Archive for June, 2008

Il Fuoco

Saturday, June 28th, 2008

Mentre tutti si stanno preparando per il fine settimana, piuttosto movimentato a Beijing (festa sulla grande muraglia* o pomeriggio e serata reggae al 2kolegas**) io comincio a ricevere messaggi che mi dicono: "Bevi tanta acqua!", "Predi dello zenzero", "Riposati!", "Hai medicine?".

Il
primo consiglio è quello più in voga, tra cinesi e stranieri. Quando
infatti in Cina stai male di stomaco, il suggerimento che va per la
maggiore è bevi acqua calda. Fortunatamente confido molto nel
potenziale di questo elemento quindi non smetto di riempire bicchierone
di liquido trasparente. Cercando di tenere sotto controllo la febbre
che va e viene.

Un’altra espressione spesso udita mentre si vive qui è shanghuo 上火.

Cerco
di spiegare a me stessa, innnanzitutto, cos’è questo benedetto
shanghuo, non è semplice anche perchè è un concetto che in occidente
non esiste, o forse esistiva ma ce ne siamo dimenticati, forse mia
nonna con i suoi intrugli di erbe ne sapeva molto di più.
Sfortunatamente la medicina occidentale ha messo al bando quello che in
altri posti è cultura millenaria, vita e espressione. 

Intanto
shang 上 in cinese ha molti significati: sopra, superiore, prima,
precedente, ma in questo come in altri casi ha un significato di
salire, nel senso di superare, o varcare; huo 火 invece non è null’altro
che il fuoco.

Ritorno alla coppia di caratteri e al loro senso congiunto, facendo però una digressione d’obbligo.

Il
corpo umano come ogni altro essere a questo mondo è composto da 5
elementi, il fuoco è uno di questi. Questi elementi dovrebbero essere
in equilibrio tra di loro, armonizzati, altrimenti necessariamente si
creano degli scompigli, ci sentiamo destabilizzati. Shanghuo, vuol dire
che il fuoco ha varcato un certo limite e ne soffriamo le conseguenze.

Parlo
per ora solamente di un aspetto fisico, questo stato segnato dalla
predominanza del fuoco fa sì che la nostra pelle si secchi, sete e
herpes prevalgono, mentre lo stomaco potrebbe essere infiammato e
potremmo essere colti da insonnia. Tutto questo è molto semplificato
per il mio piccolo cervello, perchè c’è molto di più. Ci sono lo yin 阴
e lo 阳 yang e il loro rapporto, ci sono ancora cinque elementi e il
loro mutamento in base alla prevalenza di yin o alla prevalenza di
yang, c’è anche il Qi 气 il soffio vitale, quello che pernea tutto e gli
da vita, come cercare di mantenere vivo il qi senza lasciare che
inutilmente si disperda? Ma soprattutto come riuscire a trovare un
proprio equilibrio tra tutto e tutti?

A questa domanda hanno risposto 5000 anni di storia, filosofia e medicina cinese.

Per ora mi tengo il mal di pancia, non è shanghuo, forse solo una leggera influenza intestinale. 

 

*questa
festa si ripete da un po’ di anni, adesso sebbene il luogo pare sia
molto suggestivo: accanto alla muraglia che scende sul mare, la festa è
popolata da americani 18enni ubriachi. (notizia dell’ultimo minuto),
spero chi sia lì stia bene tanto è per tutta la notte. In bocca al lupo
a Husk per il Vijing e alla felice compagna (di avventure) Feili, un
abbraccio.

**Locale di Beijing, dove
piacevolmente si passano serate estive sul prato, musica per la maggior
parte interessante, comunque si sta bene. davvero bene.

 

I cinesi ballano

Saturday, June 28th, 2008

E’ bella ma non balla.

Un
detto che spesso si sente dire nella capitale italiana. Non so
onestamente se viene utilizzato in tutta italia. La prima volta che
l’ho sentito sono rimasta perplessa, ma subito dopo ho immediatamente
annuito. 

Ci sono molte persone al mondo che pur
essendo belle e affascinanti, non hanno quel nonsochè di attraente dato
dalla vitalità, che si esprime spesso nella fisicità del corpo, dei
gesti, dello sguardo , che il modo di dire assegna al ballo.

Bhe, i cinesi, se pur non belli, ballano e quanto ballano. (o almeno ci provano e spesso ci riescono)

Gli
spazi che si ritagliano sono diversi per tutte le età, all’aperto e al
chiuso. I giovani ragazzi si ritrovano nelle più chiassose discoteche,
con musica house e techno delle più impulsive, MIX e BANANA le venues
in voga, dove si balla a pancia scoperta, si suda e ci si droga. Sudore
e gande lunghe delle giovani fanciulle in minigonna tentano di
accalappiare questo e quello, girano bottiglie di whisky e varie
sostanze da sniffare nei tanti tantissimi privet. Salottini di qua e di
là. Consiglio un salto, una volta basta e avanza, sempre se si è in
vena di un’esperienza diversa.

Ma non è tanto
questo di cui vorrei scrivere, quello che mi ha sempre lasciato a bocca
aperta per la vitalità e per la spontaneità sono le persone per strada,
in spazi all’interno di condomini, o su larghi marciapiedi, o in parchi
all’interno della polverosa Pechino, dove tutti più o meno bravi o più
o meno belli sono presi dal ritmo e dalla musica.

Cosa ballano? Bhe, questa puntata di Sexy Beijing ne mostra un piccolo angolo, ma di luoghi così ce ne sono molti in città.

Persone
più o meno anziane, dai 40 in su. Mani tra le mani, piedi che si
poggiano a terra per poi sollevarsi immediatamente. Sguardi fieri della
propria performance, seri e sorridenti nelle loro espressioni. Vitali
nei movimenti, spontanei nel mostrare a tutti quelli che li corcondano
i propri pregi e i propri difetti, naturali.

Insomma i cinesi ballano, ecco uno dei motivi per cui mi piacciono i cinesi e per cui continuo a stare qui.

Ultimamente, scissa.

Wednesday, June 25th, 2008
Dopo giorni in periferia, fuori Pechino, tra le alte
montagne dai veli verdi che segnano la linea dell’orizzonte. Io non so bene se
farmi prendere o se andare per conto mio. Ugualmente poi, ritorno sulla
mia strada con lanterne rosse, con gli occhi verso il cielo e tra le
immagini appena passate, mentre ripercorro i chilometri e
il fango sui jeans si toglie sempre con piu’ difficolta’.
Mi aspetta la
stessa doccia, calda.
 
Il fatto che sotto i piedi sta cambiando un po’ tutto e se mi guardo allo specchio anche io sto cambiando.
 
Intanto passo l’intera giornata al 23esimo piano
di un grosso palazzo al centro di Pechino, sotto di me cantieri, sotto
i miei piedi pavimento lucido nero a macchie bianche. Intorno
arredamento ikea-mix-cinese. I miei colleghi sono tutti romani,
comunicazione molto facile. Ci capiamo tutti nel bene e nel male,
sguardi e ammiccamenti, intese. Chi vuol vedere vede. Ho sempre pensato
che Roma e’ stata una grande scuola di vita, me ne sto accorgendo
sempre di piu’ ultimamente. Mi ha insegnato ha capire in fretta senza
chiedere troppo, a guardarmi attorno, stando in silenzio, perche’ chi
parla troppo, non dice mai nulla.
 
Oltre alle otto ore lavorative dentro l’edificio
d’argento, mi e’ capitato di andare al tanto rinomato stadio olimpico.
Tutto in costruzione, anche noi indaffarati a mettere su tutto
l’ambaradan. Tecnici del suono, designer, scenografi, ingegneri. Io mi lancio in traduzioni affrettate, ma mai troppo distanti dal reale. Mi
staro’ abituando a questo mondo un po’ arrabbattato.
 
Il fatto e’ proprio questo. Credevo fosse tutto molto piu’ adulto questo mondo. Molto piu’ maturo in forme e contenuti. 
 
Poi ho la mente scissa, scissa tra fiumi e corsi
d’acqua, cessi dal fetore lacrimevole, acqua non potabile, fango e
odore di benzina. Ritorno sempre li’ per fortuna, lascio spesso il
palazzo d’argento, lo stadio e le scarpe con il tacco.
 

Lyrics

Wednesday, June 25th, 2008
I wonder how long we can get away

Side by side, I’m stuck to my phony pride

Always craving for something missing

Never get it, I always try

Never get it, I’m always trying

Never really been down with someone

Everyone of us would wish to be.

Someday, not too far away, we’ll be facing.

We never share what we hide, after all

We wanna share what we hide, after all

See you passing by everyday, yeah

We’re living up time in the night

Everyone of us, deep inside wishes…

We would share what we hide, after all

We could share what we hide, after all

We could share what we hide, after all

 
 
In questo momento solo questo, rispecchia tutto specialmente il colore che vorrei su di me.

(Apparat Komponent, Telefon Tel Aviv Remix
 
 

Sambasia a Beijing

Saturday, June 14th, 2008

Una cosa davvero figa a Pechino è vedere dal vivo una performance dei Sambasia.

Intanto sottolineo dal vivo, perchè non è comperando un cd che se ne fa esperienza. Vanno ascoltati e soprattutto ballati.

Un gruppo di persone, assolutamente multietnico che fonde sonorità brasiliane, canto e ballo. Sono tanti, c’è chi canta di fronte, non hanno voci melodiose, non rimangono nella testa per i suoni ma è il solo ritmo dato da tutte le varie percussioni che rimane. Sono tanti e differenti ragazzi e raggazze, asiatici, non asiatici. 

Stasera hanno suonato al Jingjinjiu, piccolo bar nella più bella piazza della città. posto troppo piccolo, il pubblico, compresa la sottoscritta onn ha mai smesso di muovere il sedere.

Non sono una fan del Brasile, nè della Capoeira, sono un po’ più introversa, cerco società diverse in cui risiedere. Ma loro mi hanno conquistato.

Auricularia Auricula (judae) o 木耳

Friday, June 13th, 2008

In Cina terra contadina, i cinesi sanno apprezzare i frutti della loro terra.

Verdure e frutta in quantita’ e ovviamente anche funghi. Molti sono facilmente reperibili anche in Europa, i porcini dello Yunnan meritano di essere utilizzati per delle ottime fettuccine. Oltre a quelli piu’ conosciuti ci sono anche degli strani (apparentemente) funghi che sono fatti a forma di orecchie, possono essere di colore scuro o bianchi trasparenti, quelli scuri vengono di solito utilizzati per pietanze salate, al contrario quelli di colore chiaro sono ottimi per zuppe dolci.

La denominazione latina del tal fungo e’ Auricularia Auricula-Judae. 

La leggenda racconta che dall’albero su cui si impicco Giuda Iscariota dopo aver tradito Cristo, cominciarono a sorgere questi strani funghi di forma inconfondibile, per questo vengono detti Auricularia, ossia che hanno un rapporto o che appartengono all’orecchio. Data la loro presenza sul tronco o sui rami degli alberi vengono anche chiamati orecchie d’albero o Orecchie di Giuda

Qual’e’ il nome cinese del fungo in questione?  木耳 mu er. Orecchio dell’albero, in inglese Tree ears.

Mi chiedo. Chi e’ nato prima l’uovo o la gallina? Il nome cinese ha una strana coincidenza con il nome latino, solo a causa della forma assolutamente inconfondibile, oppure sotto l’etimologia c’e’ qualche cosa di piu’? Da quanto tempo i Mu Er si chiamano Mu Er? O da quanto tempo gli Auricularia si chiamano Auricularia? Chi ha influenzato chi?

Per i linguisti e i filologi alla ricerca di storie nel passato, cerco risposte.

Outsiders

Wednesday, June 11th, 2008

Scorro la repubblica on line, passo al corriere e alla fine spero che Sisci abbia scritto qualcosa di interessante sulla stampa.  C’e’ un nuovo articolo dal titolo imponente "studiare e’ glorioso". Lo leggo con attenzione, annuendo.

Il gaokao 高考 e’ l’esame che cambiera’ la vita dei 18enni, studio senza sosta per un’ammissione a quella che sara’ la prestigiosa universita’ che potra’ cambiare il futuro, potra’ dare prestigio alla famiglia e molto probabilmente una sicurezza economica (e non) a genitori iper protettivi.

Questo comporta un’abitudine essere curvi sui libri, un’abitudine a passare ore e ore da quando si e’ bimbi, ripetendo in maniera estenuante caratteri e nozioni. Comporta non pensare, immagazinare informazioni, tapparsi il naso in quel momento della vita, l’adolescenza, che per quanto mi e’ riguardato e’ stato il momento della continua polemica contro tutto (o niente). Qualcuno direbbe contro i mulini a vento. Un periodo, pero’, che forma il pesiero critico per cio’ che c’e’ attorno e per formare l’autonomia della scelta. Nel mio "momento" mi sono spesso ritrovata a concerti hardcore a notte fonda, ad organizzare una saletta con chitarre basso e batteria, i pomeriggi spesi a cercare vinili o cd, per non parlare di quelli a casa su divani altrui persi in teorie e filosofeggiamenti. Non cambierei tutto cio’ con null’altro.

Ho vissuto con due ragazze cinesi per un tot di tempo, l’anno scorso a wuhan. La loro vita da studentesse di lingua era: mattina univerista’ lezione, pomeriggio universita’ lezione, sera studio a casa. Senza via di scampo. La madre ogni tanto accorreva per cucinare e pulire, perche’ i piccoli tesori di 23 anni erano troppo impegnate a studiare e nulla potevano fare, neanche farsi da mangiare da sole. Ho resisitito 3 mesi e sono andata via. 

I cinesi, i ragazzi non sono tutti cosi’, c’e’ chi si oppone, c’e’ chi non ce la fa a far parte di questo tipo di sistema, chi non riesce a mettere da parte se stesso in funzione della "cultura" istituzionalizzata, fatta di test a ripetizione e nozioni. Chi preferisce altro a quello che viene imposto da secoli. Chi sono questi ragazzi? Per come e’ impostata la societa’ di adesso sembra che questi ragazzi, che da un’altra parte al mondo sarebbero proprio come tutti, ma proprio tutti i miei amici, sono degli outsiders, al limite del sociale, borderline oserei dire. Spesso non lavorano perche’ entrare anche nel mondo del lavoro, impone regole ferree di cui o ti adegui o ti adegui, un esempio? Straordinari non pagati e’ uso comune, competizione estrema in ufficio, vacanze zero. Non voglio giustificare chi gode nel far nulla, non e’ questo, ma ci sono persone in Cina, piene di altro che per ora difficilmente si adattano con la costruzione sociale che li avvolge. Non fuggono, non possono fuggire, clandestino in Europa, neanche morto, allora si rimane nella madre patria, magari ci si sposta nella capitale, per trovare altre opportunita’.

Non provo ne’ ammirazione ne’ altro per queste persone, mi sembrano solo cervelli e cuori sprecati.

Ma cambiera’ anche questo. 

Vietate le olimpiadi ai cani e ai cinesi

Tuesday, June 10th, 2008

Mi è arrivata questa mail che in gran parte condivido:

«Vietate le Olimpiadi ai cani e ai cinesi»

Un’indegna campagna di demonizzazione della Repubblica Popolare
Cinese è in corso. A dirigerla e orchestrarla sono governi e organi di stampa
più che mai decisi ad avallare il martirio interminabile del popolo palestinese
e sempre pronti a scatenare e appoggiare guerre preventive come quella che in
Irak ha già comportato centinaia di migliaia di morti e milioni di profughi.

Si agita la bandiera dell’indipendenza (talvolta camuffata da
«autonomia») del Tibet, ma se questo obbiettivo venisse conseguito, ecco che la
medesima parola d’ordine verrebbe lanciata anche per il Grande Tibet (un’area
tre volte più grande del Tibet propriamente detto) e poi per il Xinjiang, per la
Mongolia interna, per la Manciuria e per altre regioni ancora. La realtà è che,
nel suo folle progetto di dominio planetario, l’imperialismo mira a smembrare un
paese che da molti secoli si è costituito su una base multietnica e
multiculturale e che oggi vede convivere 56 etnie. Non a caso, a promuovere
questa Crociata non è certo il Terzo Mondo, che alla Cina guarda con simpatia e
ammirazione, ma l’Occidente che a partire dalle guerre dell’oppio ha precipitato
il grande paese asiatico nel sottosviluppo e in un’immane tragedia, dalla quale
un popolo che ammonta ad un quinto dell’umanità sta finalmente fuoriuscendo.

Sulla base di parole d’ordine analoghe a quelle oggi urlate
contro la Cina, si potrebbe promuovere lo smembramento di non pochi paesi
europei, quali l’Inghilterra, la Francia, la Spagna e soprattutto l’Italia, dove
non mancano i movimenti che rivendicano la «liberazione» e la secessione della
Padania.

L’Occidente che si atteggia a Santa Sede della religione dei
diritti umani non ha speso una sola parola sui pogrom anticinesi che il 14 marzo
a Lhasa sono costati la vita a civili innocenti compresi vecchi, donne e
bambini. Mentre proclama di essere alla testa della lotta contro il
fondamentalismo, l’Occidente trasfigura nel modo più grottesco il Tibet del
passato (fondato sulla teocrazia e sulla schiavitù e sul servaggio di massa) e
si prosterna dinanzi a un Dio-Re, impegnato a costituire uno Stato sulla base
della purezza etnica e religiosa (anche una moschea è stata assaltata a Lhasa),
annettendo a questo Stato territori che sono sì abitati da tibetani ma che non
sono mai stati amministrati da un Dalai Lama: è il progetto del Grande Tibet
fondamentalista caro a coloro che vogliono mettere in crisi il carattere
multietnico e multiculturale della Repubblica Popolare Cinese per poterla meglio
smembrare.


Alla fine dell’Ottocento, all’ingresso delle concessioni
occidentali in Cina era bene in vista il cartello: «Vietato l’ingresso ai cani e
ai cinesi». Questo cartello non è dileguato, ha solo subito qualche variante,
come dimostra la campagna per sabotare o sminuire in qualche modo le Olimpiadi
di Pechino: «Vietate le Olimpiadi ai cani e ai cinesi». La Crociata anticinese
in corso è in piena continuità con una lunga e infame tradizione imperialista e
razzista.

qui il link da dove è stata preso questo articolo 

In tutto quel fervore pro tibet mi sono spesso chiesta come non ci si fermasse un attimo davvero a riflettere a guardare le cose da più punti di vista. Amici dall’Italia mi confermavano la assoluta mancanza di contraddittorio, studiosi hanno affermato che the tibet passion è più un fenomeno sociale da dare in mano ai sociologi e non più ai nostri cari amici sinologi, spodestati anche questa volta dal poter fare il proprio lavoro, amara la sorte, ogni tanto.

 

 

 

 

Duan Wu Jie 端午节

Friday, June 6th, 2008
Le feste nazionali sono state ufficialmente divise, sono state sparpagliate durante il corso dell’anno.
 
C’e’ chi vede questa decisione, da parte delle
alte sfere del governo, come un modo di tenere a freno la popolazione
durante le feste nazionali che fino ad ora si spostava da una regione
all’altra in massa, creando presupposti per disordini sociali.
Avendo solo tre giorni di ferie chi si azzarda a prendere un treno? Non ne vale proprio la pena.
C’e’ chi invece con mente piu’ ottimista vede da
parte del governo una scelta dettata dalla ricerca di far rivivere
all’interno della popolazione quelle feste tradizionali che erano fino
ad adesso state messe in secondo piano. Un modo per far rinascere del
sentimento nazionale, o meglio, spero non sia il solito nazionalismo
alla cinese, ma per far ricordare le leggende che sono dietro alle date,
i personaggi storici che sono dietro le leggende e i poemi che sono
stati scritti dai personaggi storici. Scatole cinesi.
 
La festa che ci sara’ questo weekend, prolungata
fino a lunedi’ e’ la Duan Wu Jie 端午节.
In questi giorni si mangiano i
zongzi 粽子, fagottini di foglie di canna farcito con riso, ripieno dolce
o salato. (meglio il salato). Ma che sono questi zongzi, che origine
hanno, la storia in breve e’ questa:
Nell’antico regno di Chu, l’attuale parte della
Cina meridionale che include Henan, Hubei, Hunan, Jiangsu, Qu Yuan 屈原,
letterato e consigliere del sovrano decide di metter fine alla propria
vita. Un fiume, il luogo dove scomparire, stanco di vedere il suo regno
soffocare dalla corruzione, depresso nel vedere cio’ a cui piu’ teneva
essere conquistato e annientato, decide di togliersi la vita. L’acqua
soffoca i polmoni.
Le persone che lo osservano dal bordo del fiume,
cercano di salvarlo dai pesci che piano piano lo stanno
aggredendo, lanciando dei bocconi di riso che possano distrarre le
bestie acquatiche. Questa l’origine dei zongzi, bocconi esca per pesci
o draghi che contribuirono alla morte del poeta-consigliere.
Riavvoltolando foglie di canna da zucchero ogni anno, si tenta
nuovamente di salvare il nostro caro Qu Yuan, che come ogni altro anno
morira’. 
 

 
La festa in inglese e’ anche detta Dragon Boat,
anche qui, le persone che cercarono di salvare Qu Yuan, narra la
leggenda non solo si limitarno a gettare esche per pescioni o draghi,
ma salirono su barche e cominciarono a battere i remi sulla superficie
dell’acqua, di nuovo per distrarre le bestiacce, o forse chissa’ anche
per cercare il corpo del saggio ormai perduto.
Quindi festa della barche del drago e dei zongzi risalgono a Qu Yuan.
 
Cosa risale a Qu Yuan? Il 离 骚 Li Sao.
Chi lo traduce con "incontro al dolore", a me non sembra la traduzione
piu’ adatta, comunque rimane una parte importante dell’antologia cinese
composto tra il quarto e terzo secolo a.c

Libri rossi

Tuesday, June 3rd, 2008
Oltre a fare le cose nuove che faccio del tipo: mi improvviso dietro ad una scrivania al 23esimo piano di un palazzo, con fare deciso chiamo e metto in comunicazione mondi distanti cercando di attenuare le differenze, sorridendo un po’ per tutti e due le facce della stessa terra, oltre a tutto ciò che coinvolge la mia vita da pochissimo tempo, continuo a fare quello che facevo e che mi piace comunque fare: studiare.
Non sono mai stata una "tutto studio" e questo i miei proff del liceo lo sanno bene, pero’ mi piace curiosare dietro le facciate e il mondo dei caratteri cinesi è pieno di cose da scoprire. 
 
Tutto andrebbe bene se non fosse per i libri di testo, nel senso, non fanno tutti schifo, ma almeno quelli che ho avuto più sottomano in questo periodo hanno un dolce sapore di "caro piccolo occidentale, adesso ti mostro cos’è la cina millenaria", o per dirla come il marchese del grillo "io sò io e voi non siete un cazzo".
 
Che la Cina sia un paese con una lunga storia è fuor di dubbio, che sia una società complessa anche, che la sua lingua sia una delle lingue più difficili al mondo anche, ma allora cinesi miei, o comunque autori di questi libri di testo per stranieri, per piacere siate più umili, più modesti. Alcuni di questi testi venivano scritti negli anni 90 e raccontano di eventi ormai obsoleti che anche alcuni insegnanti si rifiutano di approfondire, manca fortunatamente l’appellativo Tongzhi, 同志 ossia "compagno" una delle prime parole studiate in Cina 7 anni fa, faccio notare che l’insegnante dell’epoca, una 25enne in gamba, mi suggerì, "sebbene su questo libro ci siano scritte tante parole, mi raccomando questa qui non la usare, adesso nel 2001 nessuno più si chiama "compagno" per strada". 
Sebbene termini così evidenti vengono con classe epurate dai libri di testo per noi musi dal naso lungo, ciò che non manca quasi mai è quel pizzico di propaganda comunista, che a leggerla fa anche un po’ piacere, quello che mi infastidisce alla lunga però è trovare  commenti sul mondo occidentale come fosse un tutt’uno immutabile, come se noi musi bianchi in fondo siamo solo dei barbari incapaci, difficilmente riusciremmo a capire un mondo tanto raffinato come il magico mondo cinese. 
 
Quindi, tutta questa pomposità mi sa da bulletto preso dall’ansia di prestazione, o da un senso di inferiorità radicato, più forse in quegli ambienti fatti di dizionari e polvere che nella vita quotidiana.
 
中国万岁!! 
 
Insomma