Ancora Tibet
Thursday, April 10th, 2008Sono un po’ stanca di parlare di Tibet, di ritrovarmi tra amici e parlare del più e del meno poi ad un tratto guardarci negli occhi, " Ma l’hai letto? Hai visto? Che pensi? " Tutto giustissimo, ma concedetemi la stanchezza anche di essere impopolare, di rispondere e in qualche modo difendere la Cina da altri amici al di là dei monti Urali che si immaginano questo paese in stile Rivoluzione Culturale, come forse i loro padri inneggiavano nel 68 al libretto rosso di Mao senza neanche sapere cosa dicesse realmente (magari non tutti, ma buona parte…).
Oggi pranzo con un mio amico, che protegge a spada tratta la sua cara amata Cina, e io mi vedo fare l’opposto, la critico aspramente, perchè fare l’avvocato del diavolo è ciò che mi riesce meglio fin da quando sono bambina. Poi ad un certo punto lo guardo e ammetto che la cosa che più mi preoccupa è un potenziale razzismo dilagante, un pregiudizio cocente, che mi irrita perchè cresciuta in un ambiante multiculturale, dove sai bene che il pregiudizio nasce dall’ignoranza che e nel mondo di adesso non c’è bianco nè nero nè buono nè cattivo.
(Bamboozled, Spyke Lee 2000. La società è più complessa di quello che ci dicono gli slogan tanto facili da urlare)
Un giorno poi ho detto ad uno di quei giornalisti a cui non dovresti mai dire stronzate, ma l’ho detto seriamente e lo penso tutt’ora che il Tibet non è un problema per la Cina, un problema vecchio. Se il tipo si ricodasse la frase sicuramente mi riderebbe in faccia ora come ora. Ma tutt’ora sono convinta e mi dispiace che parlando di Tibet si continuino a nascondere tanti altri problemi che permiano la società cinese e con cui invece la Cina dovrebbe fare i conti, di cui i giornalisti stranieri dovrebbero fare ben lunghi e approfonditi reportage. Mi spiace che la Cina venga dipinta come ed esclusivamente la politica del governo troneggia, mi spiace che stia avvenendo un Cina contro il resto del mondo. Mi spiace che non ci siano voci fuori dal coro.