Archive for the ‘Sotto il cielo’ Category

Pallini bianchi

Friday, February 22nd, 2008

Ieri sera fuochi d’artificio hanno festeggiato la
fine della festa di primavera, Pechino era immersa dalle 18.00 in poi
da un’immensa coltre di fumo al sapor di polvere da sparo. Il cielo era
colorato mentre tutti in strada non smettevano più di giocare a questa
finta guerra un po’ napoletana. Bhe, io ho camminato fino ad un pub
irlandese, ho incontrato e brindato con amici di vecchia data e ho
ascoltato parole di amici di amici e stanotte non sono riuscita a
dormire. Le frasi clue che mi hanno ferito profondamente sono state
due, quello che mi ha infastidito di me stessa è stata la reticenza nel
chiedere spiegazioni, sarebbe stato semplice. 

Frase 1. "Da quando siamo arrivati NOI la Cina è cambiata.."

Frase 2. "Ma quale cultura, la Cina NON ha più una cultura…magari ce l’aveva 5.000 anni fa, ma adesso proprio no…."

Mi
chiedo, in che senso da quando siamo arrivati noi la Cina è cambiata?
Nel senso, pensi che sia cambiata per la tua presenza qui? Perchè c’è
una società in più Italiana che concorre al cambiamento della Cina? Ma
poi diciamoci la verità che vuol dire La Cina, mi parli di tutta ma
proprio tutta la Cina, continente gigantesco che grazie a te, piccolo
pallino bianco nella marea di pallini bianchi, sta cambiando? Affermi
che la presenza straniera sia un efficacie stimolo per una
internazionalizzazione, o che tu sei il fautore del cambiamento della
Cina? No, perchè è molto differente. Il discorso a parte le polemiche è
serio: in Cina ci sono stranieri che sono staccati da quella che è la
realtà sociale. Aprono bocca ma non conoscono, urlano contro qualcosa
che non comprendono, per me per pura paura dell’altro, per pura isteria
del non riuscire a leggere nella logica altrui. Di conseguenza ecco qui
i nuovi colonizzatori, o forse i più fortunati (per me sfigati)
stranieri che non hanno mai preso un autobus nella loro vita cinese,
che leggono Rampini e che blaterano parole di astio. La reazione
istintiva è: ma perchè non ritorni nella bella Italia? Che cosa ti
ferma ancora qui? Profitto economico a basso costo? Società aperte e
tasse non pagate al paese ospitante? Non riesco proprio a concepire il
vivere in un’altro paese e chiudersi nei propri castelli fatti di cibi
europei. No, perchè lo sottolineo in Cina adesso lo straniero può
vivere ovunque, entrare e uscire e conoscere. Ma la maggior parte onn
lo fa, si chiude nel magico fortino.

La seconda
domanda. Bhe, questa fa proprio male al cuore. Le definizioni di
cultura sono molte e io non sono nè un’antropologa nè una sociologa, ma
non è facile arrivare alla sensazione che una cultura sia ciò che è
stato ed è diventato patrimonio di un gruppo sociale, quindi le
credenze, i valori e perchè no, anche tutto ciò che è materiale che
caratterizza il gruppo in questione e che è stato portato avanti nel
corso dei secoli. Bhe, cazzo, si può affermare che tutto questo non ci
sia in Cina? O forse non c’è ciò a cui tu, piccolo pallino bianco, sei
abituato? Forse c’è qualcosa che è "altro" rispetto a quello che
appartiene alla tua mente. Chi mi da della relativista non ha colto il
punto. Il punto è che dopo secoli di colonozzazione, ancora adesso
l’attegiamento permane. Noi piccoli pallini bianchi= cultura, loro= no
cultura. Mi chiedo ma sarà lo sbaglio delle nostre maestre delle
elementari che ancora dipingono Colombo come il più grande degli
esploratori e non come un mero conquistatore crudele alla mercè del
patronato spagnolo e del cristianesimo. Perchè essere esploratore vuol
dire avere della curiosità nel vedere quello che è diverso e non
tagliare la lingua agli indigeni e devastare ciò che si incontra.
Questo con l’esplorare non c’entra proprio nulla. Il nostro cazzo di
eurocentrismo avrà fine? Continuiamo così forse non solo per colpa
delle maestre delle elementari o dei libri di testo, ma per un sempre
più cocente senso di destabilizzazione. L’asse economico si sposta, si
parla di India di Cina, di Irak di Iran, e noi piccoli pallini bianchi,
noi che eravamo un tempo sui giornali per il Rinascimento, per
Garibaldi, per Cavour e anche per la dolce vita, per Mastroianni e per
la Magnani. Adesso non c’è più nulla di tutto ciò, solo piccoli
minuscoli pallini bianchi.

 

La mia personale Chunjie. parte seconda.

Monday, February 18th, 2008

Il babbo di Maidian. Ex guardia rossa, contadino da una vita. Le sue quattro regole di vita: 1. Non fumare, 2. Non bere, 3. Non mangiare interiora di animali, 4. Non far preoccupare gli altri.

La mamma di Maidian.  

Il cugino, rimorchierà di brutto tra un po’ di anni. 

Il nonno. Nato nel 1915, vorrei avere solo metà dalla sua parlantina. 

Meimei, studente del primo anno di ingegneria ambientale.  

La mia personale Chunjie

Monday, February 18th, 2008

La casa: Hougang. Frazione di Jinmen. 

 

La cuginetta ride, mentre dietro un’intensa partita di Majiang 

   

Maidian, appena sveglio. Coperto da almeno 3 piumoni. 

Altra cuginetta, un po’ più schiva della prima.  

La casa da davanti. Peccato che non sia maggio. 

Prati coltivati, ovunque in tutte le direzioni. 

Spighe di grano.  

 

 

Il Menù

Sunday, February 3rd, 2008

C’è un piccolo hutong accanto alla stazione della metro e a pochi metri andando verso l’interno c’è un ristorantino. Il mio (nostro) ristorantino, dove in principio facevano solo Jiaozi 饺子, ora, invece  stanno ampliando il menù e così, tanti bei piatti di cucina cinese, sorvolano i tavoli arancioni e le mani dei clienti.

I jiaozi per chi non ne fosse a conoscenza sono i cosidetti in italiano ravioli al vapore. A volte sono al vapore, ma altre volte sono bolliti in acqua. L’interno dei jiaozi deve essere bello abbondante e la pasta fuori molto fina per esssere considerato un buon jiaozi. Ripieni di maiale e cavoli, vitello e funghi, melanzane e agnello, per chi mangia carne, per i vegetariani invece c’è il ripieno di jiucai e uovo, pomodoro e uovo, sedano e funghi, insomma le combinazioni sono tante e ottime. Il raviolo, va bagnato un po’ nell’aceto, chi vuole aggiunge un po’ di soya e peperoncino. Il ristorantino di prima cerca di fare qualcosa di diverso, ed ecco i jiaozi ripieni alla banana e cioccolato. Personalmente non amante dei sapori dolci ho guardato il nuovo arrivato con sospetto, buono invece per chi sa apprezzare il cioccolato.

 

Ora sono alle prese con il loro menù, essendo cliente affezionata, mi hanno chiesto il piacere di rivedere la versione inglese. Ieri giornata di calma e divano, computer alla mano, ho cominciato la traduzione.

* Prima cosa ho constatato di nuovo che le figure risolvono molto. Vai a capire se non sei cinese che cosa significa la parola lapi 拉皮 e inceve se digiti su baidu.com (un sistema di ricerca cinese) lapi+ fotografia, ecco che gli occhi dicnono tutto. E’ della pasta lunga gelatinosa. Ieri ho passato gran parte della giornata a vedere foto di piatti cinesi e renderli in inglese con un minimo di decenza. Il menù precedente è da sbellicarsi dalle risate, ci sono le "melanzane bruciate" al posto di melanzane arrosto o anche "wood to be meat" invece di "meat with assorted mushrooms" e davvero molte altre mini incompresioni tra questo mondo culinario ed quell’altro fatto di forchetta e coltelli. 

* Una seconda cose che mi è venuta ieri in mente, che sebbene noi italiani abbiamo una cucina molto diversa da quella cinese, sia per gli ingredienti che utilizziamo sia per il medo di cucinare, noi lenti loro velocissimi a fuoco alto, ci sono delle simpatiche cose in comune. Queste coincidenze sono quelle che derivano dalla cucina cosidetta povera: sia qui che in italia troviamo le verdure ripassate, il lesso di carne con verdure e gli spaghetti in brodo. Sicuramente quello che di più abbiamo in comune è la varietà di pietanze innumerevoli e di ottimo gusto per chi è di buona forchetta. Come noi dal nord a sud, anche in Cina ci sono piatti tipici e diversi, il piccante giù dove fa caldo e il brodo nel freddo nord, che sia del Dongbei o del Friuli Venezia Giulia.

Un appello a chi è in Italia: non vi fate ingannare dai sapori dei ristoranti cinesi (parlo di Roma con  coscienza), messi su in fretta e furia da tipi del zhejiang, noti non per le loro doti culinarie.

 

Gara di traduzione

Tuesday, January 29th, 2008

Il post precedente era dedicato ad alcuni documentari che mi hanno particolarmente colpito.  Mentre scrivevo il titolo in cinese di uno dei due, precisamente 好死不如赖活 hao si bu ru lai huo, (tradotto in inglese "Live is better than die"), mi sono soffermata più volte a pensare ad una traduzione adeguata al titolo di questo lungometraggio. La traduzione in inglese manca di significato, non è corretta.

Allora, invito i sinologi o pseudo-sinologi a trovare una traduzione adeguata in italiano. Il vincitore sarà deciso da una esperta fanciulla italo-cinese e il premio è ancora da decidere 🙂

 

Documentari

Tuesday, January 29th, 2008
Un anno fa circa, ho intenzionalmente preso in prestito (a lungo termine) un documentario di un regista cinese, dalla casa di Federica, il titolo del doc. è 好死不如赖活 hao si buru lai huo (Live is better than die*). Il primo documentario della mia vita che non sono riuscita a finire di vedere. Le immagini scorrevano lente e la vita in una lontana campanga cinese sembrava essere infinitamente lunga. I protagonisti sono i membri di una famiglia, la madre gravemente malata. L’incubo dell’HIV su più di un’ora di report. Infito il dolore, quando la telecamera fissa inquadra la morte nel volto della donna, mentre i bimbetti a sedere nudo giocano nel fango davanti casa. Lo consiglio a tutti coloro che vogliono vedere la Cina girata da un bravo regista cinese, che non giudica ma lascia parlare le immagini. Troppo forte la tentazione sarebbe per un occidentale addentrarsi nel tema della censura cinese, dei malati incapaci di curarsi e dare così l’ennesima (finta) lezione di comportamento e di buone maniere alla terra di mezzo. Lo sguardo di un cinese che vede la sua società malata non è meno critico, anzi.
Lo stesso regista, il signor 陈伟军 Chen Weijun ha girato un altra piccola parte di società. E ditemi voi se non ha ingegno. Il film si intitola Please vote for me, i protagonisti questa volta sono dei bambini cinesi di una scuola elementare alle prese con l’elezione del capoclasse. Non dico altro.  
Solo un’altra cosa, quest’ultimo film fa parte di un progetto niente male: why democracy .
 
Credo sia il momento giusto per riflettere anche noi, cosiddetti membri delle democrazie occidentali sul vero significato di demos (popolo) e Kratos (potere). 
 

Link

Monday, January 28th, 2008

Indispensabile avere qualche link interessante che parli di Cina. Di siti e-o di blog ce ne sono parecchi , molti dei quali ovviamente in inglese.

1. danwei.org 

Sito con esperienza pluriennale nei media e in tutti i mezzi di informazione in Cina. L’unità di lavoro è  formata da un teem multiculturale, forse il più azzeccato che abbia mai visto: sud africa, italia, svezia, cina e altri. Ottimo specchio su quello che avviene nella mainland.

2. dongnanxibei 

Più che un sito che parla di Cina, offre articoli, presi da blog, giornali, websites. Interessante e approfondito non solo per quanto riguarda la terra di mezzo.

3. wang xiaofeng  

Blog di questo, scrittore, giornalista e umorista. Un bel bloghetto su esperienza personali e non.  Ci sono anche una marea di link per altri blog.

enjoy it. 

Che tempo fa?

Sunday, January 27th, 2008

Le sospirate vacanze per la festa di inizio anno sono cominciate da tempo e io sono ancora a Pechino. Sembra assurdo ma non si riesca a partire da questa città. La mia meta è anche una delle più battute, vorrei riuscire a ritornare nella provincia dell’Hubei che per tutto l’anno scorso mi ha ospitato. Ma stavolta il viaggio sarebbe per andare a casa della famiglia di Maidian, in campagna. Respirare per un attimo il freddo umido del clima senza riscaldamneti che fanno seccare la pelle, guardare con i mei occhi cosa si fa davvero nella lontana campagna cinese, distante mille migiaia di miglia da Pechino.

 

Invece, questo è l’inverno più rigido degli ultimi 50 anni nella Cina del sud ovest. Nevica ormai da giorni interi in città dove non nevica praticamente mai. Il fatto ad aggravare la situazione che ci sono i milioni di persone in partenza o in arrivo da tutte le parti della nazione, la stazione di Canton è ormai affollata da più di 600.000 persone, bloccate, non riescono a partire, cercano di restituire il biglietto per poter ritronare a casa, intanto continua a nevicare. Wuhan anche piena di neve e colma di giornalisti che intervistano questo e quello delle ferrovie dello stato cinesi, in modo che faccia chiarezza sulla situazione. La provincia dell’Hunan è in panne con l’energia elettrica. Da Changsha a Zhengzhou si impiegano 12 ore. Il presidente Wen Jiabao in persona si è avventurato tra treni e stazioni. Ma c’è poco da fare, tutti sperano che il maltempo finisca ed anche questa strana Chunjie. 

Vabbè, io intanto me ne sto al calduccio a Pechino, stasera concerto di Xiao He. 

Idali zhengfu

Saturday, January 26th, 2008

Non sono stata invitata come Francesco Sisci alla festa del Ministero degli Affari Esteri cinese, ma sono felice che un giornalista come Sisci scriva di Cina e ne scriva soprattutto a quel modo, un po’ lecchina questa affermazione, ma sul serio è un giornalista con occhio acuto e mente da conoscitore della Cina, con umorismo sopraffino mentre parla di Italia.

Ma in effetti, vai a spiegare ad un cinese com’è fatta l’italia. Tutto quello che c’è oltre allo stereotipo italiano, del bel ragazzo, la moda, la pizza e la mafia. Anche per me è un paese inspiegabile, vecchio e al collasso. Ma chissà per quale stranissima ragione ancora non affonda, mi chiedo come fanno tutti i miei connazionali a non farsi venire il fegato verde o nero, o come si dice, nel vedere un popolo di immigranti, inventori, creativi e mascalzoni, nel senso intelligente del termine, a lasciarsi scivolare via così il paese dalle proprie mani. Il potere decisionale, la forza che dovrebbe detenere il popolo non per manifestare ancora e ancora senza fine, ma per proporre un cambiamento, che sia uno scrollone che butti via il vecchio, che sia un atto degno, che sia un rimpianto di un’etica persa.

Questa mattina un mio amico mi sveglia chiedendomi "Ma è vero che è il 61esimo governo che cambiate?".  

Il biglietto

Friday, January 25th, 2008

Mi hanno detto che ci sono molti racconti cinesi sul
treno, sulla folla e sull’umanità che si trova in tutti i diversi
scompartimenti. Indubbiamente è un ambiente che affascina, da un certo
punto di vista, che soffoca da un altro. Sono viaggi lunghi quelli che
si fanno in Cina, si arriva anche a tre giorni di treno, da una
provincia ad un’altra, io personalmente ho sperimentato parecchie volte
i miei soliti 1200 kilometri in una notte. Treno Z11 Pechino-Wuhan.
Oggi invece vista la Chunjie (inizio del nuovo anno cinese) sono andata
con Maidian alla ricerca di tre biglietti per il sud della Cina.

La
stazione, seguiamo il cartello che ci indica l’entrata tra labirinti di
passaggi messi appositamente delle forze dell’ordine per non far
ammassare le persone tutte insieme. Precauzione leggittima ma poco
utile. Entriamo e su una ventina di sportelli che vendono bigliatti
centinaia di persone in fila. Non c’è nulla da fare aspettare le
fatidiche 19.00, sono solo le 16.30. Alle sette infatti gli sportelli
potranno vendere il biglietto del 4 febbraio quello che io e Maidian
vorremmo agguantare. Il biglietto del treno in Cina, durante la chunjie
è qualcosa di raro e difficilissimo da avere, o hai le solite guanxi,
ossia conosci qualcuno che te lo procura, o provieni da una futtuta
città nel nord a meno 30 gradi dove nessuno vuole andare, oppure il
biglietto è introvabile. Per il capodanno una settimana sola di vacanza
e 1 miliardo e quattrocento milioni di cinesi si muovono
contemporaneamente per raggiungere la propria famiglia. Un viaggio
unico, intanto perchè i cinesi hanno pochissime vacanze, quindi se
lavori a 2.000 km da casa, non puoi praticamente mai rimettere piede
sulla porta natia, se non per il fatidico stop di fine anno lunare. Poi
perchè da non cinese, da italiana a cui piace viaggiare in macchina,
con la radio ad alto volume e cantare ad un volume ancora più alto,
sono assolutamente imrpessionata dalla vita del treno, dalla folla, dai
fangbian mian (pasta liofilizzata in zuppa), dai tantissimi bruscolini
di coliri diversi e sapori. insomma un’esperienza che per chi viaggia
in Cina non può non fare. Vabbè, dove ero rimasta, dunque, la stazione
è affollata di gente comune, di chi non può permettersi un’aereo, di
studenti, che fanno di tutto, anche forse svogliatamente, per mangiare
a casa dei proprio i primi jiaozi dell’anno. le persone che mi sono
accanto non smettono di osservare il tabellone che annuncia quali sono
le destinazioni per cui ancora si può trovare qualche biglietto o meno.
Io non mi faccio prendere dal panico, anche se so che probabilmente mi
toccheranno più di 18 ore in piedi, prima di raggiungere il famoso sud.
Infatti i biglietti più cari, la cuccetta dura è la prima a finire, poi
a seguito, sedili mordibi e duri e come ultimo ultimo ultimo, in piedi,
senza posto, devi anche pagare per una notte di inferno. La fila è
interminabile e la venditrice di biglietti una bastarda, si alza,
mangia, chiacchiera, mentre dietro quel vetro occhi e mani non fanno
che chiedere, se c’è posto per *** ? 

Vabbè, il tutto si è concluso. Non abbiamo trovato il biglietto, proveremo tra 3 giorni.