Pechino cambia.

July 20th, 2008 by yilian
Oggi ennesimo ritorno dalla periferia.
 
Dopo la serata in una nuova ufficina aperta da poco dal meccanico di un mio amico, birra, chiacchiere, arrosticini e un po’ di panzoni cinesi patiti per le moto e i side-car. Racconti che si perdevano in viaggi in moto di più di 2500 chilometri, da Pechino al Ningxia o al Qinghai, per fare un bel bagno in quel lago blu blu che solo lì c’e’.
Io nel mio piccolo guardavo tutti e assaporavo la situazione in cui già mi ero trovata, a Roma, con amici in grandi chiacchiere nell’officina del mio meccanico panzone, stessi discorsi, stesse moto, stessa passione. Solo che nell’officina cinese mancano le bionde da calendario appese al muro, cosa che ho apprezzato molto. Al posto della tutta tette e culo, caschi degli anni 60, che sembravano più berretti militari.
 
Comunque, oggi mi ritrovo di nuovo in autobus, con un sapore amaro in bocca, con gli occhi che mi si chiudono, e la luce bianca fuori non aiuta per nulla.
 
La mia bella Pechino cambia. Oggi è cambiata. Dalla bella signora, che era una volta si sta tramutando un una hostess da convegno.
 
 
Ai bordi delle strade solo insegne delle Olympics 2008, e piccoli operai con giubetto arancione che piantano fiori ovunque, puliscono, mettono in ordine, come se la Cina fosse ordinata, per quella solita apparenza che DEVE necessariamente caratterizzare i grandi eventi, quell’apparenza che a me da fastidio, che non mi fa riconoscere la città in che mi ha affascianato. 
 
Posso comprendere il bisogno degli alti vertici di tenere tutto sotto controllo, di cercare di evitare ogni minimo disordine che potrebbe scaturire in qualche altra cosa, ma è come costringere qualcuno a cambiare la propria personalità, perchè di questo si tratta.
 
Regole e regolamenti scandiranno la vita di Pechinesi e stranieri per due mesi.
 
Intanto no ai tavoli per le strade. In Cina, come in Italia, d’estate si mangia all’aperto, adesso no, adesso non si potrà più fare o almeno non si potrà fare nei posti centrali, nei posti in cui sguardi di stranieri e giornalisti potrebbero trafugare immagini di una Pechino disordinata, un po’ sporca, viva, di pancia e di cuore. Ma tutto questo non è dato vedere, Pechino si deve trasformare per due mesi in una sorta di Stoccolma, noiosa nella sua pulizia, bella nel suo ordine, che ha me fa venire l’orticaria. 
 
Le strade sono rigorosamente pulite di notte da appositi macchine che spruzzano acqua e altro, cercando di rendere tutto splendido splendente. Agli incroci jeep della polizia controllano il traffico, anche questo rigorosamente organizzato. Da oggi targhe altrene per due mesi, non c’è scampo per le moto, motorini, motorette, non potranno più circolare. Si salvano le biciclette. Menomale.
 
Per il resto comincio a diventare insofferente alle aiuole bel tagliate, ai fiorellini tutti colorati che circondano le strade della città. Guardo con ammirazione e rassegnazione i vecchietti di quartiere che indossano le magliette di Beijing 2008, vedo le macchine sfrecciare con la bandierina della Cina, e mi chiedo se gli sforzi che stanno facendo i grandi vertici di zhongnanhai serviranno a qualcosa. Serviranno a farsì che qualche giornalista scriverà qualcosa di diverso sulla Cina? Ci sarà qualcuno che noterà lo sforzo o la maschera che dir si voglia, o sarà tutto speso inutilmente?  
 
Intanto, doccia, le domande rimangono. Poi diretta al villaggio Olimpico per un altro pomeriggio di lavoro. (Olimpiadi mon amour)
 

Kataklò Athetic Dance Theatre in Beijing

July 13th, 2008 by yilian

La mia coinqulina (mamma T. o Chongzi 虫子 Killer) me lo accenna l’altro ieri. Alla Beida 北大, l’uiniversità che mi ha ospitato per 10 mesi, da cui da un mese sono però latitante, c’è uno spettacolo di acrobati italiani.

Accetto volentieri il nuovo programma. La giornata è meravigliosa, mi catapulto fuori dal letto tirata per le braccia dal cielo azzurro azzurro e dal sole. Cammino per il quartiere, incontro un amico che pranza con i genitori, no putonghua 普通话 (ligua ufficiale, mandarino) ma in fondo è il ganjue 感觉 (sensazione) che ci porta avanti a noi laowai 老外(stranieri). Poi gli spaghetti in brodo e un bel po’ di pesce appena sveglia ci stavano davvero. Usciamo dal ristornate e ci dirigiamo verso un nuovo negozio di amici del mio amico, appena aperto. La piccola Xiaodan vende manufatti del Guizhou 贵州, regione al Sud della Cina, ancora non intaccata dal turismo di massa, ancora non Disneyland insomma. Regione in cui chi è di minoranza etnica Miao utilizza fili colorati e tempi lunghissimi per cucire e ricamare vestiti, scarpe, cinte e tanto altro. Opere d’arte più che semplici indumenti. 

Rimango lì per un po’, poi corro a casa a fare la doccia aspetto F. con la piccoletta e poi via in taxi. Direzione Beijing University. Lo spettacolo di acrobati italiani che scoprirò si chiamano Kataklò e sono molto più di acrobati.

Arriviamo alla porta Est del campus, entriamo e il sospetto che questa università abbia una lunga storia diventa consapevolezza. Oltre gli edifici, l’attenzione ai praticelli che tanto mi piacciano e gi alberi e i laghi, e le foglie di fiori di loto. 

Entriamo lo spettacolo sta per iniziare. Apprezzo di essere lontano dal quartiere in cui sempre mi ritrovo,  apprezzo le persone che mi sono accanto. Lo spettacolo inizia. Mi vorrei allontanare dal mondo del lavoro che mi sta prendendo in questo momento. Luci spente, musica elettronica dai ritmi cadenzati, comincio a muovere le gambe. Gli attori-danzatori-acrobati fondono l’atletica con la gestualità e la sensualità. Sono in tutto otto, personalizzando il contenuto degli sport più importanti. Si passa dal calcio alla scherma, al lancio del peso, al nuoto e alla box. In alcuni momenti rimango colpita da come il corpo umano possa essere espressivo, in altri mi godo esclusivamente la musica.

Due ora abbondanti di sport, ammetto di non essermi allontanata troppo dal mondo lavorativo (Olimpiadi mon amour) ma giornata è stata piacevole in assoluto.

Bravi i Kataklò

 

Mao, le Olimpiadi e le banconote

July 10th, 2008 by yilian

La notizia e’ dell’otto luglio.

La banca del popolo cinese ha dichiarato che per le Olimpiadi sara’ emessa una nuova banconota. Il valora sara’ sempre di 10 Yuan (1 euro circa). I giornali cinesi spiagano con precisione o pignoleria estenuante le loro caratteristiche, grandezza, altezza colore e altre parcolarita’. 

Quello che mi ha sorpreso che dopo la sparizione delle piu’ belle banconote cinesi, quelle con il volto di tutte le minoranze etniche, quelle blu scuro che tanto mi ricordavano le 10.000 lire italiane, si e’ lasciato il posto all’ennesimo faccione di Mao. L’esclusiva e’ solo sua. Su tutte le banconote emesse fino ad adesso, il presidente o nonno Mao (come a volte lo si nomina con un abbozzo di sorriso) e’ l’unico ad avere l’onore, o meglio sarebbe la banconota ad essere onorata di avere ritratta il suo volto sulla propria facciata. 

 

 

Invece, cambiano i tempi, nel 2001 si concedono le Olimpiadi alla Cina. Pechino da sette anni si sta preparando per il grande evento. La citta’ gia’ coinvolta nell’immenso cambiamento, accelera la sua corsa. 

E cosi’ oltre a Mao ecco spuntare un’altra banconota, con il disegno dello stadio Olimpico. Saranno a numero limitato, solo 6.000.000 di copie, ma potranno essere utilizzate comunemente come tutte le altre banconote.

 

Mi chiedo cosa penserebbe Mao se fosse in vita.

Secondo me arriccerebbe il naso.

 

Qui un link. Banconote cinesi di forme e dimensioni, quelle da 10 yuan blu scuro le piu’ belle, in my opinion. 

 

Solo un link

July 4th, 2008 by yilian

 


http://virtualreview.org/china 

 

 

Se volete boicottare: e’ per questo

July 2nd, 2008 by yilian

A chi si sdegna della Cina.

Ascoltare attentamente.  

 

 

Il maiale e il terremoto

July 2nd, 2008 by yilian

Il terremoto e’ stato devastante, ancora si continua a scavare mentre la vita piano piano riprende in suo corso.

Non
si fanno ironie sulle tragedie, sulle migliaia di morti e macerie.
Adesso inizia la ricostruzione. Perdonatemi quindi questo piccolo
sorriso ironico, mentre ascolto e poi leggo la notizia del maiale Zhu 朱

Nel
piccolo villaggio di Longmen in montagna c’era la famiglia Wan che fino
a quel momento aveva vissuto nella sua casa, come se nulla fosse, un
po’ di maiali da allevare per potersi sostentare e vivere del loro
pezzo di terra, tutto era proceduto fino a quel momento. Fino alle
14.28 di quel 12 maggio, quando quella scossa fece crollare al suolo,
casa, stalla e maiali compresi. Nulla era rimasto, solo macerie. 
Sconsolata la famiglia Wan come ogni buon cinese dopo aver pianto le
giuste lacrime si da da fare, si organizza con i vicini di casa, si
spostano pietre si cerca di fare di tutto per ricostruire la vita. Gli
aiuti arrivano e adesso si comincia davvero a scavare per ritrovare il
ritrovabile, mani dentro la terra, ruspe in alto si ricomincia!

Passano
i giorni e la vita ricomincia, ne passano addirittura 36 e cosa esce
dalla terra, cosa ritorna alla luce, come una nuova nascita, oserei
dire resurrezione, perche’ dopo 36 giorni di cos’altro si dovrebbe
trattare? Il maiale di casa, dopo 36 benedetti giorni, il maiale di casa,
esce illeso dalle macerie sottostanti tra lo stupore dell’interno
villaggio.

Al non-muore-mai maiale viene subito
dato un nuome: zhu jianqiang 朱坚强 (zhu significa rosso vermiglio, ma si
pronuncia come maiale, jianqiang nel senso di forte, inflessibile,
fermo, risoluto). Ecco che tutti quanti mani sulla bocca per lo stupore, la
gente si chiade ma come mai questo maiale abbia potuto resistere 36 giorni, certo
e’ un po’ dimagrito, anzi parecchio direi, da ben 150 chili di carne
rosa, ottima per salsiccie, e’ diventato una siluette di 50 chili,
ovviamente da questo: miracolo di Longmen non si tocca.

Appello
alla famiglia per far si’ che il maiale non diventi un luculliano
piatto piccante, il veterinario comferma la stranezza della situazione,
sebbene un maiale sia grasso dopo giorni senza bere e senza mangiare,
il povero zhu serebbe dovuto passare a migior vita, e invece no. Eccolo
magro magro ma eccolo di fronte a noi.

I perche’ dello strano avvenimento sono tutti da spiegare: si e’ ritrovato in un meraviglioso spazio di un metro e mezzo, ha cominciato a mangiare carbone, che inspiegabilmente
lo ha nutrito senza nuocergli, la pioggia caduta nella zona ha
soddisfato la sua sete. Ma la spiegazione piu’ vera, passionale, che fa scendere qualche lacrima e’ :
il maiale zhu non voleva morire.

Il maiale zhu,
risoluto, fermo e indissolubile, ha afferrato la vita senza volerla
abbandonare per 36 giorni, cotechini attaccati alla terra.

Cosi’ questa e’ la storia del maiale zhu, divento’ un eroe nazionale, comprato da un museo per piu’ di 300 euro, non sara’ trasformato in salciccia e rimarra’ ad illo tempore come simbolo di vita.

Il Fuoco

June 28th, 2008 by yilian

Mentre tutti si stanno preparando per il fine settimana, piuttosto movimentato a Beijing (festa sulla grande muraglia* o pomeriggio e serata reggae al 2kolegas**) io comincio a ricevere messaggi che mi dicono: "Bevi tanta acqua!", "Predi dello zenzero", "Riposati!", "Hai medicine?".

Il
primo consiglio è quello più in voga, tra cinesi e stranieri. Quando
infatti in Cina stai male di stomaco, il suggerimento che va per la
maggiore è bevi acqua calda. Fortunatamente confido molto nel
potenziale di questo elemento quindi non smetto di riempire bicchierone
di liquido trasparente. Cercando di tenere sotto controllo la febbre
che va e viene.

Un’altra espressione spesso udita mentre si vive qui è shanghuo 上火.

Cerco
di spiegare a me stessa, innnanzitutto, cos’è questo benedetto
shanghuo, non è semplice anche perchè è un concetto che in occidente
non esiste, o forse esistiva ma ce ne siamo dimenticati, forse mia
nonna con i suoi intrugli di erbe ne sapeva molto di più.
Sfortunatamente la medicina occidentale ha messo al bando quello che in
altri posti è cultura millenaria, vita e espressione. 

Intanto
shang 上 in cinese ha molti significati: sopra, superiore, prima,
precedente, ma in questo come in altri casi ha un significato di
salire, nel senso di superare, o varcare; huo 火 invece non è null’altro
che il fuoco.

Ritorno alla coppia di caratteri e al loro senso congiunto, facendo però una digressione d’obbligo.

Il
corpo umano come ogni altro essere a questo mondo è composto da 5
elementi, il fuoco è uno di questi. Questi elementi dovrebbero essere
in equilibrio tra di loro, armonizzati, altrimenti necessariamente si
creano degli scompigli, ci sentiamo destabilizzati. Shanghuo, vuol dire
che il fuoco ha varcato un certo limite e ne soffriamo le conseguenze.

Parlo
per ora solamente di un aspetto fisico, questo stato segnato dalla
predominanza del fuoco fa sì che la nostra pelle si secchi, sete e
herpes prevalgono, mentre lo stomaco potrebbe essere infiammato e
potremmo essere colti da insonnia. Tutto questo è molto semplificato
per il mio piccolo cervello, perchè c’è molto di più. Ci sono lo yin 阴
e lo 阳 yang e il loro rapporto, ci sono ancora cinque elementi e il
loro mutamento in base alla prevalenza di yin o alla prevalenza di
yang, c’è anche il Qi 气 il soffio vitale, quello che pernea tutto e gli
da vita, come cercare di mantenere vivo il qi senza lasciare che
inutilmente si disperda? Ma soprattutto come riuscire a trovare un
proprio equilibrio tra tutto e tutti?

A questa domanda hanno risposto 5000 anni di storia, filosofia e medicina cinese.

Per ora mi tengo il mal di pancia, non è shanghuo, forse solo una leggera influenza intestinale. 

 

*questa
festa si ripete da un po’ di anni, adesso sebbene il luogo pare sia
molto suggestivo: accanto alla muraglia che scende sul mare, la festa è
popolata da americani 18enni ubriachi. (notizia dell’ultimo minuto),
spero chi sia lì stia bene tanto è per tutta la notte. In bocca al lupo
a Husk per il Vijing e alla felice compagna (di avventure) Feili, un
abbraccio.

**Locale di Beijing, dove
piacevolmente si passano serate estive sul prato, musica per la maggior
parte interessante, comunque si sta bene. davvero bene.

 

I cinesi ballano

June 28th, 2008 by yilian

E’ bella ma non balla.

Un
detto che spesso si sente dire nella capitale italiana. Non so
onestamente se viene utilizzato in tutta italia. La prima volta che
l’ho sentito sono rimasta perplessa, ma subito dopo ho immediatamente
annuito. 

Ci sono molte persone al mondo che pur
essendo belle e affascinanti, non hanno quel nonsochè di attraente dato
dalla vitalità, che si esprime spesso nella fisicità del corpo, dei
gesti, dello sguardo , che il modo di dire assegna al ballo.

Bhe, i cinesi, se pur non belli, ballano e quanto ballano. (o almeno ci provano e spesso ci riescono)

Gli
spazi che si ritagliano sono diversi per tutte le età, all’aperto e al
chiuso. I giovani ragazzi si ritrovano nelle più chiassose discoteche,
con musica house e techno delle più impulsive, MIX e BANANA le venues
in voga, dove si balla a pancia scoperta, si suda e ci si droga. Sudore
e gande lunghe delle giovani fanciulle in minigonna tentano di
accalappiare questo e quello, girano bottiglie di whisky e varie
sostanze da sniffare nei tanti tantissimi privet. Salottini di qua e di
là. Consiglio un salto, una volta basta e avanza, sempre se si è in
vena di un’esperienza diversa.

Ma non è tanto
questo di cui vorrei scrivere, quello che mi ha sempre lasciato a bocca
aperta per la vitalità e per la spontaneità sono le persone per strada,
in spazi all’interno di condomini, o su larghi marciapiedi, o in parchi
all’interno della polverosa Pechino, dove tutti più o meno bravi o più
o meno belli sono presi dal ritmo e dalla musica.

Cosa ballano? Bhe, questa puntata di Sexy Beijing ne mostra un piccolo angolo, ma di luoghi così ce ne sono molti in città.

Persone
più o meno anziane, dai 40 in su. Mani tra le mani, piedi che si
poggiano a terra per poi sollevarsi immediatamente. Sguardi fieri della
propria performance, seri e sorridenti nelle loro espressioni. Vitali
nei movimenti, spontanei nel mostrare a tutti quelli che li corcondano
i propri pregi e i propri difetti, naturali.

Insomma i cinesi ballano, ecco uno dei motivi per cui mi piacciono i cinesi e per cui continuo a stare qui.

Ultimamente, scissa.

June 25th, 2008 by yilian
Dopo giorni in periferia, fuori Pechino, tra le alte
montagne dai veli verdi che segnano la linea dell’orizzonte. Io non so bene se
farmi prendere o se andare per conto mio. Ugualmente poi, ritorno sulla
mia strada con lanterne rosse, con gli occhi verso il cielo e tra le
immagini appena passate, mentre ripercorro i chilometri e
il fango sui jeans si toglie sempre con piu’ difficolta’.
Mi aspetta la
stessa doccia, calda.
 
Il fatto che sotto i piedi sta cambiando un po’ tutto e se mi guardo allo specchio anche io sto cambiando.
 
Intanto passo l’intera giornata al 23esimo piano
di un grosso palazzo al centro di Pechino, sotto di me cantieri, sotto
i miei piedi pavimento lucido nero a macchie bianche. Intorno
arredamento ikea-mix-cinese. I miei colleghi sono tutti romani,
comunicazione molto facile. Ci capiamo tutti nel bene e nel male,
sguardi e ammiccamenti, intese. Chi vuol vedere vede. Ho sempre pensato
che Roma e’ stata una grande scuola di vita, me ne sto accorgendo
sempre di piu’ ultimamente. Mi ha insegnato ha capire in fretta senza
chiedere troppo, a guardarmi attorno, stando in silenzio, perche’ chi
parla troppo, non dice mai nulla.
 
Oltre alle otto ore lavorative dentro l’edificio
d’argento, mi e’ capitato di andare al tanto rinomato stadio olimpico.
Tutto in costruzione, anche noi indaffarati a mettere su tutto
l’ambaradan. Tecnici del suono, designer, scenografi, ingegneri. Io mi lancio in traduzioni affrettate, ma mai troppo distanti dal reale. Mi
staro’ abituando a questo mondo un po’ arrabbattato.
 
Il fatto e’ proprio questo. Credevo fosse tutto molto piu’ adulto questo mondo. Molto piu’ maturo in forme e contenuti. 
 
Poi ho la mente scissa, scissa tra fiumi e corsi
d’acqua, cessi dal fetore lacrimevole, acqua non potabile, fango e
odore di benzina. Ritorno sempre li’ per fortuna, lascio spesso il
palazzo d’argento, lo stadio e le scarpe con il tacco.
 

Lyrics

June 25th, 2008 by yilian
I wonder how long we can get away

Side by side, I’m stuck to my phony pride

Always craving for something missing

Never get it, I always try

Never get it, I’m always trying

Never really been down with someone

Everyone of us would wish to be.

Someday, not too far away, we’ll be facing.

We never share what we hide, after all

We wanna share what we hide, after all

See you passing by everyday, yeah

We’re living up time in the night

Everyone of us, deep inside wishes…

We would share what we hide, after all

We could share what we hide, after all

We could share what we hide, after all

 
 
In questo momento solo questo, rispecchia tutto specialmente il colore che vorrei su di me.

(Apparat Komponent, Telefon Tel Aviv Remix