Mattina
Per inugurare un nuovo momento, una nuova piattaforma, decido di farmi un regalo, di raccontare quello che piu’ mi manca della Cina quando sono in Italia e quello che fino ad adesso i miei occhi e non solo, non si sono mai stancati di vedere, troppo romantica? Pazienza.
La mattina presto. Questo momento della giornata l’ho sempre vissuto con orrore dai tempi dei liceo. In fretta e furia su un motorino con gli occhi ancora chiusi o comunque in strada sola ad aspettare l’autobus dove la nebbiolina non faceva che farmi rimpiangere il piumone. Le serrande dei negozi abbassate, poche macchine per strada e pedoni ancora meno. Qui, nella cosmopolita citta’, che additano come inquinata e sporca, qui a Pechino splende spesso il sole, e questo e’ un primo punto di sollievo, il secondo e’ il cielo che in inverno e’ azzurro, lo sottolineo azzurro. Andiamo con ordine: esco di casa e la citta’ tutta e’ attiva alle 7.00 del mattino. Apro la porta e come minimo lo spazzino del quartiere manda avanti e indietro la scopa di paglia stile befana, bardato dalle testa ai piedi. Io mi infilo le mani in tasca e avanzo verso la metropolitana passo tra gli hutong che mi sono davanti e eccole le nonnine che fanno ginnastica, lentamente muovono le anche per far sciogliere piano piano le ariticolazioni, si comincia dall’alto per passare alle ginocchia e poi alle caviglia, eta’ minima: 70. Vado avanti per la mia strada e ecco signori e signore che portano a passeggio i cani per la pipi’ mattutina. I cani, che noi definiremo solo Pechinesi, per loro ovviamente hanno nomi e razze specifiche, per me sono tutti molto buffi e con il muso schiacciato. Fa freddo a anche i cani sfoggiano vestitini rossi o cappottini blu. (come fare a non ridere). Vado sempre dritta, qualche scampanellio delle biciclette mi dice di tenermi ad un lato e smetterla di camminare al centro della strada. Il suono dei campanelli per chi e’ stato in Cina nel passato, un po’ piu’ passato del mio spero gli sia rimasto dentro. Arrivo nella piazzetta che raduna la stazioncina della metro e il giardinetto : nel giardinetto pavimentato, sono fissati gli attrezzi colorati per fare esercizi ginnici, ed eccoli ancora loro i padroni della mattina: le persone. Anziani e meno anziani che tirano su le gambe ad altezza testa, fanno ruotare le braccia in ampi cerchi circolari, muovono il collo avanti e indietro. Chi saltella su se stesso, per riattivare la circolazione, chi invece tranquillo su una panchina legge il giornale. Il gruppo di taiji, intanto, e’ intento negli esercizi di qigong, posizioni combinate alla respirazione, occhi chuisi i loro, mentre io passo. Sono arrivata alla metro scendo le scale.
Bhe, quello che non mi smettera’ mai di stancarmi in Cina e’ l’umanita’ visibile la mattina, umanita’ intesa come persone tutte diverse tra di loro in movimento, attive. Mi fa bene all’animo, dopo una tazza di caffe’.
December 7th, 2007 at 2:52 pm
Che meraviglia.
Anch’io ho sempre odiato la mattina e ora che ti leggo capisco perchè. Come si fa ad uscire dal piumone se ti senti uno sfigato perchè tutti gli altri stanno ancora a crogiolarsi la’ sotto? Proprio stamattina sveglia alle 6.30, cielo bianco, freddissimo e le persone in giro erano solo quelle chiuse in macchina in coda nel traffico incazzate.
La tua descrizione di pechino è splendida anche se non capisco dove si possa prendere la forza di fare ginnastica per strada a quell’ora. Forse è la saggezza degli over 70 che ancora non conosco 🙂
Grazie per averla condivisa.
Baci,
Tarta