CD da non lasciare indietro

Per iniziare il nuovo anno come si deve dovrei buttare alcuni dei miei cd, o comunque dovrei metterli da parte. Lasciarli magari in un cassetto e tirarli fuori quando non possono piu’ farmi male. Sì. alcuni cd possono farmi star male, il bello che con fare masochista me li porto dietro da anni, e magari li ascolto una volta o due all’anno. Il cd contiene suoni che contengono sospiri, risate e lacrime amare o felici, ma indubbiamente sono vivi nella loro rigida forma circolare.

Un cd che ho sotto gli occhi adesso, sul tavolino disordinato davanti al divano è un cd che invece per ora non vorrei mai lasciare in disparte, anche lui mi riporta a voci e esperienze passate, a nottate lunghe, ascoltato ad altissimo volume nella stanza mentre mi asciugo i capelli, o lasciato così di defalult nella stanza o casa, mentre  esco. Questo cd contiene parole e suoni, la lingua è il cinese, ma ci sono anche parti di tracce, in lingue non proprio identificate, si spazia con la fantasia. Si sperimenta. E’ un cd che mi continua a far battere il piede a tempo e a muovere la testa, sembra non voler cedere al tempo che passa e al mio strano rapporto con i cd, lui sopravvive a tutte le epurazioni. 

Xiao He è il nome dell’artista che c’è scritto sul lato sinistro della copertina, ma senza volerne al fanciullo-uomo in questione, piu’ che un disco fatto da una persona sola, è forte la sensazione che sia stato composto da un intero complesso, è immediato il senso di partecipazione comunque che se ne trae. Strumenti e ritmi dati da percussioni, chitarre, flauti e bassi, in piu’ ci sono voci, diverse e perfino una fisarmonica, ma questo nell’ultima volta che l’ho visto in concerto. 

Una sera affollata di gente, nel fumosissimo bar, nella piazza che piu’ mi piace di Pechino, quella tra le due torri, tamburo e campana che si guardano. In mezzo il bar pieno come non mai, dove al centro del palco c’è Xiao He fatto di ego, il suo, che lo rende protagonista su una sedia di legno e un cappello grigio in testa a nascondere i suoi capelli brizzolati, fatto anche di autismo, nuovamente il suo, che si esprime con sguardi alla ricerca di un mondo che solo lui sa dov’è, e di vene del collo pulsanti. Intorno a lui i suoi compagni e amici (spero) che lo aiutano a contenersi, intorno chitarra, basso, batteria e percussioni, accanto la fisarmonica, lo indirizzano per non perdersi in quel mondo che è dentro il suo sguardo, ma ancora di più tutti loro partecipano ad una performace che è anche un gioco, un canto corale e non, un alternarsi di suoni e ritmi che può accadere solo se c’è condivisione. Il pubblico non riesce a trattenere risate e battute (sapessi bene il cinese..), partecipiamo tutti quanti, con battiti di mano e  voci di incoraggiamento a continuare. Io continuo a battere il mio piede e a muovere la testa, ad un ritmo, però, tutto suo. 

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