Window of the world

Quando mi hanno proposto di andare al "window to the world" non sapevo neanche cosa fosse, ero a Shenzhen da poco, un giorno appena, senza guida e acconsentivo ad ogni tipo di proposta. Allettata dal clima tropicale, dal caldo e dall’ananas trovabile ovunque. Ho chiesto a Jinji di spiegarmi brevemente che cosa avesse in progetto e quale sarebbe stato il posto dove saremmo andate. Lei, tranquillamente, mi disse che vorrebbe andare a visitare un parco dove ci sono monumenti in miniatura di 118 paesi. A quel punto mi sono immaginata con il cappellino giallo da turista, italiana e-o cinese, in fila per la vera attrazione turistica, magari seguendo anche la guida con bandierina tra le mani. Mi sono rabbuiata, scettica di ritrovarmi nel casino al sapore di popcorn. Ovviamente mi faccio convincere in fretta, prendiamo autobus e metro ed eccomi sbucare fuori dalla stazione, mi guardo attorno, un’enorme piazza, con scritto in grande OUR WORLD. A questo punto, mi sono davvero spenta. Ho cominciato a pensare con quale e quanta facilita’ noi stranieri possiamo viaggiare, di solito non abbiamo nessun problema per avere il visto, in europa si viaggia anche senza passaporto. Il piu’ delle volte alla domanda di qualche amico cinese che mi chiede quanti paesi ho visitato fino ad adesso, mento, non dico tutto, mi limito, vergognosa della mia liberta’. Al vedere quella scritta, ho pensato che la praticita’ cinese e’ anche questo. Non possono viaggiare liberamente come tante altre persone e quindi perche’ non progettare un mondo intero, o quasi, in miniatura 1:15. 
Non riuscivo a capire che volevo fare, ero in mezzo questa piazza gigante, pensavo ad uno dei diritti piu’ importanti che l’uomo dovrebbe avere, quello della liberta’ movimento, lo spostarsi da una nazione all’altra, vedere con i proprio occhi quello che c’e’ al di la’ dei confini naturali e non, pensavo a persone che conosco che si mangiano le mani per non aver la possibilita’ di andare in viaggio in europa o sud america. Riflettevo sulla questione dei visti, in Cina se hai i soldi, parecchi soldi viaggi ottieni il visto facilmente, un bel po’ di burocrazia, carte da compilare, ma alla fine viaggi. Se invece sei uno studente universitario e con un conto in banca abbastanza irrisorio, allora non c’e’ verso.
Quindi immersa in questi pensieri compro il biglietto e varco l’ingrasso del parco, lascio Jinji e famiglia alla loro passeggiata domenicale e mi avvio da sola con la testa intrisa di pensieri poco allegri. I monumenti in miniatura e famosi scenari cominciano a spuntare ovunque, la torre Eiffel, la castate del Niagara e poi Ankor Wat in Cambogia. Lo devo ammettere, senza nessuna scusa, sono davvero fatti bene in tutti i loro piu’ piccoli particolari. Osservo i turisti che si fotografano a vicenda, per una volta accanto alla casa da te’ Giapponese, fintamente accanto al World Trade Center a New York. Io, da occidentale, comincio a cercare le miniature del mio paese, ecco che dell’Italia abbiamo la torre di Pisa, il colosseo e il Vaticano.
Davanti al colonnato di San Pietro, perfetto, un bambino chiede alla madre:" Mamma che paese e’ il Vaticano, dov’e’?" La madre risponde:" Bhe, proprio non lo so…"
Atei e pratici.
Un binomio da cui noi italiani dovremmo imparare davvero molto.
 
 
 
 

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