Archive for January, 2008

Gara di traduzione

Tuesday, January 29th, 2008

Il post precedente era dedicato ad alcuni documentari che mi hanno particolarmente colpito.  Mentre scrivevo il titolo in cinese di uno dei due, precisamente 好死不如赖活 hao si bu ru lai huo, (tradotto in inglese "Live is better than die"), mi sono soffermata più volte a pensare ad una traduzione adeguata al titolo di questo lungometraggio. La traduzione in inglese manca di significato, non è corretta.

Allora, invito i sinologi o pseudo-sinologi a trovare una traduzione adeguata in italiano. Il vincitore sarà deciso da una esperta fanciulla italo-cinese e il premio è ancora da decidere 🙂

 

Documentari

Tuesday, January 29th, 2008
Un anno fa circa, ho intenzionalmente preso in prestito (a lungo termine) un documentario di un regista cinese, dalla casa di Federica, il titolo del doc. è 好死不如赖活 hao si buru lai huo (Live is better than die*). Il primo documentario della mia vita che non sono riuscita a finire di vedere. Le immagini scorrevano lente e la vita in una lontana campanga cinese sembrava essere infinitamente lunga. I protagonisti sono i membri di una famiglia, la madre gravemente malata. L’incubo dell’HIV su più di un’ora di report. Infito il dolore, quando la telecamera fissa inquadra la morte nel volto della donna, mentre i bimbetti a sedere nudo giocano nel fango davanti casa. Lo consiglio a tutti coloro che vogliono vedere la Cina girata da un bravo regista cinese, che non giudica ma lascia parlare le immagini. Troppo forte la tentazione sarebbe per un occidentale addentrarsi nel tema della censura cinese, dei malati incapaci di curarsi e dare così l’ennesima (finta) lezione di comportamento e di buone maniere alla terra di mezzo. Lo sguardo di un cinese che vede la sua società malata non è meno critico, anzi.
Lo stesso regista, il signor 陈伟军 Chen Weijun ha girato un altra piccola parte di società. E ditemi voi se non ha ingegno. Il film si intitola Please vote for me, i protagonisti questa volta sono dei bambini cinesi di una scuola elementare alle prese con l’elezione del capoclasse. Non dico altro.  
Solo un’altra cosa, quest’ultimo film fa parte di un progetto niente male: why democracy .
 
Credo sia il momento giusto per riflettere anche noi, cosiddetti membri delle democrazie occidentali sul vero significato di demos (popolo) e Kratos (potere). 
 

Link

Monday, January 28th, 2008

Indispensabile avere qualche link interessante che parli di Cina. Di siti e-o di blog ce ne sono parecchi , molti dei quali ovviamente in inglese.

1. danwei.org 

Sito con esperienza pluriennale nei media e in tutti i mezzi di informazione in Cina. L’unità di lavoro è  formata da un teem multiculturale, forse il più azzeccato che abbia mai visto: sud africa, italia, svezia, cina e altri. Ottimo specchio su quello che avviene nella mainland.

2. dongnanxibei 

Più che un sito che parla di Cina, offre articoli, presi da blog, giornali, websites. Interessante e approfondito non solo per quanto riguarda la terra di mezzo.

3. wang xiaofeng  

Blog di questo, scrittore, giornalista e umorista. Un bel bloghetto su esperienza personali e non.  Ci sono anche una marea di link per altri blog.

enjoy it. 

Che tempo fa?

Sunday, January 27th, 2008

Le sospirate vacanze per la festa di inizio anno sono cominciate da tempo e io sono ancora a Pechino. Sembra assurdo ma non si riesca a partire da questa città. La mia meta è anche una delle più battute, vorrei riuscire a ritornare nella provincia dell’Hubei che per tutto l’anno scorso mi ha ospitato. Ma stavolta il viaggio sarebbe per andare a casa della famiglia di Maidian, in campagna. Respirare per un attimo il freddo umido del clima senza riscaldamneti che fanno seccare la pelle, guardare con i mei occhi cosa si fa davvero nella lontana campagna cinese, distante mille migiaia di miglia da Pechino.

 

Invece, questo è l’inverno più rigido degli ultimi 50 anni nella Cina del sud ovest. Nevica ormai da giorni interi in città dove non nevica praticamente mai. Il fatto ad aggravare la situazione che ci sono i milioni di persone in partenza o in arrivo da tutte le parti della nazione, la stazione di Canton è ormai affollata da più di 600.000 persone, bloccate, non riescono a partire, cercano di restituire il biglietto per poter ritronare a casa, intanto continua a nevicare. Wuhan anche piena di neve e colma di giornalisti che intervistano questo e quello delle ferrovie dello stato cinesi, in modo che faccia chiarezza sulla situazione. La provincia dell’Hunan è in panne con l’energia elettrica. Da Changsha a Zhengzhou si impiegano 12 ore. Il presidente Wen Jiabao in persona si è avventurato tra treni e stazioni. Ma c’è poco da fare, tutti sperano che il maltempo finisca ed anche questa strana Chunjie. 

Vabbè, io intanto me ne sto al calduccio a Pechino, stasera concerto di Xiao He. 

Idali zhengfu

Saturday, January 26th, 2008

Non sono stata invitata come Francesco Sisci alla festa del Ministero degli Affari Esteri cinese, ma sono felice che un giornalista come Sisci scriva di Cina e ne scriva soprattutto a quel modo, un po’ lecchina questa affermazione, ma sul serio è un giornalista con occhio acuto e mente da conoscitore della Cina, con umorismo sopraffino mentre parla di Italia.

Ma in effetti, vai a spiegare ad un cinese com’è fatta l’italia. Tutto quello che c’è oltre allo stereotipo italiano, del bel ragazzo, la moda, la pizza e la mafia. Anche per me è un paese inspiegabile, vecchio e al collasso. Ma chissà per quale stranissima ragione ancora non affonda, mi chiedo come fanno tutti i miei connazionali a non farsi venire il fegato verde o nero, o come si dice, nel vedere un popolo di immigranti, inventori, creativi e mascalzoni, nel senso intelligente del termine, a lasciarsi scivolare via così il paese dalle proprie mani. Il potere decisionale, la forza che dovrebbe detenere il popolo non per manifestare ancora e ancora senza fine, ma per proporre un cambiamento, che sia uno scrollone che butti via il vecchio, che sia un atto degno, che sia un rimpianto di un’etica persa.

Questa mattina un mio amico mi sveglia chiedendomi "Ma è vero che è il 61esimo governo che cambiate?".  

Il biglietto

Friday, January 25th, 2008

Mi hanno detto che ci sono molti racconti cinesi sul
treno, sulla folla e sull’umanità che si trova in tutti i diversi
scompartimenti. Indubbiamente è un ambiente che affascina, da un certo
punto di vista, che soffoca da un altro. Sono viaggi lunghi quelli che
si fanno in Cina, si arriva anche a tre giorni di treno, da una
provincia ad un’altra, io personalmente ho sperimentato parecchie volte
i miei soliti 1200 kilometri in una notte. Treno Z11 Pechino-Wuhan.
Oggi invece vista la Chunjie (inizio del nuovo anno cinese) sono andata
con Maidian alla ricerca di tre biglietti per il sud della Cina.

La
stazione, seguiamo il cartello che ci indica l’entrata tra labirinti di
passaggi messi appositamente delle forze dell’ordine per non far
ammassare le persone tutte insieme. Precauzione leggittima ma poco
utile. Entriamo e su una ventina di sportelli che vendono bigliatti
centinaia di persone in fila. Non c’è nulla da fare aspettare le
fatidiche 19.00, sono solo le 16.30. Alle sette infatti gli sportelli
potranno vendere il biglietto del 4 febbraio quello che io e Maidian
vorremmo agguantare. Il biglietto del treno in Cina, durante la chunjie
è qualcosa di raro e difficilissimo da avere, o hai le solite guanxi,
ossia conosci qualcuno che te lo procura, o provieni da una futtuta
città nel nord a meno 30 gradi dove nessuno vuole andare, oppure il
biglietto è introvabile. Per il capodanno una settimana sola di vacanza
e 1 miliardo e quattrocento milioni di cinesi si muovono
contemporaneamente per raggiungere la propria famiglia. Un viaggio
unico, intanto perchè i cinesi hanno pochissime vacanze, quindi se
lavori a 2.000 km da casa, non puoi praticamente mai rimettere piede
sulla porta natia, se non per il fatidico stop di fine anno lunare. Poi
perchè da non cinese, da italiana a cui piace viaggiare in macchina,
con la radio ad alto volume e cantare ad un volume ancora più alto,
sono assolutamente imrpessionata dalla vita del treno, dalla folla, dai
fangbian mian (pasta liofilizzata in zuppa), dai tantissimi bruscolini
di coliri diversi e sapori. insomma un’esperienza che per chi viaggia
in Cina non può non fare. Vabbè, dove ero rimasta, dunque, la stazione
è affollata di gente comune, di chi non può permettersi un’aereo, di
studenti, che fanno di tutto, anche forse svogliatamente, per mangiare
a casa dei proprio i primi jiaozi dell’anno. le persone che mi sono
accanto non smettono di osservare il tabellone che annuncia quali sono
le destinazioni per cui ancora si può trovare qualche biglietto o meno.
Io non mi faccio prendere dal panico, anche se so che probabilmente mi
toccheranno più di 18 ore in piedi, prima di raggiungere il famoso sud.
Infatti i biglietti più cari, la cuccetta dura è la prima a finire, poi
a seguito, sedili mordibi e duri e come ultimo ultimo ultimo, in piedi,
senza posto, devi anche pagare per una notte di inferno. La fila è
interminabile e la venditrice di biglietti una bastarda, si alza,
mangia, chiacchiera, mentre dietro quel vetro occhi e mani non fanno
che chiedere, se c’è posto per *** ? 

Vabbè, il tutto si è concluso. Non abbiamo trovato il biglietto, proveremo tra 3 giorni.

Labirinto tutto mio

Saturday, January 19th, 2008
Serata con mostra alla galleria continua. Niente di meglio per ritrovarmi parzialmente a pensare al mondo dell’arte e o meglio degli artisti o artistoidi, visto dall’esterno. Una sorta di difficoltà di approccio, per la mia non proprio diplomazia e per la mia personale ricerca di sincerità e chiarezza che in certi ambienti è difficile da incontrare. Saluti e occhiate, di sfuggita, che ossevano il nuovo entrato con la coda dell’occhio (di serpente). Ma sarà un senso di inferiorità che mi porto dietro dai tempi del liceo, non so io neanche perchè o sarà una voglia di apparire frustrata o forse, semplicemente non appartengo a quello che mi trovo davanti, mi irrigidisco, sorrido anche io e mi spiace cerco di essere diversa da tutti gi altri, a modo mio. Il fatto che di artisti o artstoidi nella mia piccola esperienza ne ho visti, ho parlato del più e del meno e singolarmente, fino qui tutto bene, come  diceva L’odio. La massa di gente che si squadra a vicenda mi rende nervosa e insofferente, prendo il mio prosecco e mi metto a gironzolare per la mostra, c’è mi invita a cena, rifiuto, per stizza e mi inoltro nel labirinto. Opera d’arte dell’artista italiano Michelangelo Pistoletto, labirinto di specchi e di cartone, prima il cartone poi la casa degli specchi: dentro luci e immagini riflesse ovunque da farti sembrare in un’astronave vuota ma ancora luminosa, calda comunque. Esco dalla casa, evito gli sguardi di chi fa public relation e mi inoltro sulle scale, mi spiace di aver rifiutato l’invito, ma ormai è tardi, arrivo nell’altra stanza, il Pozzo. Cartone, di nuovo attorno, guardo giù e di nuovo specchi. La mia immagine riflessa ancora una volta che mi fa di nuovo notare chi sono.
 

China Visa

Thursday, January 17th, 2008

Il discorso di moda, la domanda del momento fra i tavoli di noi laowai a cena, è sicuramente  "Come hai fatto a fare il visto?" Sembra infatti che tutte le pratiche siano diventate un po’ più complesse, sia per via delle olimpiadi ormai alle porte, sia per una politica di controllo che sta piano piano andando avanti da un po’ di tempo. Con ciò non voglio dire che ottenere in visto per la Cina sia complesso, specialmente per i turisti e gli studenti, è semplice ed economico come al solito. Il problema si pone per chi lavora senza contratto, per chi sta cercando un lavoro, per chi fa tutto per vivere, ma ufficialmente non fa nulla…per tutti  quindi la soluzione è affidarsi ad una agenzia, occhio ai prezzi, ci sono posti che ci marciano sul serio dove applicano delle commissioni altissime. (ma come disse un saggio a cena, finchè c’è gente che paga). L’altra soluzione è andare a fare un viaggetto ad Hongkong, in un giorno visto pronto per rientrare nella madre patria Cina, quella vera, ma anche qui, anzi lì, bisogna stare attenti a dove si va. Visti di 3 mesi che costano come quelli di un anno, insomma un po’ di chiarezza, no?

Ho cercato e sul sito del Beijing Municipal Public Security Bureau ci sono un po’ di informazioni (in cinese) sui visti per noi alieni.

Per ora questo, per la versione in inglese, la devo cercare.

                                                         

                  

 

Plastic bag banned

Monday, January 14th, 2008

Notizia un po’ vecchia, ma in Cina continua a risuonare, non solo nei telegiornali o sulla carta stampata, ma nella mia giornata personale. Ieri compro un dvd, per la precisione Persepolis e il venditore me lo porge. Io, automaticamente, ripeto la solita frase "Non mi serve la busta, grazie" e il signore risponde, "E’ già, proteggiamo l’ambiente!". Esco dalla porta e mi improvvisamente mi torna in mente che proprio ieri la Xinhua ha riportato una notizia interessante, trasmessa a granvoce dai telegiornali locali: dal primo giugno del 2008 è vietata la produzione delle buste di plastica con lo spessore inferiore ad una certa misura e che tutte le altre buste saranno disponibili ma solo a pagamento. Quindi niente buste di plastica gratis, niente sacchetti di varie forme dimensioni e colori, niente più petrolio liquido di diversa specie.

In effetti in Cina utilizzano sacchetti per tutto, del tipo, compri un’arancia ti danno un micro sacchetto per l’arancia. Di solito nel classico supermercato, dopo aver pagato distribuiscono in varie buste di plasticaccia, appunto, verdure con verdure, frutta con frutta, articoli per la casa con i loro simili. Capisco il logico accostamento, ma mi ritrovo piena di bustacce da riutilizzare.

Quindi, bravi i cinesi.

Alla ricerca di demoni e dei

Saturday, January 12th, 2008

L’inquietudine, ma anche la felicità, mi portano a
volte a cercare posti e luoghi protetti, protetti dalle immagini
svavillanti del compracompra generale. In Cina, ora patria di questo
strano capitalismo o socialismo alla cinese, è davvero difficile
trovare un luogo in cui una qualsivoglia sacralità ci fa abbassare la testa e stare in silenzio, per paura che l’eco o il suono della propria voce possa rompere qualcosa. A
volte ho bisogno di percepire fortemente che noi esseri umani siamo solo una piccola parte di ciò che ci sta attorno e che il cielo e il mare continuano ad essere immensi. Qui a Pechino, dove l’uomo sa fare meraviglie e non, la
percezione di una sorta di complementarità tra noi e il resto è
carente, l’uomo è il costruttore, le case subiscono la forza della sua mano e la terra ospita. Apparentemente. Il comunismo negli anni ha azzerato la religione, con tutto il sistema della
gerarchia ecclesiastica e la ricchezza immensa dei monaci, ma ha anche mutilato, o cercato di appiattire (più o meno) le credenze, le pratiche
divinatorie, le superstizioni o i credi, a mio parere quello che
caratterizza un popolo, la linfa dell’animo. Quindi, nei miei momenti,
quelli solo per me, vado alla ricerca di demoni e dei. Cerco un posto dove mi
ritrovo a camminare lenta, dove per entrare nelle sale delle immagini
degli immortali o degli dei o dei santi, devo sollevare prima un piede
e  poi un altro. L’odore di incenso è prepotente, mi sento finalmente
lontana dalla Cina costruita, sono adesso in una Cina passata. I monaci
sono un po’ ovunque, dormono in stanze piccole, le cui finestre sono
coperte da lunghi teli di giunco. Un monaco anziano dalla tonaca
gialla, è in una parte distante del tempio e medita in silenzio, io
passeggio a distanza per non disturbarlo, ma contemporaneamente non tolgo lo
sguardo dal suo corpo. 

Il tempio è un tempio
taiosta, il (Tempio della Nuvola Bianca) Baiyun si 白云寺, non molto
lontano dalla stazione ovest di Pechino, dove il mio autobus preferito
l’823 ha una piccola fermata. 10 yuan l’ingresso con la mia tessera
studenti. Il tempio, in teoria ha una lunga storia, dalla sua nascita
durante la dinastia Tang, alla distruzione nel 1200 circa a causa di un
incendio, poi l’invasione comunista dei templi, la distruzione di nuovo
e di nuovo la ricostruzione. Insomma un luogo vissuto, dove
fortunatamente ancora ci sono residui di filosofie antiche e religioni.
Il taoismo.

         
 

Per chi volesse leggere qualcosa scritto bene da un ottimo studioso  ecco qui. Per tutti gli altri consiglio una passeggiata, magari con il sole ad uno dei templi della città.