Archive for the ‘Sotto il cielo’ Category

Beijing-Wuhan Andata (Parte Prima)

Tuesday, December 23rd, 2008

 

I propositi erano due, della stessa importanza, con la stessa curiosita’.

La
citta’ quella che mi ospito’ tempo fa, con gi stessi ponti, con il
fiume infinito che vide sorgere la Cina, con la nebbia e con il freddo
che entra sempre nelle ossa. (ma chi e’ di li’ non ci fa piu’ caso o
sopporta come ogni cinese)

Premessa non c’e’
nulla di piu’ stimolante che far incontrare delle persone che possano fondere qualcosa di sentito, mi piace vedere come funzionano menti
simili e variegate che si incontrano, che hanno punti su cui
confrontarsi e scambiare, che necessiatano l’uno dell’altro per
completarsi, per almeno quell’effimero momento. Mi piace
trovarmi a tavola con amici di sempre e vederli scherzare con
conoscenti di poi, affino l’udito per seguire i discorsi e le parole, i
movimenti e i brindisi improvvisati.

Questa volta
l’incontro e’ avvenuto tra singole persone intanto. M, un fervente
idealista e S, un genoano in fuga. Il tema in comune una ricerca in
ambito universitario su Indymedia. Come spettatori eravano noi,
arrivati dopo 14 ore di treno da Pechino, con facce da voglia di
caffe’, e una platea cinese, la maggior parte studenti di master in
giornalismo, svegli da  minimo 3 ore che pazienti e seduti aspettavano
il relatore. Appena mi siedo gia’ stanca per la corsa fino alla
sala/conferenza una tipetta con occhiali penna in mano e una gran
voglia di sapere mi chiede "Mi spiegheresti la divisione dei partiti in
Italia? Quanti partiti ci sono e le coalizioni" Io la guardo, abbozzo
un sorriso mentre imploro caffe’ a me stessa, e le rispondo, "Sai che
cos’e’ stata la Democrazia Cristiana?" Decidiamo assieme di riparlarne
dopo la lecture.

Comincia il tutto, il genoano e
l’idealista accanto all’altro, si apre con "vorrei chiarire che…" un
lungo excursus per spiegare da cosa e’ nata Indymedia, per arrivare a
spiegarne il concetto chiave. Quello di cui avevo paura erano i
particolari, entrare troppo nel particolare della faccenda avrebbe
confuso, l’importante era spiegare il messaggio, il concetto di base,
la volonta’ di essere il media stesso e di non subirlo. 

Rifletto
molto in questo tempo sulla societa’ cinese e nel suo modo paternalista
di essere, nel modo in cui il cittadino si aspetta di essere servito
dallo stato e dell’abitudine ad esserlo stato. Mi sono chiesta se il
messaggio di essere attivi e partecipativi possa funzionare qui in
Cina, non per problemi di censure varie, togliamo un attimo questo
discorso, ma direi propriamente  per l’indole che faccia si’ che le cose
si muovano come IO desidero, e non come
lui-stato-padre-marito-capoufficio voglia che sia. Oltremodo l’essere a
compartimenti stagni di molti cinesi fa si’ che chi fa musica fa solo
musica, ha casa e sala prove a distanza di 50 metri l’uno dall’altro,
chi studia studia studia e solo studia, chi lavora lavora lavora e
ancora fa straordinari, il piu’ delle volte non pagati. Essere completi
vuol dire specializzarsi si’ ma anche apportare alle proprie competenza
un qualcosa che esuli dalle stesse che dia un tocco diverso, che possa
aprire la mente, questo, generalizzando all’estremo i cinesi non lo
hanno affatto.

Allora, Indymedia viene ricepita
bene, vengono fatte domande concrete e non come sogni urlati da
altoparlanti in piazze mezze affollate. Poi e’ stata la volta di
Serpica Naro e qui, il genoano ha fatto parlare il video, le immagini
chiare ed  intriganti, i volti della platea affascinati.

Tutto si conclude con un pranzo, due professori, noi definiti banda dei quattro,  W.E e M.

Il
pranzo comincia con un succo di mais, cazzo penso io, ma un caffe’, poi
cominciano le presentazioni, il parlare cinese e inglese, tradurre per
poi riprendere a parlare inglese. Gli argomenti sfuggono dalla bocca,
si parla di grandi temi, democrazia, occidente e oriente, l’importanza
dei media, di platone, delle idee e della loro supremazia sull’uomo,
dell’essere individualisti alla cinese, o collettivisti alla
western-style, o forse viceversa.

Comunque tutto
questo, utile spero sia stato, sicuramente mi ha dato spunti di
riflessione significativi, un modo per riabbracciare stretta stretta M,
e per assaporare ancora una volta il cibo cucinato anche un po’ per me.

 

Arrivate e partite

Tuesday, December 9th, 2008
 

Sono di nuovo in ufficio*, ho cambiato scrivania,
C. australiana dall’accento stretto ha finito il periodo di
collaborazione cosi’ come C.J.L Taiwan born America. Adesso sono
circondata da original Pechino Sud, da L.L del Jiangxi e  da un’altra
fanciulla di Taiwan che ammette molto poco la sua residenza negli
states. 
 
Nell’altra stanza c’e’ il xiao laoban e anche lui tra poco andra’ via. (Oggi penso agli allontamamenti e alla mia reazione.)
 
Bhe, strano ma vero, imbarazzo puro genuino da gote rosse.
Il
Xiao laoban mi prende in disparte e mi aggiorna sulla sua dipartita
dalla ONG, io lo ascolto e penso "cazzo, cazzo, cazzo.." poi sento la
sua voce fuori campo e miei pensieri sempre piu’ forti che si
impadroniscono sulla sua voce, mi chiedo, "Scusa, ma perche’? E’ una
cosa temporanea? E’ definitiva?" Un secondo pensiero indiretto si
confonde con il primo e dice "Bhe, forse avra’ in mente qualche
progetto in particolare, forse date le sua capacita’ si sente un po’
costretto, forse, vuole procedere in altre direzioni"
 
La confidenza e’ purtroppo poca, quindi provo ad ascoltare, a spegnere il cervello e a credere in quello che mi dice.
 
Contemporaneamente mi accorgo di avere il classico groppo in gola, arrossisco, cazzo mi sto commuovendo, ma ti pare? 
 
Mi
sembra incredibile, rimango dritta nell’ufficio del Xiao Laoban, io con
gli occhi un po’ lacrimosi, il tipo non e’ neanche  attraente,
insomma non c’e’ nulla di carnale-carnoso e inoltre ho a che fare con lui da davvero poco tempo, appena un mese, neanche il tempo sufficiente per instaurare un rapporto. Rimango sempre piu’ stupita di me stessa. Quello che il xiao laoban sa fare e’ portarti in giro per Pechino, fondere discorsi e silenzi, racconti tra storie dinastiche, mattoni della vecchia cinta muraria, eunuchi e metodi di restauro. Oltretutto in riunione sa essere chiaro, schietto e addirittura simpatico. 


Le mie gambe sono ancora un po’
rigide e ancorate alla terra, cerco di evitare il suo sguardo, abbasso
gli occhi.  Francamente ho paura che il groppo in gola si noti che
cominci a scendere qualcosa di liquido da qualche parte del corpo
(tranne uno. almeno quello lo controllo).
Lui
mi domanda se ci possiamo veder in privato per parlare meglio della sua
scelta, finalmente riesco ad aprire bocca per un "Certo! Anche io ho
qualcosa di cui parlarti, un progetto interessante!"
 

Sara’ la giornata che e’ partita un po’ storta, o meglio con una
sensibilita’ che supera il livello di normale sopportazione, un po’
come la mia pelle che ha rezioni istaminiche al di sopra della norma e
mi ritrovo con le braccia rosse e una dermatite atopica che mi
segue da quando sono bambina.

 
Cosi’ ancora rossa in viso, alzo i tacchi (da ginnastica) e me ne vado, alla scrivania.
 
Due sono i pensieri:
 
1. La mia reazione agli allontanamenti, sparizioni,  partenze.
2. Trovarsi nel posto giusto al momento giusto.
 
Due sono le considerazioni.
 
1. Ho un problema con gli allontanamenti.
2.
Trovarsi in un posto giusto al momento giusto e’ fatto  attraverso incroci di
astri, stelle,  di congiunzioni tra lune e pianeti. Sembra sono fatta piu’ per posto giusto
al momento sbagliato o posto sbagliato al momento giusto.
 
Due sono le domande sulle considerazioni.
 
1. Come faccio a risolvere piccoli e grandi traumi?
2. Come fare ad invertire la rotta dei pianeti, lune astri e cieli?
 
Chi avesse risposte, non esiti a proporre.
 
 
*A chi interessasse la mia scrivania, idee, progetti, libri e documentazioni sono di base al CHP

 

 

Il Vento

Wednesday, November 26th, 2008

Ricordo un’immagine di un film, Rosetta del 1999.
Onestamente credo sia questo film, ma chissà sono ormai passati quasi
10 anni, quindi potrei sbagliare.

L’immagine è
una semplice busta di plastica rossa che vola, viene sollevata dal
vento e vola di nuovo, viene portata da qualche altra parte seguendo le
correnti veloci o lente che la spingono ancora più su, per poi, se c’è
un poi, ancora di nuovo in alto e poi repentinamente in basso.

Solo questo, farsi trasportare dal vento.

Oggi
camminavo per strada, mentre l’unico pensiero oltre al vento che mi
circondava era quello di schiacciare più foglie possibili per
ascoltarne il suono, un suono caldo nonostante tutto, caldo.

(Si ha bisogno di giochi infantili nelle metropoli)

Pensavo
anche al film, non ricordo la trama, ricordo solo tristezza, disappunto
e vento. Il vento di Pechino è però più violento di quello visto al
cinema nel ’99, qui sono folate che si ascoltano, si sentono prima di
arrivare a colpirti la faccia, hai anche tempo di aggiustarti la
sciarpa e di voltarti dalla parte opposta per evitare polvere e le
fredde sferzate d’aria, mentre le mani sono sempre in tasca, gli occhi
bassi, alla ricerca di foglie da schiacciare.

 

Courtyard Number 7

Tuesday, November 25th, 2008
Sono nel nuovo ufficio, tutta intenta a leggere il
report-prospetto-o-baogao che dir si voglia, sullo sviluppo del
quartiere in cui vivo, con tutte le contraddizioni che ne derivano.
 
Il nuovo xiao laoban 小老板, ce ne sono due di
laoban, lui è il più giovane, mi guarda e mi fa "Dai, accomapagnami,
devo incontrare un giornalista del New York Times che vuole scrivere un
libro sui siheyuan 四合院"
 
Non è che sia prevenuta, o forse un po si ma è
meglio che non lo dico a voce tropo alta, l’ultima volta che ho
incontrato un gionalista che voleva scrivere un libro sugli Hutong,
era francese si presenta in ufficio e tra tutti i discorsi si capisce
che non sapeva neanche cosa fossero questi  benedetti hutong, insomma
non aveva idea di cosa stesse parlando, confondeva parole e concetti.
Una tristezza infinita, finchè il mio xiao laoban, esausto, ma paziente
lo porta nel suo ufficio e gli racconta piano piano la differenza tra
un hutong e un siheyuan. Vabbè.
 
Quindi, curiosa, anche questa volta di ascoltare
le domande degli aitanti giornalisti mi avvio con il piccolo boss e con
una mia collega originaria del Guangxi 广西. 
 
Il tipo si presenta, puntuale con un panino in
bocca. Biondo, occhi azzurri, scarpe da ginnastica, estremamente
giovane. Il mio cervello non fa a meno di ricordarsi la frase dei due
gionalisti-olimpionici, che mi dissero "Sai, i giornalisti italiani li
riconosci perchè sono vecchi, tutte le altre nazioni sono
rapprensentate da ragazzi giovani, noi italiani, no, proprio no!",
comunque torno all’american blondish nel NYTimes, lo guardo, lo scruto
un po’ e contempaoraneamente iniziano le solite 4 chiacchiere formali
ma non troppo, del genere chi sei e che fai.
 
Il piccolo boss ha preso un’appuntamento con il
proprietario e architetto di un siheyuan, restaurato a dovere ed
adibito ad hotel: il  Courtyard 7, 7号院
 
Non è la prima volta che entro in una casa
tradizionale con la corte centrale, mi è capitato di varcare la soglia
di abitazioni ricostruite e di pasteggiare del buon vino nel piccolo
giardino, ma questa volta è diverso: è la prima volta che entro in un
tipico siheyuan, ereditato dall’attuale proprietario da una famiglia di
abbienti militari cinesi, le vestigia dell’antica ricchezza e delle
antiche formalità sono ancora evidenti. La porta di ingresso a Sud-est,
la seconda porta di entrata che si apre solo per occasioni speciali, il
giardino e gli alberi sui 4 lati, con le stanze, adesso comode camere
da letto, i portici che collegano le varie parti della struttura
rettangolare, la zona retrostante, anticamente adibita alle donne della
casa non sposate, insomma un tipico esempio di  abitazione dell’epoca
Ming 明.
 
 
 
Appena entriamo il proprietario ci indirizza in un
sottoscala dove c’è l’impianto di riscaldamento ad acqua e il sitema
fognario a norma di legge, io mi guardo attorno e scorgo lo sguardo
perplesso del giovine del NYtimes, poco prima mi aveva chiesto quali
erano le radici filosofico-spirituali della costruzione in cui eravamo
entrati, io gli avevo solo fatto notare come fosse fondamentale dare
almeno un’occhiata ad un libro di storia della cina antica, vedo di
nuovo lo sguardo del giornalista un po’ confuso dalla praticità
dell’architetto che, fiero, metteva in evidenza la tecnologia
utilizzata all’interno dell’hotel. Io ridacchiavo sotto i baffi.
 
La visita del posto, è stata più o meno un
altalenare tra i bisogni del proprietario, mettere in evidenza come la
tecnologia si può fondere con la struttura tradizionale precedente. Il
riscaldamento, la televisione e la sauna, ma anche i mattoni di epoca
antica, le assi di legno, i letti e i vari mobilia*.
 
Il giovine-giornalista invece cercava in quello
spazio qualcosa che (mi chiedo io) probabilmente manca nel suo luogo di
origine, tradizione, radici filosofiche, cerca qualcosa che mi spaventa
se si dovesse trasformare in bisogno di spiritualità spicciola e newage
evanescente, chiedeva di fengshui 风水.
Guardavo gli occhi del 50enne architetto, preso
dai suoi interruttori e dai suoi impianti di riscaldalmento, la
praticità cinese anche questa mi fa spavento, sembra una "macchina
senza freni" disse qualcuno, può ridurre tutto al più becero profitto,
senza nemmeno farsi un piccolo scrupolo morale.
 
Questi due mondi cercano ripetutamente di
comunicare, non so con quali risultati, davvero non so, dipende tutto
dai bisogni e dalle esigenze degli interlucutori.
Oggi c’è il sole, prospetto che prima o poi si
riusciranno a comprendere. 
 
*Purtroppo ci faceva notare il proprietario, gran parte dell’arredamento
dell’epoca ormai non esiste più, non c’è, è stato o trafugato e portato
a Taiwan, o distrutto in epoca successiva, insomma è raro trovare un
mobile di antiquariato vero, originale. Questo lo dice con amarezza,
abbassando lo sguardo. 
  

Partenza e ritorno

Friday, October 24th, 2008

Sono tornata in Cina, a Pechino nuovamente, stessa casa ma altre prospettive. Tante e avvincenti.

Oltre
a camminare in quei vicoli che ho visto estivi, afosi, a pancia
scoperta e sandali neri, ho lasciato l’Italia. Lo dico, un po’
sommessamente, non a malincuore.

Roma, parlo di
Roma, perchè è da lì che provengo e da lì che mi voglio allontanare, o
forse starne solo lontana. Roma sta andando sempre più vicina al
degrado. L’ho visto e annusato nella metropolitana della capitale che
invece di essere un mezzo di trasporto comodo è un tunnel che tutti
sperano finisca presto, per ritornare alla luce del giorno, del cielo,
che per fortuna rimane blu. Il degrado lo si nota nei capelli delle
vecchiette che continuano a tingersi, lottando incessantemente contro
gli anni che passano, nei vestiti attillati, bianchi delle 35enni che
trascorrono ore in palestra per rassodare il rassodabile. 

Le
chiacchiere da bar, trasvolano tra il superenalotto e il suo premio che
potrebbe far finalmente "svoltare" l’italiano di turno. Ancora
pettegolezzi sull’ultima puntata del reality show iniziato da poco,
ascolto, si parla anche di questo al bar sotto casa, dei nuovi termini
entrati nel dizionario italiano. 

Questi termini io non li conoscevo: tronista e cinepanettone.

Mai
usati, non sono anziana, non mi tingo i capelli, ci dovrei arrivare, Il
secondo non mi inganna, il film (di merda) di Natale, che seppur di
merda vanno a vedere tanti milioni, cazzo milioni di italiani. Il primo
termine un bel punto interrogativo. Ha a che fare con il trono, penso e
mi informo dalla tipa accanto. Sessanta anni suonati, rossetto rosso e
gongolante nel poter spiegare qualcosa alla biondina accanto.

La risposta-domanda mi spiazza.

"Bhe,
non hai presente Uomini e Donne della Defilippi?" Io incredula, nè
annuisco, nè smentisco. Continua nella felice descrizione degli uomini
sul trono che aspettano solo di scegliere la donna che più li aggrada.
Il fastidio genera mutismo, finisco l’epresso sopra al bancone dico
arrivederci al barista, pago e esco a testa bassa.

Non
è il cambiamento politico attuale, non è solo quello. Non so dove sia
il problema, dove sia il mio rifiuto nell’accostarmi. In Ialia manca
eleganza, c’è elitarismo e poco accoglienza verso il prossimo. Fretta
di fregare l’atro, perchè bene o male si sa che prima o poi si verrà
gabbati.

Questo avviene ovunque, in luoghi belli
e familiari, Trastevere sembra sia diventata una pagliacciata di scarpe
con il tacco e menù turistici. Vacci di giorno, mi raccomando mi dice
C. altrimenti di sera è davvero pesante. San Lorenzo: ragazzi dai 22 ai
32 anni, stravaccati per terra bottiglie rotte ovunque, non faccio la
schizzinosa ho bevuto tante birre sui gradini di ogniqualdove, ma lì,
nella mia città, quella sera, mancava totalmente il rispetto per
l’ambiente circostante. Il Pigneto, nice one, ma ecco qui che arriva
l’essere elitario e di nuovo, distante dal resto, dall’umanità che
prima lo viveva.

Parlo con un po’ di persone. M.
mi illumina, il problema dice, "E’ che ogni italiano è mafioso, la
mafia la vive ognuno giornalmente e la riporta nelle relazioni e nei
vissuti passati e futuri, se questo smettesse di accadere, l’Italia
sarebbe un posto in cui vivere. Ma non è così, fai bene a partire."

L’idea
che ogni italiano è mafioso, va oltre, ma spesso estremizzare fa
riflettere. M. parlava di gesti quotidiani, dal parcheggio selvaggio
della macchina, dal tentare in tutti i modi di evadere le tasse, nella
ricerca asfissiante di evitare la burocrazia, nella diffidenza nel
camminare la sera per le strade.

Non so.  

Ora mi continuo a godere l’umanità cinese, che piano piano si copre di giacche e guanti.

Chinese-English Visual Dictionary of Chinese Culture

Friday, September 26th, 2008

Un dizionario per chi si vuole divertire con il cinese.

Il dizionario visivo è qualcosa di estremamente utile. Spesso infatti anche nella nostra lingua non sappiamo l’esatto termine di piccole parti di strutture complesse o la differenza nominale tra  oggetti simili ma di forma diversa. Per strutture complesse intendo tutto quello che è sotto i nostri occhi, come si chiamano tutte le parti di un tavolo? Tutti gi aereoplani si chiamano aereoplani o sebbene siano aerei hanno dei nomi differenti? 

Un po’ da maniaci, ma una vera figata. Acquistare subito. 

Luna e Persefone

Friday, September 26th, 2008

La festa della luna è passata il quindicesimo giorno dell’ottavo mese lunare, quest’anno precisamente il 15-16 settembre.

La leggenda, che essendo leggenda si perde in
particolari più o meno minuziosi, vuole che la terra soffocasse dall’afa e l’arciere celeste Houyi fece un gran piacere a tutti,
scacciando i 10 soli che irradiavano il piccolo pianeta sudato, lasciò
solo un sole, che non avrebbe più potuto opprimere il mondo.

Il sole divenne
dimora dell’arciere Houyi, mentre la luna la casa della moglie, che
trovata l’elisir dell’immortalità volò fin sulla luna e lì dimorò. Un
giorno solo durante l’anno la luna è così luminosa e Houyi e Chang E si
possono guardare. Questo è il giorno della festa della luna. 

Il
giorno in cui la famiglia si riunisce, mangia insieme e guarda la
luna che è effettivamente luminosa. Le Yuebing accompagnano il pasto.
(Tortine, condensa di nutrimento di ogni genere, dal dolce al
salato, c’è chi ha torvato un ripieno di maiale e mandorla,
personalmente apprezzo solo quelle con la pasta di giuggiole, zaoni,
specialmente se offertemi di mattina in periferia.)

La
festa di metà autunno segna un momento nel corso del calendario, un
momento in cui ci si riunisce, in cui si voltano le spalle all’estate e
ci si prepara per affrontare l’inverno che verrà.

La
mia testa spesso fa associazioni in libertà, questa volta davvero in
libertà.

La festa dell’autunno tra le piane del fiume giallo e
l’equinozio di autunno tra quel di Eleusi in Grecia. 

Nella città greca si sono festeggiati per lungo tempo i misteri eleusini,
rituale che scandisce le stagioni, immerso in quel mondo che basava il prorpio mutamento a seconda delle spighe di grano che nascevano dalla terra e dai frutti che comparivano e scomparivano dagli alberi.

Il periodo
caldo, solare finisce e susseguirà il freddo. Il mito di Demetra e
Persefone. Il melograno mangiato dalla figlia Persefone la farà
dimorare con Ade nel buio inferno per quattro mesi l’anno, viceversa
durante gli altri mesi sarà alla luce tra le braccia di Demetra.

"Al
momento della morte l’anima prova un’esperienza simile a quella di coloro
che sono iniziati ai misteri … All’inizio vagare smarriti, faticoso
andare in cerchio, paurosi percorsi nel buio, che non conducono in alcun
luogo. Prima della fine il timore, il brivido, il tremito, i sudori freddi
e lo spavento sono al culmine. E poi una luce meravigliosa si offre agli
occhi, si passa in luoghi puri e prati dove echeggiano suoni, dove si
vedono danze; solenni sacre parole e visioni divine ispirano un rispetto
religioso. E là l’iniziato, ormai perfettamente liberato e sciolto
da ogni vincolo, si aggira, incoronato da una ghirlanda, celebrando la
festa insieme agli altri consacrati e puri, e guarda dall’alto la folla
non iniziata, non purificata nel fango e nelle tenebre, e, per timore
della morte, attardarsi fra i mali invece di credere nella felicità
dell’aldilà".

Plutarco,
Fragmenta 168 Sandbach = Stobeo 4, 52, 49
.

Io tra i due mondi, ascolto il passaggio. Un periodo è finito e ne sta assolutamente iniziando un’altro. 

 

 

Saluti paralimpici

Wednesday, September 17th, 2008

Sono nervosa, agitata e anche un po’ incazzata, ci si e’ messo anche
il sogno di ieri notte. F, casa sua, la mia difficolta’, correre per
abbracciarlo, inchinarmi per baciarlo, la sedia a rotelle e la paura
alla vista del bianco e peloso ragno.

Le paralimpiadi sono praticamente finite e per chi non lo sapesse questo e’ il medagliere italiano:

Atleta Disciplina Specialità Data
Protopapa, Agoletto, Signore, Saccocci, Franzetti Canottaggio 4 con misto – LTA 11 Settembre
Triboli Fabio Ciclismo su strada Gara individuale maschile su strada – LC 1/LC 2/CP 4 13 Settembre
Poiani Maria Nuoto 100 sl – Non vedenti 14 Settembre
Viganò Paolo Ciclismo su pista Inseguimento Individuale – LC4 10 Settembre
Camillini Cecilia Nuoto 100 sl – Non vedenti 12 Settembre
Camillini Cecilia Nuoto 50 sl – Non vedenti 14 Settembre
Pezzutto Pamela Tennis tavolo Individuale femminile – Classi 1/2 10 Settembre
Podesta Vittorio Ciclismo su strada Cronometro su strada – HC B 12 Settembre
Podda, Brunelli, Pezzutto, Cudia Tennistavolo Squadre 15 Settembre
Vitale Marco Tiro con l’arco 14 Settembre
Simonelli Alberto Tiro con l’arco Individuale maschile Compound – Open 13 Settembre
Farroni Giorgio Ciclismo su strada Categoria CP1/CP2 13 Settembre
Podda Clara Tennis tavolo Individuale femminile – Classi 1/2 10 Settembre
Triboli Fabio Ciclismo su strada Inseguimento Individuale – LC1 13 Settembre
Triboli Fabio Ciclismo su strada Cronometro su strada – LC1 8 Settembre
Vitale, De Pellegrin, Esposito Tiro con l’arco Squadre 15 Settembre

Un plauso a chi torna vincitore. Un abbraccio agli altri. Un bacio a F.

Distraendosi

Tuesday, September 2nd, 2008

Una volta inneggiavo contro gli applausi circensi di noi piccoli pallini bianchi nei confronti dei cinesi che molte volte vengono dipinti come esseri straordinari, nel bene e nel male, confinati tra il fantastico e il meraviglioso se va bene, se va male tra i perfidi sfruttatori di bambini.

Oggi ho bisogno di essere distratta e scossa, o c’e’ qualcuno che mi prende per le spalle e comincia a strattonarmi, o vado in cerca del surreale, dato che sono ancora a Pechino, della Pechino surreale. (Cosa che non si cerca ma si trova).

Momenti comuni di Cina, quindi, almeno ancora per i miei occhi. Mi e’ capitato parecchie volte di vedere omini piccoli piccoli, grandi guidatori di caretti sormontati da polistirolo bianco, che leggeri veleggiavano tra le vie della citta’.

 

Donne imbacuccate ad agosto con reti nere che le avvolgono il volto, mentre poggiano le mani sul manubrio di un motorino elettrico  che corre tutta velocita’ senza fare alcun rumore, nella pur chissosa citta’.

O generalmente situazioni, che in principio mi divertivano molto, come la calssica passeggiata serale in pigiama di molti miei vicini di casa con il cane al guinzaglio, o il parcheggiatore accanto al mercato che si riposa in una poltrona al centro del piccolo incrocio.

Adesso non ridacchio piu’ tanto, ma penso, perche’ no?

"Tutto induce a credere che esiste un punto dello spirito da cui la vita e la morte, il reale e l’immaginario, il passato e il futuro, il comunicabile e l’incomunicabile, l’alto e il basso cessano di esser percepiti come contraddizioni. Ora, invano si cercherebbe nell’attivita’ surrealista un altro movente che la speranza di determinare questo punto"     (Second Manifeste)

1. Virtual-china       2. Joeblog

L’odore

Friday, August 29th, 2008

Si avvicina il pensiero della partenza.

Ogni volta cosi’, comincio di nuovo a guardarmi intorno, mi fermo in bicicletta ai semafori di notte, pedalo lentamente e canto Hurt. Annuso l’aria di Pechino, l’estate e’ assolutamente finita, senza via di scampo, lo si sente dall’odore dell’aria che non e’ piu’ lo stesso.

Gli odori scandiscono il mio tempo, da quando a 5 anni sapevo chiaramente che saremmo partite, la 126 rossa e l’odore del mare che si avvicinava.  

 

 

 

L’odore della notte ventosa e le ombre dei lampioni, che facevano sempre un op’ paura, il voler la luna come regalo e piangere perche’, per gli occhi di me bambina, era rotta. L’odore del fango scuro bagnato e degli aghi di pino in cui affondavo le mani e i pinoli che, trovata la giusta pietra, si schiudevano.

Poi c’era l’odore del pane la mattina nel latte e caffe’, poco perche’ fa male, e ancora annusavo l’umido colore delle alghe, delle reti dei pescatori, delle meduse seccate al sole e dei bambini bagnati che si affollavano intorno al polipo che stramazzava sullo scoglio. Poi l’odore del sangue sulle ginocchia, le ferite e i tagli che col sale bruciavano, ma disinfetta, mi ripeteva.

Ho continuato ad annusare quello che mi circonda. Soprattutto se verde, se ci sono le foglie, se e’ di notte con l’aria afosa estiva, quando passo tra i viottoli bui e la luce si potrebbe anche spegnere, tanto la strada ormai la so.

L’odore dell’asfalto caldo subito dopo un grande acquazzone, mentre il grigio attorno crea nebbia su nebbia, non so bene, ma io mi ritrovo sempre li’, per strada. Poi c’e’ l’odore delle mie mani, dopo essere andata in bicicletta, gomma nera di pessima qualita’ che un po’ mi repelle, ma sono tanti gli odori che seppur rifiuto, significano e segnano, questo, di tempo.

L’odore di polvere-sporco-cenere-catarro dei treni e dei pulmann, l’odore che ho ritrovato ogni volta che sono uscita dall’aereoporto. E’ un richiamo inconscio. So che lo trovero’ sempre e solo qui, come l’odore di farina e vapore nelle baozerie della citta’, e come l’odore della vita degli autobus, tra sudore e squilli di cellulari.
 
Mentre mi accorgo che mi ritrovo a volere fortemente il fresco odore di vegetazione lontana, che ormai mi e’ familiare, una piacevole e rischiosa abitudine.