Window of the world
Friday, December 14th, 2007
Il tempo delle feste natalizie, ci avviciniamo al 25 dicembre, mentre l’europa impazza con alberi di natale, traffico sulle strade, regali assolutamente da fare e scorte per il cenone, in Cina si cerca piuttosto un pretesto per divertirsi, per prendersi un momento per cenare con gli amici, insomma il Natale va di moda, strano da dire e da scrivere. Inutile dire che l’atmosfera finto-natale si percepisce nel suo essere effimera. Una cosa sola qui c’e’ di assolutamente natalizio che noi non abbiamo, sono i 糖葫芦 Tanghulu.
"tanghulu…tanghulu…" si puo’ sentire nelle strade, gridato da venditori su biciclette e carretti. Loro pedalano e dietro le loro spalle tengono un contenitore dove vengono infilati tanti bastoncini, sui quali c’e’ un gran varieta’ di frutta, prima immersa in uno zucchero carammellato. Le piu’ moderne versioni offrono: banana, noci, kiwi e mandarino, io sono un’affezionata della tradizione, per cui piu’ semplice e meglio e’, adoro il 糖葫芦 tanghulu con il 山楂 shanzha. Quest’ultimo non e’ altro che il frutto del biancospino cinese, sembrano piccole melette rosse dal sapore un po’ amarognolo, hanno un’altissima proprieta’ nutritiva, ma soprattutto facilita la digestione e riducono i problemi cardiovascolari, almeno questo e’ quello che mi ha detto una signora che mi ha visto trottorellare tutta felice con il mio tanghulu per il condominio.
Per chi arriva in Cina in inverno non puo’ non essere incuriosito dalla vista degli spiedini colorati, mi ricordo una volta passeggiavo su un lago giacchiato a Tianjin con una mia amica e in mezzo al laghetto un signore, bibicletta e tanti colorati tanghulu. Onestamente non so bene perche’ mi ricordano il Natale, forse per un associazione mentale del tutto personale: natale-inverno-freddo-neve-strade-tanghulu. Comunque assaggiateli.
Ore 6.20 la sveglia squilla, la spengo subito butto la testa sul cuscino e chiudo gli occhi. Il mio cellulare squilla, un messaggio. Vabbe’, mi alzo non c’e’ modo di dormire, so che devo fare in fretta, lezione alle 8.00 e esame di grammatica. Mi alzo, piano e guardo fuori dalla finestra, sono al primo piano, mi stropiccio gli occhi non sorge il sole, cazzo, non sorge il sole? Tutto scuro e umido, mi viene voglia di rituffarmi istantaneamente sotto piumone e coperta, ma la domanda mi continua ad assilare, perche’ non sorge il sole? Guardo in terra, il praticello dovanti casa e’ bianco, riguardo fuori gia’ con un mezzo sorrisetto sulle labbra: NEVICA!
Insomma il mio semi incubo di fantascienza, oggi 10 dicembre 2007 il sole non e’ sorto, e’ svanito con una nevicata.
Ho preso al volo un caffe’ mi sono catapultata fuori, attenta a non cadere, ci manca solo che cado, via metropolitana, autobus, passo di fronte al villaggio olimpico, oggi tutto bianco, anche il cielo e’ bianco, nulla si distingue, scendo faccio piu’ in fretta che posso, sono solo in ritardo di 15 minuti.
Fuori nevica ancora.
Il 21 novembre, verso le quattro del pomeriggio, la signora 李丽云 Li Liyun in cinta di nove mesi entra all’ospedale Chaoyang di Pechino. Si sente male, la situazione comincia a peggiorare, i medici propongono al marito che l’unica soluzione per salvare il bambino e forse la donna, il parto cesario. Il marito rifiuta di sottoporre la donna all’intervernto chirurgico, dopo 3 ore la donna e il piccolo muoiono.
Questa e’ la vicenda che ha scatenato l’attenzione dell’opinione pubblica su tutti i giornali, siti web, blogs. L’interesse per questa faccenda nasce dal fatto che l’accaduto va a toccare probabilmente quello che e’ uno dei problemi piu’ sentiti dalla popolazione cinese:il problema della sanita’. La sanita’ in Cina e’ a pagamento, incredibilmente a pagamento. I prezzi sono alti e le prestazioni scarse. Sicuramente ci sono medici bravi e ospedali qualificati, purtroppo sono pochi e ancora piu’ tristemente, sono per persone di una certa elite’. La maggior parte della popolazione evita di curarsi, incrocia le dita per non ammalarsi gravemente, la malattia di una singola persona potrebbe mandare sul lastrico l’intera famiglia. Oltretutto dalla meta’ degli anni 80 in poi la relazione madico paziente si e’ fatta sempre piu’ critica e pesante. I pazienti non si fidano dei medici, che prendono a volte bustarelle, le cosidette Hongbao (busta rossa), per gli interventi chirurgici, propongono analisi inutili per far entrare soldi nelle casse ospedaliere. Il paziente dal suo lato, pauroso e insospettito non si fida, non si fida delle parole del medico, minaccia di portarlo in causa se qualcosa va male e lo incolpa per la non riuscita della cura. Una situazione davvero critica.
Il marito della signora Li non ha firmato la dichiarazione di responsabilita’ per cui i medici non hanno voluto sottoporre la moglie all’intervento chirurgico. Il marito non ha firmato, perche’ probabilmente il costo dell’operazione era troppo caro, i medici per proteggersi non hanno preso in mano la situazione e la donna e’ morta. Il medico, piu’ che essere li’, per salvare la vita ad un paziente, cerca di salvare se stesso il piu’ possibile e proteggersi da accuse e da cause giudiziarie. Il coraggio di prendere in mano una situazione critica e saperla risolvere, prendendo su se stesso tutte le responsabilita’ del caso, e’ assente per i medici, almeno per la maggior parte. I medici sono pronti a prendere ordini dall’alto, sono pronti a seguire tutte le norme legali di rimerimento, ma non sono maturi per agire secondo un codice morale ed etico proprio, che spinge un medico a salvare un paziente in fin di vita.
Un’idea geniale: Sono due giovani artisti di Wuhan, Li Yu 李郁 e Liu Bo 刘波 entrambi over trenta, entrambi nel mondo dell’arte da un po’ di tempo. mostre e partecipazioni a Beijing, Nanjing a Shanghai. quello che voglio descrivere non sono le loro opere, per chi fosse interessato e’ abbastanza facile trovare delle loro esposizioni in giro per gallerie tra le varie citta’ cinesi, quello di cui vorrei parlare e’ il loro sito: www.photobang.cn
Vale decisamente la pena di visitarlo, funziona cosi’: Li Yu e Liu Bo prendono notizie di cronaca da vari quotidiani locali e le "fotografano" o meglio, riproducono, con quello che possiamo chiamare il loro estro, il fatto avvenuto. Bhe il risultato e’ surreale. Spesso molte notizie lette se raccontate per immagini lasciano il lettoreosservatore un po’ di stucco. Oltretutto si tratta anche di notizie che hanno spesso dell’incredibile, del tipo monaco trovato in cammino in mezzo l’autostrada, uomo torna a casa a trova una sconosciuta nuda nel suo letto…
fatti di vita realmente accaduti, surreali al punto giusto.
Per inugurare un nuovo momento, una nuova piattaforma, decido di farmi un regalo, di raccontare quello che piu’ mi manca della Cina quando sono in Italia e quello che fino ad adesso i miei occhi e non solo, non si sono mai stancati di vedere, troppo romantica? Pazienza.
La mattina presto. Questo momento della giornata l’ho sempre vissuto con orrore dai tempi dei liceo. In fretta e furia su un motorino con gli occhi ancora chiusi o comunque in strada sola ad aspettare l’autobus dove la nebbiolina non faceva che farmi rimpiangere il piumone. Le serrande dei negozi abbassate, poche macchine per strada e pedoni ancora meno. Qui, nella cosmopolita citta’, che additano come inquinata e sporca, qui a Pechino splende spesso il sole, e questo e’ un primo punto di sollievo, il secondo e’ il cielo che in inverno e’ azzurro, lo sottolineo azzurro. Andiamo con ordine: esco di casa e la citta’ tutta e’ attiva alle 7.00 del mattino. Apro la porta e come minimo lo spazzino del quartiere manda avanti e indietro la scopa di paglia stile befana, bardato dalle testa ai piedi. Io mi infilo le mani in tasca e avanzo verso la metropolitana passo tra gli hutong che mi sono davanti e eccole le nonnine che fanno ginnastica, lentamente muovono le anche per far sciogliere piano piano le ariticolazioni, si comincia dall’alto per passare alle ginocchia e poi alle caviglia, eta’ minima: 70. Vado avanti per la mia strada e ecco signori e signore che portano a passeggio i cani per la pipi’ mattutina. I cani, che noi definiremo solo Pechinesi, per loro ovviamente hanno nomi e razze specifiche, per me sono tutti molto buffi e con il muso schiacciato. Fa freddo a anche i cani sfoggiano vestitini rossi o cappottini blu. (come fare a non ridere). Vado sempre dritta, qualche scampanellio delle biciclette mi dice di tenermi ad un lato e smetterla di camminare al centro della strada. Il suono dei campanelli per chi e’ stato in Cina nel passato, un po’ piu’ passato del mio spero gli sia rimasto dentro. Arrivo nella piazzetta che raduna la stazioncina della metro e il giardinetto : nel giardinetto pavimentato, sono fissati gli attrezzi colorati per fare esercizi ginnici, ed eccoli ancora loro i padroni della mattina: le persone. Anziani e meno anziani che tirano su le gambe ad altezza testa, fanno ruotare le braccia in ampi cerchi circolari, muovono il collo avanti e indietro. Chi saltella su se stesso, per riattivare la circolazione, chi invece tranquillo su una panchina legge il giornale. Il gruppo di taiji, intanto, e’ intento negli esercizi di qigong, posizioni combinate alla respirazione, occhi chuisi i loro, mentre io passo. Sono arrivata alla metro scendo le scale.
Bhe, quello che non mi smettera’ mai di stancarmi in Cina e’ l’umanita’ visibile la mattina, umanita’ intesa come persone tutte diverse tra di loro in movimento, attive. Mi fa bene all’animo, dopo una tazza di caffe’.
Da ieri è aperta la linea 5 della metropolitana di Pechino.
Oggi ho passato il pomeriggio in
esplorazione, la scusa era ottima, andare a prendere dei documenti
all’università. Sole, cielo azzurro e vento invernale, come piace a me.
*scrivere tutto questo è per
me un enorme passo avanti, sentirsi parte della societa’ in Cina è abbastanza difficile per varie ragioni, quindi avere la sensazione del ragazzo accanto a me o della vecchietta, mi fa fatto sorridere.