Traduzione, è una questione di rispetto.

Il discorso è uno solo un lavoro fatto deve essere pagato. Per qualunque professione si tratti, è così.
E’ una soddisfazione personale e il giusto compenso per il tempo speso in quello che è la vita lavorativa. Una cosa è la vita lavorativa, un’altra cosa sono io fuori dal lavoro, insomma una cerca di essere un uomo, nel mio caso donna, completa, almeno è l’aspirazione.
Vabbè. Non divago. Dicevo, il lavoro, nel mio caso si tratta di traduzioni e interpretariato free lance, lo faccio con passione e con piacere. E’ un esercizio costante e mi vedo essere in tutti quei mondi in cui non sarò mai, cerco di far comunicare persone. Quello che voglio è essere pagata come è dovuto.
Molti sono gli interpreti e i traduttori, molto spesso italiani che si sottovalutano, che si svendono alla prima azienda e al primo imprenditore. Un giorno di lavoro, bhe, "c’è la ragazzetta che mi aiuta, le do un po’ di mancia…" normale. NO!! Non è normale.
 
Un po’ dipende dalla sfacciataggine delle persone che arrivano in Cina, pretendono di fare contratti milionari e durante la trattativa non fanno che offendere il partener cinese, arroganza di principio. Un po’ dipende da quello che sembra la Cina e il soldo cinese, ti mettono in mano due banconote e dicono, vabbè ma tu qui campi bene. E no, mio caro imprenditorucolo, quello che tu paghi è il MIO TEMPO, quello è che ti do. Passo una giornata con te, tra cene e baijiu, tra strette di mano e ristoranti di mezzo lusso, non perchè a me piace, ma perchè è LAVORO, e voglio essere pagata.
Una volta un tipo mi disse: "Bhe, vabbè non ti posso pagare il pattuito perchè nella traduzione ci sono dei tempi morti dove non parli, mica parli tutto il giorno…", a quel punto non mi sono trattenuta. Ho sentito la pressione sanguigna aumentare e la lingua a cominciato a girare a ruota libera e me ne sono andata scippandogli dalle mani il giusto pattuito.
 
 
Ma un po’ di autocritica la devo fare.
Noi più o meno grandi che ci arrabbattiamo qui, con questo mondo e questa lingua, difficile, spesso ci sottovalutiamo, spesso pensiamo di non essere all’altezza di questo o quello. Interprete per conferenza, paura e il solito discorso, la faccia ce la mettiamo noi. Questo è vero, ma un lavoro si può accettare o meno. Dal momento che mi metto in gioco, io valgo quello che dimostro di essere, non c’è imprenditore o soldo che tenga.
 
Questo è un po’ un appello, ad amici, vicini e non a non svendersi. A non dare la propria conoscenza, il proprio tempo a coloro che non rispettano la fatica, lo studio presente e passato. Quello è ciò che conta, il tempo. Oltretutto non abituare le persone che arrivano qui dopo nove ore di aereo e pensare che tanto con 50 euro trovano la ragazzetta che li aiuta, è no, mio caro. E’ una questione di rispetto, la ragazzetta si è fatta il suo bel culo nei suoi anni passati e in quelli presenti per assisterti.
 
Il tutto vale anche per le traduzioni. Uno mio caro amico, che stimo per la sua sincera passione e per il suo sorriso, mi disse che lo farebbe anche gratis. Bhe, ci sono numerosi libri di letteratura non tradotti, pensai, si può sbizzarrire così.
Ma non tradurre mille caratteri per 10 miseri euro.
Vi prego. E’ una questione di principio. 
 
 
 
 

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