E il ministero alla fine parlò

Vi avrei potuto tediare ma non lo faccio per
rispetto. Vi risparmio la noiosissima traduzione parola per parola.
Brevemente accenno in sintesi le parole del portavoce del Ministero
della Cultura cinese, che dopo aver taciuto, ragionato, riflettuto e
spremendosi le meningi a sufficienza hanno comunicato con la stampa sul
fattaccio dell’attrice islandese.

Il comunicato si divide in tre parti molto chiare:

Prima:
ribadire a gran voce l’unità della Repubblica Popolare Cinese. "Nessuna
nazione ha mai ammesso l’indipendenza del Tibet…"

Seconda:
benvenuto a tutti gli artisti stranieri, purchè rispettino le leggi
della Repubblica Popolare Cinese. In parole povere, cantare è cantare,
fare politica è fare politica, due cose ben diverse.

Terza: da adesso in poi ci saranno controlli molto più seri su tutti gli artisti stranieri.

Insomma,
la cara società paternalista ha colpito ancora, ha punito la bella
islandese e i suoi successori. Sembra che in Cina, comunque il problema
Tibet non sia per la maggior parte delle persone un vero problema,
viene vissuto più dagli occidentaloidi e dai Tibetani (spero).
Purtroppo non conosco tibetani se ne conoscessi onn smetterei di fargli
domande. Dato che se il problema esiste adesso, esiste per loro. Sono
loro a subire la cosidetta occupazione, sono loro che dovrebbero
lamentarsi o urlare. Quello che mi ha fatto riflettere su tutta questa
storia, non è la provocazione della fanciulla, non è il coraggio
islandese, ma la reazione cinese. Caldo e accorato il popolo dei blog e
dei forum, ma non mi sembra che abbiano riflettutto sul testo della
canzone. Insomma non un solo approfondimento sulla situazione Tibetana,
non una sola domanda su come davvero si sentono i Tibetani, sulla
storia del Tibet o anche sull’esercito di liberazione e il suo arrivo a
Lasha nel 1950. Insomma nulla di tutto questo, non c’è memoria pare nei
discorsi fatti in rete, ci sono accuse agli occidentali ficcanaso,
analisi sulla situazione islandese e di conseguenza sulla personalità
di Bjork, ma nessuna (almeno da quanto ho letto io) riflessione sulla
situazione tibetana. 

Sono perplessa.

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