Archive for the ‘Sotto il cielo’ Category

Labirinto tutto mio

Saturday, January 19th, 2008
Serata con mostra alla galleria continua. Niente di meglio per ritrovarmi parzialmente a pensare al mondo dell’arte e o meglio degli artisti o artistoidi, visto dall’esterno. Una sorta di difficoltà di approccio, per la mia non proprio diplomazia e per la mia personale ricerca di sincerità e chiarezza che in certi ambienti è difficile da incontrare. Saluti e occhiate, di sfuggita, che ossevano il nuovo entrato con la coda dell’occhio (di serpente). Ma sarà un senso di inferiorità che mi porto dietro dai tempi del liceo, non so io neanche perchè o sarà una voglia di apparire frustrata o forse, semplicemente non appartengo a quello che mi trovo davanti, mi irrigidisco, sorrido anche io e mi spiace cerco di essere diversa da tutti gi altri, a modo mio. Il fatto che di artisti o artstoidi nella mia piccola esperienza ne ho visti, ho parlato del più e del meno e singolarmente, fino qui tutto bene, come  diceva L’odio. La massa di gente che si squadra a vicenda mi rende nervosa e insofferente, prendo il mio prosecco e mi metto a gironzolare per la mostra, c’è mi invita a cena, rifiuto, per stizza e mi inoltro nel labirinto. Opera d’arte dell’artista italiano Michelangelo Pistoletto, labirinto di specchi e di cartone, prima il cartone poi la casa degli specchi: dentro luci e immagini riflesse ovunque da farti sembrare in un’astronave vuota ma ancora luminosa, calda comunque. Esco dalla casa, evito gli sguardi di chi fa public relation e mi inoltro sulle scale, mi spiace di aver rifiutato l’invito, ma ormai è tardi, arrivo nell’altra stanza, il Pozzo. Cartone, di nuovo attorno, guardo giù e di nuovo specchi. La mia immagine riflessa ancora una volta che mi fa di nuovo notare chi sono.
 

China Visa

Thursday, January 17th, 2008

Il discorso di moda, la domanda del momento fra i tavoli di noi laowai a cena, è sicuramente  "Come hai fatto a fare il visto?" Sembra infatti che tutte le pratiche siano diventate un po’ più complesse, sia per via delle olimpiadi ormai alle porte, sia per una politica di controllo che sta piano piano andando avanti da un po’ di tempo. Con ciò non voglio dire che ottenere in visto per la Cina sia complesso, specialmente per i turisti e gli studenti, è semplice ed economico come al solito. Il problema si pone per chi lavora senza contratto, per chi sta cercando un lavoro, per chi fa tutto per vivere, ma ufficialmente non fa nulla…per tutti  quindi la soluzione è affidarsi ad una agenzia, occhio ai prezzi, ci sono posti che ci marciano sul serio dove applicano delle commissioni altissime. (ma come disse un saggio a cena, finchè c’è gente che paga). L’altra soluzione è andare a fare un viaggetto ad Hongkong, in un giorno visto pronto per rientrare nella madre patria Cina, quella vera, ma anche qui, anzi lì, bisogna stare attenti a dove si va. Visti di 3 mesi che costano come quelli di un anno, insomma un po’ di chiarezza, no?

Ho cercato e sul sito del Beijing Municipal Public Security Bureau ci sono un po’ di informazioni (in cinese) sui visti per noi alieni.

Per ora questo, per la versione in inglese, la devo cercare.

                                                         

                  

 

Plastic bag banned

Monday, January 14th, 2008

Notizia un po’ vecchia, ma in Cina continua a risuonare, non solo nei telegiornali o sulla carta stampata, ma nella mia giornata personale. Ieri compro un dvd, per la precisione Persepolis e il venditore me lo porge. Io, automaticamente, ripeto la solita frase "Non mi serve la busta, grazie" e il signore risponde, "E’ già, proteggiamo l’ambiente!". Esco dalla porta e mi improvvisamente mi torna in mente che proprio ieri la Xinhua ha riportato una notizia interessante, trasmessa a granvoce dai telegiornali locali: dal primo giugno del 2008 è vietata la produzione delle buste di plastica con lo spessore inferiore ad una certa misura e che tutte le altre buste saranno disponibili ma solo a pagamento. Quindi niente buste di plastica gratis, niente sacchetti di varie forme dimensioni e colori, niente più petrolio liquido di diversa specie.

In effetti in Cina utilizzano sacchetti per tutto, del tipo, compri un’arancia ti danno un micro sacchetto per l’arancia. Di solito nel classico supermercato, dopo aver pagato distribuiscono in varie buste di plasticaccia, appunto, verdure con verdure, frutta con frutta, articoli per la casa con i loro simili. Capisco il logico accostamento, ma mi ritrovo piena di bustacce da riutilizzare.

Quindi, bravi i cinesi.

Alla ricerca di demoni e dei

Saturday, January 12th, 2008

L’inquietudine, ma anche la felicità, mi portano a
volte a cercare posti e luoghi protetti, protetti dalle immagini
svavillanti del compracompra generale. In Cina, ora patria di questo
strano capitalismo o socialismo alla cinese, è davvero difficile
trovare un luogo in cui una qualsivoglia sacralità ci fa abbassare la testa e stare in silenzio, per paura che l’eco o il suono della propria voce possa rompere qualcosa. A
volte ho bisogno di percepire fortemente che noi esseri umani siamo solo una piccola parte di ciò che ci sta attorno e che il cielo e il mare continuano ad essere immensi. Qui a Pechino, dove l’uomo sa fare meraviglie e non, la
percezione di una sorta di complementarità tra noi e il resto è
carente, l’uomo è il costruttore, le case subiscono la forza della sua mano e la terra ospita. Apparentemente. Il comunismo negli anni ha azzerato la religione, con tutto il sistema della
gerarchia ecclesiastica e la ricchezza immensa dei monaci, ma ha anche mutilato, o cercato di appiattire (più o meno) le credenze, le pratiche
divinatorie, le superstizioni o i credi, a mio parere quello che
caratterizza un popolo, la linfa dell’animo. Quindi, nei miei momenti,
quelli solo per me, vado alla ricerca di demoni e dei. Cerco un posto dove mi
ritrovo a camminare lenta, dove per entrare nelle sale delle immagini
degli immortali o degli dei o dei santi, devo sollevare prima un piede
e  poi un altro. L’odore di incenso è prepotente, mi sento finalmente
lontana dalla Cina costruita, sono adesso in una Cina passata. I monaci
sono un po’ ovunque, dormono in stanze piccole, le cui finestre sono
coperte da lunghi teli di giunco. Un monaco anziano dalla tonaca
gialla, è in una parte distante del tempio e medita in silenzio, io
passeggio a distanza per non disturbarlo, ma contemporaneamente non tolgo lo
sguardo dal suo corpo. 

Il tempio è un tempio
taiosta, il (Tempio della Nuvola Bianca) Baiyun si 白云寺, non molto
lontano dalla stazione ovest di Pechino, dove il mio autobus preferito
l’823 ha una piccola fermata. 10 yuan l’ingresso con la mia tessera
studenti. Il tempio, in teoria ha una lunga storia, dalla sua nascita
durante la dinastia Tang, alla distruzione nel 1200 circa a causa di un
incendio, poi l’invasione comunista dei templi, la distruzione di nuovo
e di nuovo la ricostruzione. Insomma un luogo vissuto, dove
fortunatamente ancora ci sono residui di filosofie antiche e religioni.
Il taoismo.

         
 

Per chi volesse leggere qualcosa scritto bene da un ottimo studioso  ecco qui. Per tutti gli altri consiglio una passeggiata, magari con il sole ad uno dei templi della città.

 

意大利 napoli

Wednesday, January 9th, 2008

结果

        

原因 ECOMAFIA

 

In Tv

Monday, January 7th, 2008

Ieri sera ero intenta a scrivere caratteri su caratteri e a fissare qualche struttura grammaticale in più, la televisione faceva da sottofondo. Ogni tanto alzavo lo sguardo e di nuvo zapping per cercare qualcosa di più orecchiabile, un telegiornale sarebbe andato benissimo, di certo il telequiz cinese me lo risparmio, piuttosto la telenovela ambientata nell’epoca Ming, comunque cambio canale ecco CCTV 1. La prima rete della rai cinese sta trasmettendo un programma su Confucio.

Mi metto in ascolto, c’è un vero e proprio dibattito, con ragazzi delle elementari, medie e superiori, studenti universitari, docenti e esperti del Maestro, 孔子 Kong Zi. Una discussione appassionata e libera, con le facce rosse dei partecipanti, sia per i riflettori televisivi ma anche forse per l’imbarazzo. Il pubblico, vivacemente, chiedeva la parola per esprimere il proprio parere sui vari insegnamenti di Confucio, sulla loro accordanza con il mondo e con l’educazione di oggi. Un ragazzo in barba ai professoroni ha ammesso, con volto disarmante, che lo studio del filosofo è noioso e (per lui) inutile, un altro ragazzo, un po’ più grande di età, cercava di fargli capire l’importanza di leggere le parole del Maestro e di farle proprie, mentre il docente ascoltava con un sorrisetto malizioso.

In tutto il dibattito chi spunta tra il pubblico? Un mio caro amico, di cui segnalo il blog, originale e assolutamente molto divertente danielemassaccesi.blogspot.com,  vi consiglio di seguirlo soprattutto nel suo prossimo viaggio in India. (se siete in Cina il blogspot è bloccato, arrivateci con dei proxy)

 

            

(Buon viaggio Daniele, magari un giorno di facciamo un viaggetto insieme, magari nel Qinghai!) 

Sieeb

Saturday, January 5th, 2008

 

Mi lamento spesso per quello che noi italiani organizziamo qui in Cina, spesso poco o nulla. Attorno a ma ci sono argentini, francesi, tedeschi che lavorano alla cctv, la rai cinese, in quanto i loro paesi hanno stretto accordi e progetti con la Cina da molto tempo. Noi italiani rimaniamo sempre troppo indietro. Quindi quando ho scoperto il SIEEB sono stata molto felice.

Sieeb, l’acronimo per Sino Italian Energy Efficient Building. E’ un edificio della prestigiosa università Tsinghua di Pechino nato dalla collaborazione del Ministero dell’Ambiente e del Territorio italiano e il Ministero delle Scienze e della Tecnologia cinese. Architetti italiani e cinesi hanno collaborato alla costruizione di questo edificio a basso impatto ecologico. Una gran quantità di pannelli fotovoltaici assicurano gran parte della produzione di energia dello stesso complesso mentre l’emissione di anidride carbonica è ai minimi livelli.

 

sullo scaffale

Saturday, January 5th, 2008


I
l mondo del cinema mi fa venire l’allergia alla pelle, braccia e viso compreso.


Ma per provare a comprendere questo paese, gli scaffali del salotto sono pieni di film, di ogni genere. Tempo fa andavo frequentemente alla ricerca di film cinesi, non cercavo il regista alternativo, o il film indipendente o l’attore o attrice che ha vinto qualche premio in chissà quale paese al mondo, andavo piuttosto alla random-ricerca di qualcosa che mi mostrasse la cina vista da chi è cinese. Quindi sullo scaffale c’è di tutto dal film di partito, al regista che non osa, alle fiction degli anni 90 (mitiche!) e perchè no, adesso dopo un po’ di tempo che vivo qui, mi sono resa conto che ci sono anche dei bei film che mi hanno tenuto attaccata allo schermo del pc, che mi hanno fatto ridere o mi hanno aiutato a vedere qualche cosa in più sul mondo che mi circonda. Oggi mettendo un po’ in ordine (ci provo con tutta me stessa a mettere a posto la confusione constante) ho cercato di fare il punto della situazione film:


Uno dei film che mi ha fatto bene, perchè le commedie con del sano b
lack humor le apprezzo davvero, fanno bene alla salute, mai prendersi troppo sul serio, vabbè. Il film in questione è 疯狂的石头 Fengkuang de shitou (crazy stone), diretto da 宁浩 Ning Hao. Dei sedicenti ladri cercano di rubare il Gioiello, il quale si alterna tra il vero e il falso, ma anche i ladri si alternano, un film veloce non proprio in mandarino perfetto, accento forte del sud azzarderei del Sichuan, sapendo di poter sbagliare.


 


Un altro film che in occidente ha avuto piena visibilità è il premiato leone d’oro al festival di Venezia 2006: 三峡好人 san xia hao ren (still life) di Jia Zhangke 贾樟柯. Di questo film ho apprezzato lo scorrere lento delle immagini e del fiume, la gente fotografata nelle loro modo di essere umile e modesta. Una mescolanza di neorealismo con quel pizzico di surrealismo che pregna la Cina di oggi. Nel film ci sono scheletri di palazzi che prendono il volo nel cielo dell’Hubei, e comete che mai atterrano, operai che a ritmo ipnotico continuano a distruggere, a buttar giù ciò che rimane per far posto al nuovo.
I suoi lavori precedenti siano ispirati da questo voler narrare i cambiamenti
della Cina ma soprattutto descrivere la gente. Sono semplici i personaggi di
小武 Xiao Wu (Pickpocket), ci sono ladruncoli (eroi) e
prostitute. In Zhantai
站台 (platform) e Ren Xiao Yao 任逍遥
(Unknown pleasures) gli uomini, i personaggi
cercano di adattarsi ad una Cina che cambia, ma sono smarriti non trovano una
direzione. Nel suo ultimo film, invece, si varca la porta del surreale.


 



Un altro film che detiene un posto nel mio scaffale è
绿帽子Lu Maozi di Liu Fendou 刘奋斗. Una commedia-tragedia, dove ci sono ladri e
pistoleri affitti da gelosia cronica, con mancanza di fiducia in sè
stessi. 


Poi ce ne sono tanti altri, ma
sto per uscire, un mio amico lascia Pechino e va festeggiato.

Ps. Liu fendou è quello di 洗澡 Xizao (shower) 


 

Natale e’ Capodanno

Tuesday, December 25th, 2007

I festeggiamenti natalizi vanno avanti in tutto il mondo, nelle televisioni statali di tutti i paesi si susseguono, ovunque i noiosissimi concerti della sera del 24 e le tavole delle case si imbandiscono di cibo e bevande varie. In Cina? In Cina si cerca un modo per rilassarsi, per prendersi una giornata di riposo con gli amici, per un rigenerante karaoke con i colleghi, o semplicemente per fare una passeggiata a houhai con la ragazza o i figli. Che cos’e’ il Natale, per la magior parte dei miei amici, o degli sconosciuti tassisti carichi di informazioni, il Natale si trasforma in capodanno. Nel senso, che viene associato irrimediabilmente alla fine dell’anno e quindi scambiato per la festa di fine d’anno, perdendo tutto il suo siginificato sacro. In Cina si trovano alberi di Natale, palline colorate di tutte le forme e dimensioni, coccarde da appendere sulla porta di casa, bigliettini di aguri, il barbuto babbo natale è agli angoli delle strade, ci sono i saldi e anche i giovani cinesi che fanno shopping, ma non si trova un presepe, nemmeno una pecorella smarrita. Zero. Oltretutto solo i giovani cinesi festeggiano il Natale, non c’e’ vecchio o anziano o persona di mezza eta’ che si azzarda a gioire per il "nuovo anno" di noi alieni o nasoni o stranieri che dir si voglia, i giovani solo cercano un po’ di respiro.

(Non mi stupisco minimamente che la maggior parte delle persone non
sappia cosa sia il Natale, non credo un giovane romano sappia cos’e’ la
Chunjie e quando cade all’interno del calendario cinese. Chissa’ in
futuro: cross cultural experiment.)

Folla

Thursday, December 20th, 2007

Premetto che ero e sono di buon umore, la giornata inizia e come ogni giorno mi ritrovo sulla strada verso la metro, ma oggi a differenza degli altri giorni entro un’ora dopo a lezione, quindi alle 8 e un quarto sono sulle scale della linea 5, la metropolitana meno costosa, ma probabilmente la piu’ affollata del mondo. Cauta cerco di scovare la parte dove si affolla meno gente, ma a dir la verita’ c’e’ gente ovunque, pochi ragazzi e bambini che gia’ sono in classe a fare lezione, adesso sono piu’ lavoratori, di ogni genere, dalla segretaria al designer, all’architetto al muratore. Ecco che arriva la metropolitana, e’ traboccante di gente, tutti accalcati, e senza via di scampo so che devo salire sul carro moderno. Le porte si aprono, nussuno scende, io sospiro, ringrazio il cielo o il cuscino o il sonno prolungato che mi fa essere di buon umore, trattengo il respiro e mi butto nella folla. Non c’e’ bisogno di camminare vengo sospinta da persone che mi sono dietro e mi fermo a cusa di quelle che mi sono davanti. Tutti trattengono la loro rabbia e difficolta’. In queste situazioni i cinesi danno il meglio di loro stessi in cio’ che gli viene piu’ facile, in quella che io considero una straordinaria qualita’`del popolo cinese (ogni qualita’ ha il suo risvolto negativo, ma questo lo scrivero’ in un altro post): i cinesi hanno una capacita’ di sopportazione straordinaria, da far invidia anche al piu’ cristiano dei cristiani. In mezzo a tutta quella folla c’e’ il volto serio e dignitoso di una donna con i capelli un po’ arruffati, in quanto il gomito di uno sconosciuto le sbatte a scadenza ritmica, paziente non sbraita contro il tipo, detiene la posizione conquistata, accanto all’uscita, le porte si aprono, si sente l’altoparlate che piano scandisce ripetutamente la frase, prima si scende poi si sale, prima si scende e poi si sale, prima si scende e poi si sale, ma in questa affollatissima circostanza, tutti si buttano fuori in un istante, e chi povero vuole salire, ha fatto male ha non aspettare, viene travolto da una marea di gente.  Arrivo finalmente alla mia stazione, scendo, anche qui, senza bisogno praticamente di camminare mi ritrovo sulle scale verso la via d’uscita circondata da persone che come me vanno in quella direzione. Andare controcorrente un’impresa, la via e’ una sola.