Pechino: meno 1

Domani iniziano, finalmente i giochi olimpici.

Domani tutte le televisioni saranno connesse e tutti gli occhi puntati sullo stadio per l’opening, io dalla mia parte non so dove sarò, onestamente mi vorrei solo godere i fuochi d’artificio, che saranno spettacolari. I cinesi in questo ci sanno davvero fare, sanno lasciare a bocca aperta grandi e piccini.

Oggi, come ogni giorno mi sono alzata, lenta dopo ben 10 ore di sonno. Linea 10 della metropolitana. L’abbandono per prendere la linea 8, la linea che solo chi possiede il Pass giallo può varcare. 

Oramai non ci si guarda più megli occhi, o meglio, un leggero sguardo, e poi occhi su questa carta plastificata con timbri e timbrini, una sorta di passaporto, visto e lasciapassare. Una foto, delle sigle che scandiscono per chi lavori, e dove puoi o non puoi entrare.

Blocchi e limitazioni, prima di entrare nella stazione della linea 8, il primo check. Passo, senza problemi stavolta anche con accendino tabacco e mela. La stazione della linea 8 è diversa da tutte le altre. E’ distante anni luce dal modo di costruire di un tempo, finalmente oltre i colori che già erano apparsi nella linea 5, ci sono anche decorazioni. Ghirigori blu elettrico, fiori che sanno un po’ di nuvole della fortuna, si intrecciano tra di loro, la metro perde di austrerità e autorevolezza e diviene un luogo che deve accompagnare e ospitare il passeggero.

L’unica cosa, non c’è nessuno, pochi i privilegiati occidentali che prendono la metro. Io mi dimentico di portare la macchina fotografica, e come sempre me ne pento.

Ormai conosco la strada, non mi perdo più, ecco l’uscita E, la scala mobile e subito davanti IBC (International Broadcasting Centre), mi controllano nuovamente la magica carta gialla, affondo le mani nella borsa, mi metto camicia e pail per affrontare il freddo finto dell’aria condizionata.

Oggi vedo la bandiera, c’è la Spagna di fronte a noi, e poi noi ITALIA.

Entro, diretta nello studio, gli operai mi salutano con un zaohao 早好, ricambio il leggero saluto mattutino e mi metto a fare quel poco che finalmente c’è da fare.

La macchina olimpica ormai è partita, ora è tutto lavoro loro. Tecnici, giornalisti, collaboratori, presentatori, ora è il vostro cazzo di turno.

Buon lavoro! 

 

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