Archive for the ‘Musica’ Category

Bjork Declare Indipendence

Wednesday, March 5th, 2008

Il fatto sta
rimbalzando su media e giornali stranieri, i giornali cinesi online per ora
tacciono l’accaduto, mi chiedo che fanno i giornalisti o giornalisti dalla
schiena curva che si occupano della questione, analizzano, leggono ciò che dice
la stampa straniera e i blog locali, che per fortuna parlano, oppure cosa più
probabile aspettano direttive dall’alto. Il fatto in quesitone è accaduto il 2
marzo a Shanghai. La bella fanciulla, ormai 43enne Bjork, alla fine del suo
spettacolare concerto nel neanche troppo accogliente palazzetto dello sport di
Shanghai ha inneggiato all’indipendenza del Tibet.

Ma andiamo con
ordine, parlo di quello che ho visto mentre ero lì e delle reazioni sui
"media" cinesi.  

Il bioglietto che
mi sono aggiudicata era un bigliettaccio di quelli che ti fanno stare sugli
spalti seduta, (500 yuan, 50 euro), mi guardo intorno e piano piano salgo le
scale e arrivo sulla mia sedietta blu, già sono infastidita dal dover stare
seduta, ma come si può vedere un concerto seduti? Almeno alcuni concerti devono
essere vissuti saltellando sulle gambe e alzando le braccia, cantando a
squarciagola. Le luci si spengono, prima canzone, è dell’ultimo album che non
conosco. Sono stata fedilissima alla bella fanciulla islandese, tra i miei 15
ai miei 23. Fortuna la seconda e poi via via si va sugli album a cui sono più
legata, piano piano i miei amici cominciano a scendere dalle scalinate anche le
loro gambe hanno bisogno di muoversi al ritmo di Homogenic. Contemporaneamente
Bjork chiede al pubblico: CAN YOU DANCE? Mi guardo intorno, vedo sugli spalti
la gente ferma, piano piano si incomincia a popolare il parterre di piedi
scalpitanti, ma gran parte del resto delle persone, perfino i fortunati con il
bigliettonone da 1600 yuan, si muovono ben poco. Il concerto va avanti e
coinvolge sempre più persone, io canto a voce alta parole sconnesse in inglese,
ringraziando Tania che mi ha anticipato i soldi del viaggio e del biglietto, ho
fatto benissimo ad arrivare fino a SH. Bjork energica come al solito, corre e
salta con suo fare da bambina perenne, con una grande gonna colorata gioca con
la voce. La band di fiati la segue, chi si occupa della parte elettronica
anche, Marc Bell da il suo meglio, io sempre più felice di vedere anche il suo
show.

Arriva la
presupposta ultima canzone, Bjork esce, finalmente i piedi del pubblico
cominciano a richiamarla sul palco, arriva dopo due minuti di applausi. Una
canzone finisce e lei anticipa "Another more song". Ecco l’inizio di
DECLARE INDIPENDENCE, a posteriori saprò come si intitola, per il momento mi
faccio trasportare dal ritmo e dalla prima parola: JUSTICE. poi via via con il
testo, guardo un po’ sorpresa Henya, cerco conferma di quello che sto
ascoltando. Una traccia indubbiamente piena di vigore, quelle due parole messe
lì in mezzo tra "don’t let them do that to you" che possono sembrare
un po’ "too bad, too bad", invece no. Dice proprio TIBET TIBET.

Applausi finali
di tutti quanti. (sospetto non abbiano capito il testo.) 

Questo è ciò che
è successo, quello che ho sentito.

Presupposto mio
personale, chuinque è libero di esprimersi. Non voglio cominciare la solita
discussione sul ruolo del Tibet e quello del governo cinese. Ma vorrei
segnalare un po’ di commenti letti qua e là sui blog. Ad adesso quasi 17.000
persone hanno digitato sul google.cn le due parole Bjork e Xizang (Tibet). Direi
parecchie, anche perchè aumentano di minuto in minuto.

Opinioni
personali si trovano un po’ ovunque nella rete, su
Tianya un forum piuttosto visitato si dice:

 

* Ha avuto un bel
coraggio! Ma penso che in futuro non potrà più ritornare in Cina.

Poi gli
occidentali hanno capito e il risultato è che hanno visto parecchi cinesi che
ancora ballavano, davvero da morire dalle risate!

* La maggior
parte di qu*esti artisti sono tutti arrabbiati, fottiamocene!

* Dovrebbero
essere severamente puniti gli organizzatori del concerto, e far sì che questi
deficenti non invitino a cavolo questa spazzatura!

* Quando il
concerto è finito se ne è andata immediatamente, scomparsa alla velocità della
luce, sembrava che fosse tutto preparato. Oltretutto quella canzone non era
inserita nella lista, ha organizzato tutto alla fine, tutto premeditato. Se
questa volta ha avuto tutto questo effetto, poi tutti quelli che come lei hanno
avuto la stessa tendenza, ad esempio i Radiohead, non vorrano fare neanche
mezzo passo in Cina. Lei può benissimo avere il suo parere politico, ma in un
concerto, facendosi forte della barriera linguistica, non può prendere in giro
tutta la gente….

* Questo è
troppo, è una cazzona!

* Bjork ha
partecipato al concerto per il tibet libero, a noi non importa tanto è
straniera, non ha ricevuto un’educazione di partito, con noi non c’entra nulla,
ma questo modo di ingannare le persone fa davvero incazzare!

* Prima della
liberazione in Tibet c’era un sistema schiavista, questi cazzo di stranieri non
sanno una minchia!

* (riferimento al
post sopra) Ti hanno fatto un perfetto lavaggio del cervello. Sai che cosa vuol
dire schiavitù? Hai idea del concetto di schiavo? Vai a conoscere il Tibet e
poi ne riparliamo!

I commenti
precedono anche su altri forum, alcuni mettono in evidenza la nazionalità della
bella 43enne. Islandese, quindi figlia di una delle più vecchie democrazie
d’europa. Ha conquistato l’indipendenza nel 1944.  

 Insomma almeno
sul web abbondano i commenti di rabbia, ma soprattutto per essere stati presi
in giro, dillo in cinese e vedi quello che ti succede, questo è il concetto. Altri
affermano che associare conzoni e politica è ridicolo (lo leggesse Guccini..),
altri ancora pensano che noi stranieri dovremmo farci i fatti nostri e smettere
di mettere bocca sui problemi altrui.

A questo punto
non posso che concludere che il partito non ha nulla da temere, davvero una
nazione pronta ad ubbidire.  

CD da non lasciare indietro

Friday, January 4th, 2008

Per iniziare il nuovo anno come si deve dovrei buttare alcuni dei miei cd, o comunque dovrei metterli da parte. Lasciarli magari in un cassetto e tirarli fuori quando non possono piu’ farmi male. Sì. alcuni cd possono farmi star male, il bello che con fare masochista me li porto dietro da anni, e magari li ascolto una volta o due all’anno. Il cd contiene suoni che contengono sospiri, risate e lacrime amare o felici, ma indubbiamente sono vivi nella loro rigida forma circolare.

Un cd che ho sotto gli occhi adesso, sul tavolino disordinato davanti al divano è un cd che invece per ora non vorrei mai lasciare in disparte, anche lui mi riporta a voci e esperienze passate, a nottate lunghe, ascoltato ad altissimo volume nella stanza mentre mi asciugo i capelli, o lasciato così di defalult nella stanza o casa, mentre  esco. Questo cd contiene parole e suoni, la lingua è il cinese, ma ci sono anche parti di tracce, in lingue non proprio identificate, si spazia con la fantasia. Si sperimenta. E’ un cd che mi continua a far battere il piede a tempo e a muovere la testa, sembra non voler cedere al tempo che passa e al mio strano rapporto con i cd, lui sopravvive a tutte le epurazioni. 

Xiao He è il nome dell’artista che c’è scritto sul lato sinistro della copertina, ma senza volerne al fanciullo-uomo in questione, piu’ che un disco fatto da una persona sola, è forte la sensazione che sia stato composto da un intero complesso, è immediato il senso di partecipazione comunque che se ne trae. Strumenti e ritmi dati da percussioni, chitarre, flauti e bassi, in piu’ ci sono voci, diverse e perfino una fisarmonica, ma questo nell’ultima volta che l’ho visto in concerto. 

Una sera affollata di gente, nel fumosissimo bar, nella piazza che piu’ mi piace di Pechino, quella tra le due torri, tamburo e campana che si guardano. In mezzo il bar pieno come non mai, dove al centro del palco c’è Xiao He fatto di ego, il suo, che lo rende protagonista su una sedia di legno e un cappello grigio in testa a nascondere i suoi capelli brizzolati, fatto anche di autismo, nuovamente il suo, che si esprime con sguardi alla ricerca di un mondo che solo lui sa dov’è, e di vene del collo pulsanti. Intorno a lui i suoi compagni e amici (spero) che lo aiutano a contenersi, intorno chitarra, basso, batteria e percussioni, accanto la fisarmonica, lo indirizzano per non perdersi in quel mondo che è dentro il suo sguardo, ma ancora di più tutti loro partecipano ad una performace che è anche un gioco, un canto corale e non, un alternarsi di suoni e ritmi che può accadere solo se c’è condivisione. Il pubblico non riesce a trattenere risate e battute (sapessi bene il cinese..), partecipiamo tutti quanti, con battiti di mano e  voci di incoraggiamento a continuare. Io continuo a battere il mio piede e a muovere la testa, ad un ritmo, però, tutto suo. 

Il personaggio: 杨丽萍 Yang Liping

Thursday, September 20th, 2007

Coincidenza vuole che ogni tanto mi imbatto in lei, Yang Liping.


Oggi per esempio in uno zapping forzato mi sono soffermata su alcuni
immagini di danzatori, ormai riconosco subito quando c’è il suo
zampino, finalmente poso il telecomando sul tavolo e mi godo
l’intervista-spettacolo.




Yang Liping, nasce nel il 10 novembre del 1958 a Dali, città nello
Yannan, regione al sud della Cina, da una famiglia con genitori
divorziati. Infanzia sembrerebbe complessa e difficile, fortunatamente
ciò che porta sempre dentro è una positività che contraddistingue
solo poche persone. Si appasiona alla danza fin da bambina, dopo anni
di studio nel sud della Cina nel 1980 entra nel "Gruppo di danza e
canto delle minoranze etniche". Ciò che l’ha resa popolare e famosa è
"La Danza del Pavone" Kongquewu.




Ma cos’è che mi affascina di questa donna? Intanto lo studio del
particolare e del generale, l’attenzione che dà ad in ogni singola
parte del corpo, dalle unghie delle mani, alle dita fino a scorrere giù
fino alla punta del piede, sono movimenti delicati, ma allo stesso
tempo voluttuosi e intriganti. Oltretutto le coreografie dei suoi
spettacoli sono di forte suggestione, tra molteplici mani che si
confondono tra corpi e colori luminosi.


Quello che rende però la sua danza diversa da tutte le altre è il
tentativo di riportare la danza tradizionale in una peformance di danza
contemporanea.




Per chi fosse interessato 原生态, termine che viene utilizzato per
molteplici forme di espressione artistica, tra cui la danza e il canto.
Ne riparlerò.