati tanti bastoncini, sui quali c’e’ un gran varieta’ di frutta, prima immersa in uno zucchero carammellato. Le piu’ moderne versioni offrono: banana, noci, kiwi e mandarino, io sono un’affezionata della tradizione, per cui piu’ semplice e meglio e’, adoro il 糖葫芦 tanghulu con il 山楂 shanzha. Quest’ultimo non e’ altro che il frutto del biancospino cinese, sembrano piccole melette rosse dal sapore un po’ amarognolo, hanno un’altissima proprieta’ nutritiva, ma soprattutto facilita la digestione e riducono i problemi cardiovascolari, almeno questo e’ quello che mi ha detto una signora che mi ha visto trottorellare tutta felice con il mio tanghulu per il condominio.

Per chi arriva in Cina in inverno non puo’ non essere incuriosito dalla vista degli spiedini colorati, mi ricordo una volta passeggiavo su un lago giacchiato a Tianjin con una mia amica e in mezzo al laghetto un signore, bibicletta e tanti colorati tanghulu. Onestamente non so bene perche’ mi ricordano il Natale, forse per un associazione mentale del tutto personale: natale-inverno-freddo-neve-strade-tanghulu.  Comunque assaggiateli.

 

Se il sole non sorge, nevica.

Monday, December 10th, 2007

 Ore 6.20 la sveglia squilla, la spengo subito butto la testa sul cuscino e chiudo gli occhi. Il mio cellulare squilla, un messaggio. Vabbe’, mi alzo non c’e’ modo di dormire, so che devo fare in fretta, lezione alle 8.00 e esame di grammatica. Mi alzo, piano e guardo fuori dalla finestra, sono al primo piano, mi stropiccio gli occhi non sorge il sole, cazzo, non sorge il sole? Tutto scuro e umido, mi viene voglia di rituffarmi istantaneamente sotto piumone e coperta, ma la domanda mi continua ad assilare, perche’ non sorge il sole? Guardo in terra, il praticello dovanti casa e’ bianco, riguardo fuori gia’ con un mezzo sorrisetto sulle labbra: NEVICA! 

Insomma il mio semi incubo di fantascienza, oggi 10 dicembre 2007 il sole non e’ sorto, e’ svanito con una nevicata.  

Ho preso al volo un caffe’ mi sono catapultata fuori, attenta a non cadere, ci manca solo che cado, via metropolitana, autobus, passo di fronte al villaggio olimpico, oggi tutto bianco, anche il cielo e’ bianco, nulla si distingue, scendo faccio piu’ in fretta che posso, sono solo in ritardo di 15 minuti.

Fuori nevica ancora. 

 

Malasanita’

Sunday, December 9th, 2007

Il 21 novembre, verso le quattro del pomeriggio, la signora 李丽云 Li Liyun in cinta di nove mesi entra all’ospedale Chaoyang di Pechino. Si sente male, la situazione comincia a peggiorare, i medici propongono al marito che l’unica soluzione per salvare il bambino e forse la donna, il parto cesario.  Il marito rifiuta di sottoporre la donna all’intervernto chirurgico, dopo 3 ore la donna e il piccolo muoiono.

Questa e’ la vicenda che ha scatenato l’attenzione dell’opinione pubblica su tutti i giornali, siti web, blogs. L’interesse per questa faccenda nasce dal fatto che l’accaduto va a toccare probabilmente quello che e’ uno dei problemi piu’ sentiti dalla popolazione cinese:il problema della sanita’. La sanita’ in Cina e’ a pagamento, incredibilmente a pagamento. I prezzi sono alti e le prestazioni scarse. Sicuramente ci sono medici bravi e ospedali qualificati, purtroppo sono pochi e ancora piu’ tristemente, sono per persone di una certa elite’. La maggior parte della popolazione evita di curarsi, incrocia le dita per non ammalarsi gravemente, la malattia di una singola persona potrebbe mandare sul lastrico l’intera famiglia. Oltretutto dalla meta’ degli anni 80 in poi la relazione madico paziente si e’ fatta sempre piu’ critica e pesante. I pazienti non si fidano dei medici, che prendono a volte bustarelle, le cosidette Hongbao (busta rossa), per gli interventi chirurgici, propongono analisi inutili per far entrare soldi nelle casse ospedaliere. Il paziente  dal suo lato, pauroso e insospettito non si fida, non si fida delle parole del medico, minaccia di portarlo in causa se qualcosa va male e lo incolpa per la non riuscita della cura. Una situazione davvero critica. 

Il marito della signora Li non ha firmato la dichiarazione di responsabilita’ per cui i medici non hanno voluto sottoporre la moglie all’intervento chirurgico. Il marito non ha firmato, perche’ probabilmente il costo dell’operazione era troppo caro, i medici per proteggersi non hanno preso in mano la situazione e la donna e’ morta.  Il medico, piu’ che essere li’, per salvare la vita ad un paziente, cerca di salvare se stesso il piu’ possibile e proteggersi da accuse e da cause giudiziarie. Il coraggio di prendere in mano una situazione critica e saperla risolvere, prendendo su se stesso tutte le responsabilita’ del caso, e’ assente per i medici, almeno per la maggior parte. I medici sono pronti a prendere ordini dall’alto, sono pronti a seguire tutte le norme legali di rimerimento, ma non sono maturi per agire secondo un codice morale ed etico proprio, che spinge un medico a salvare un paziente in fin di vita.

Photobang

Thursday, December 6th, 2007

Un’idea geniale: Sono due giovani artisti di Wuhan, Li Yu 李郁 e Liu Bo 刘波 entrambi over trenta, entrambi nel mondo dell’arte da un po’ di tempo. mostre e partecipazioni a Beijing, Nanjing a Shanghai. quello che voglio descrivere non sono le loro opere, per chi fosse interessato e’ abbastanza facile trovare delle loro esposizioni in giro per gallerie tra le varie citta’ cinesi, quello di cui vorrei parlare e’ il loro sito: www.photobang.cn

Vale decisamente la pena di visitarlo, funziona cosi’: Li Yu e Liu Bo prendono notizie di cronaca da vari quotidiani locali e le "fotografano" o meglio, riproducono, con quello che possiamo chiamare il loro estro, il fatto avvenuto. Bhe il risultato e’ surreale. Spesso molte notizie lette se raccontate per immagini lasciano il lettoreosservatore un po’ di stucco. Oltretutto si tratta anche di notizie che hanno spesso dell’incredibile, del tipo monaco trovato in cammino in mezzo l’autostrada, uomo torna a casa a trova una sconosciuta nuda nel suo letto…

fatti di vita realmente accaduti, surreali al punto giusto.

 

Mattina

Wednesday, December 5th, 2007

Per inugurare un nuovo momento, una nuova piattaforma, decido di farmi un regalo, di raccontare quello che piu’ mi manca della Cina quando sono in Italia e quello che fino ad adesso i miei occhi e non solo, non si sono mai stancati di vedere, troppo romantica? Pazienza.

La mattina presto. Questo momento della giornata l’ho sempre vissuto con orrore dai tempi dei liceo. In fretta e furia su un motorino con gli occhi ancora chiusi o comunque in strada sola ad aspettare l’autobus dove la nebbiolina non faceva che farmi rimpiangere il piumone. Le serrande dei negozi abbassate, poche macchine per strada e pedoni ancora meno.  Qui, nella cosmopolita citta’, che additano come inquinata e sporca, qui a Pechino splende spesso il sole, e questo e’ un primo punto di sollievo, il secondo e’ il cielo che in inverno e’ azzurro, lo sottolineo azzurro. Andiamo con ordine: esco di casa e la citta’ tutta e’ attiva alle 7.00 del mattino. Apro la porta e come minimo lo spazzino del quartiere manda avanti e indietro la scopa di paglia stile befana, bardato dalle testa ai piedi. Io mi infilo le mani in tasca e avanzo verso la metropolitana passo tra gli hutong che mi sono davanti e eccole le nonnine che fanno ginnastica, lentamente muovono le anche per far sciogliere piano piano le ariticolazioni, si comincia dall’alto per passare alle ginocchia e poi alle caviglia, eta’ minima: 70.  Vado avanti per la mia strada e ecco signori e signore che portano a passeggio i cani per la pipi’ mattutina. I cani, che noi definiremo solo Pechinesi, per loro ovviamente hanno nomi e razze specifiche, per me sono tutti molto buffi e con il muso schiacciato. Fa freddo a anche i cani sfoggiano vestitini rossi o cappottini blu. (come fare a non ridere). Vado sempre dritta, qualche scampanellio delle biciclette mi dice di tenermi ad un lato e smetterla di camminare al centro della strada. Il suono dei campanelli per chi e’ stato in Cina nel passato, un po’ piu’ passato del mio spero gli sia rimasto dentro.  Arrivo nella piazzetta che raduna la stazioncina della metro e il  giardinetto : nel giardinetto pavimentato, sono fissati gli attrezzi colorati per fare esercizi ginnici, ed eccoli ancora loro i padroni della mattina: le persone. Anziani e meno anziani che tirano su le gambe ad altezza testa, fanno ruotare le braccia in ampi cerchi circolari, muovono il collo avanti e indietro. Chi saltella su se stesso, per riattivare la circolazione, chi invece tranquillo su una panchina legge il giornale.     Il gruppo di taiji, intanto, e’ intento negli esercizi di qigong, posizioni combinate alla respirazione, occhi chuisi i loro, mentre io passo.  Sono arrivata alla metro scendo le scale.

Bhe, quello che non mi smettera’ mai di stancarmi in Cina e’ l’umanita’ visibile la mattina, umanita’ intesa come persone tutte diverse tra di loro in movimento, attive.  Mi fa bene all’animo, dopo una tazza di caffe’.

 

太阳照常升起 the sun also rise

Monday, December 3rd, 2007
Il film mi ha tenuto con lo sguardo sul al lap top dall’inizio alla fine.


Spesso lo ammetto mi perdevo, nelle immagini e nei suoni, musica e colori nitidi.

Le corse veloci di un figlio
preoccupato per la madre folle, giovane madre che rapida sale e scende
dagli alberi, mi riporta più ad una favola, una storia che parla di
follia, in modo giocoso come ne parlerebbe un folle ingenuo. Ma
raccontare in maniera lineare questo film, non ha senso, perchè ci si
perde dentro.


Se cerco di tracciare una linea degli eventi non funziona, non c’è razionalità, e menomale dico tra me e me.

Ci sono fiori che crescono
spontanei sulle rotaie di un treno e ucceli che vivono solo nella
fantasia dei personaggi. Ci sono cammelli e neve. Dottoresse sensuali,
e palpeggiamenti puniti con il suicidio del palpeggiatore.


Qualcosa di vero c’è: la Rivoluzione Culturale.

Ma è complesso parlare di questo
periodo della storia cinese, durato ufficialmente per dieci anni da
1966 al 1976, nell’animo delle persone invece è durato molto molto di
più. E’ stato un periodo cupo e inverosimile della storia della Cina,
tutti ne sono stati influenzati, e il non riuscire a parlare ne ha
amplificato l’effetto.


Non è facile per i cinesi tornare
con la mente a quel tempo e non so neanche quanto noi da occidentali
possiamo comprenderlo realmente. Ci sono studi su studi, libri e autori
che descrivono approfonditamente gli avvenimenti, ma se fai domande,
percepisci che non è facile venirne a capo, capirene di più. Forse
perchè quando il surreale prende il vero sopravvento sulla vita della
gente, non c’è nulla da fare. Le spiegazioni sono vane.




Quello che mi è rimasto dentro
chiedendo ad amici e conoscenti è la sensazione di sfiducia nel
prossimo, della coscienza di non potersi fidare neanche del proprio
figlio, del proprio compagno di classe, che fino a poco prima era il
tuo migliore amico.  Ma di nuovo, è difficile trovare qualcuno che ne
voglia parlare, almeno per ora non mi è capitato.




Ma questo film non vuole parlare
di questo, vuole bensì mettere un accento sull’ingenuità di quel tempo,
e ancora sul mondo del "reale meraviglioso" che ha segnato la vita dei
cinesi.


E’ un film di emozioni, che corrono tra le immagini e tra le voci dei protagonisti, urlate e sussurrate.