Visto

April 11th, 2008 by yilian

Caffè prima e bicicletta poi. Oggi vado a chiadere informazioni per il visto. Credevo di essere esente da tutta questa marasma di straneri che aprono i portafogli per visti brevi e cari, ed invece no. Come tutti gli altri alla ricerca di un modo per ottenre un visto. Intanto la cosa sia chiara, se hai soldi tutto bene, un visto di 6 mesi può arrivare a 600 euro, si mormora dietro le quinte, ma per me studio e part time, 600 euro proprio no. Quindi con il mio visto x (xuesheng-studente) cercherò di ottenere un altro visto studente per circa tre mesi. vediamo un po’ che accade.

questo è il contenuto di due mail arrivatemi:

***China has stopped issuing multiple-entry visas and
slowed the processing time for single- and double-entry visas for foreigners in
Hong Kong. According to travel agencies in the region, applicants are only being
issued single-entry visas, with double-entry visas only being issued if airline
tickets or detailed itinerary can be provided explaining why two entries are
required during the same trip. The duration of stay for both single- and
double-entry visas is 30 days.

It is also now
being recommended to apply in advance of planned travel to the mainland, as
processing times are slowing as well. Currently, a visa can take up to four days
to process according to travel agencies in Hong Kong. The suspension, which
appears to be both related to the upcoming Olympics as well as the ongoing
political unrest in the nation’s western regions, took effect on March 28 and
will last until October 17.

Chinese
authorities are also said to be stepping up enforcement of other rules and
regulations applying to foreigners on the mainland. A recent letter circulating
on the mainland warns foreigners with residence permits in China to make sure
they register with their local police station within 24 hours of arriving in
China, and every time they return to the mainland from abroad. While these rules
have been in place for years, the letter suggests that the authorities will step
up enforcement of the regulations ahead of the Summer Games****

***CINA: GIRO DI VITE PER I VISTI PER CHI VIENE DA HONG KONG = RESTRIZIONI SARANNO IN VIGORE FINO ALLA FINE OLIMPIADI Hong Kong, 8 apr. – (Adnkronos/dpa) – Le autorità di Pechino hanno bloccato l’emissioni di visti per brevi soggiorni che venivano normalmente concessi al confine fra Hong Kong e la Cina agli stranieri provenienti dall’ex colonia britannica, soprattutto uomini d’affari. Alle agenzie di viaggio del territorio speciale cinese è stato comunicato che la sospensione sarà in vigore fino a dopo la fine delle Olimpiadi di Pechino. I funzionari dell’ufficio visti di Hong Kong hanno confermato il blocco, ma non hanno fornito spiegazioni. Uno di loro ha accennato a motivi tecnici legati al rinnovamento del sistema informatico. Due giorni fa erano già stati bloccati fino alla fine dei Giochi i visti multipli che venivano concessi a uomini d’affari e commercianti per permettere più viaggi in Cina da Hong Kong nell’arco di tre anni. Ora per entrare in Cina da Hong si possono chiedere solo visti personali o al massimo doppi. Il giro di vite sui visti, che preoccupa il mondo degli affari ad Hong Kong, giunge mentre sale la tensione in Cina per le proteste in Tibet, appoggiate dalle manifestazioni al passaggio della torcia olimpica a Londra e Parigi***
 
Quello che noto è che il polverone "visto" crea anche fantasie, come al solito se ci fosse chiarezza sarebbe tutto più semplice. Oggi l’ennesima voce è che chi vive a Pechino deve avere un visto fatto a Pechino, mah…non ci credo troppo. Troppe voci, solo voci. Quasi quasi vado nella bocca del leone a chiedere. L’ufficio immigrazione sta ad un passo da casa. 

Ancora Tibet

April 10th, 2008 by yilian

Sono un po’ stanca di parlare di Tibet, di ritrovarmi tra amici e parlare del più e del meno poi ad un tratto guardarci negli occhi, " Ma l’hai letto? Hai visto? Che pensi? "  Tutto giustissimo, ma concedetemi la stanchezza anche di essere impopolare, di rispondere e in qualche modo difendere la Cina da altri amici al di là dei monti Urali che si immaginano questo paese in stile Rivoluzione Culturale, come forse i loro padri inneggiavano nel 68 al libretto rosso di Mao senza neanche sapere cosa dicesse realmente (magari non tutti, ma buona parte…).

Oggi pranzo con un mio amico, che protegge a spada tratta la sua cara amata Cina, e io mi vedo fare l’opposto, la critico aspramente, perchè fare l’avvocato del diavolo è ciò che mi riesce meglio fin da quando sono bambina. Poi ad un certo punto lo guardo e ammetto che la cosa che più mi preoccupa è un potenziale razzismo dilagante, un pregiudizio cocente, che mi irrita perchè cresciuta in un ambiante multiculturale, dove sai bene che il pregiudizio nasce dall’ignoranza che e nel mondo di adesso non c’è bianco nè nero nè buono nè cattivo.

(Bamboozled, Spyke Lee 2000. La società è più complessa di quello che ci dicono gli slogan tanto facili da urlare)

Un giorno poi ho detto ad uno di quei giornalisti a cui non dovresti mai dire stronzate, ma l’ho detto seriamente e lo penso tutt’ora che il Tibet non è un problema per la Cina, un problema vecchio. Se il tipo si ricodasse la frase sicuramente mi riderebbe in faccia ora come ora. Ma tutt’ora sono convinta e mi dispiace che parlando di Tibet si continuino a nascondere tanti altri problemi che permiano la società cinese e con cui invece la Cina dovrebbe fare i conti, di cui i giornalisti stranieri dovrebbero fare ben lunghi e approfonditi reportage. Mi spiace che la Cina venga dipinta come ed esclusivamente la politica del governo troneggia, mi spiace che stia avvenendo un Cina contro il resto del mondo. Mi spiace che non ci siano voci fuori dal coro. 

Segnalo polonews e Sisci. Informazione.

Tibet e stampa

April 6th, 2008 by yilian

Sono passati più di 20 giorni dai tumulti di Lasha,
ma l’interesse per quanto è avvenuto non diminuisce, sebbene in questo
ultimo periodo l’attenzione si è spostata su di un’altra questione,
strettamente collegata con ciò che avvenne: Il ruolo dei media.

Fin
dall’inizio molte persone lamentavano l’assenza di informazioni
veritiere da una parte e dall’altra, tra propaganda cinese e
occidentale. L’una difendava a spada tratta se stessa e il suo operato,
l’altra accusava la Cina di crimini di genocidio contro il popolo
tibetano. In tutto questo mondo o bianco o nero c’è chi lamenta il
fatto della falsità delle notizie, della parzialità del giornalismo,
cinesi e non cinesi. Un sito internet sta spopolando in questi giorni,
dal nome più che esplicito: anti-cnn

In
principio le accuse occidentali riguardo a questo sito erano fondate
sul fatto che fosse una pura messa in scena da parte del governo
cinese. Non so onestamente quanto possa entrarci lo zampino di Hu
Jintao, ma sicuramente sarà molto soddisfatto nel vedere come i
cittadini cinesi hanno reagito alle accuse della stampa occidentali,
orgogliosi del proprio essere cinesi e infinitamente stanchi del
pregiudizio nei loro confronti. Il sito in questione però mi sembra più
uno sbocco per le tante voci nazionaliste che popolano la Cina, che un
luogo dove porsi delle domande. Il governo ne sorride, elogia in
programmi televisivi il ruolo del Blog, che permette l’espressione di
chi altrimenti non avrebbe voce.

Il pregiudizio
dei media occidentali non diminuisce e neanche quello di chi legge la
stampa straniera che descrive la Cina come il nuovo mostro. Mi ricordo
una volta sono tornata in Italia, in televisione, un programma
intitolato il Terrore Giallo e gli ospiti invitati neanche un qualsiasi
esperto di Cina. Chiamo un mio amico, felice di sentirmi dopo tanto
tempo, gli chiedo se la prossima volta mi sarebbe venuto a trovare, la
sua risposta, " bhe…sai cosa, non mi piacciono i cinesi…", io un
po’ stupita dalla generalizzazione chiedo delle spiegazioni, e lui "
Mah..solo una sensazione, sai i discorsi sui giornali…". 

 

Quello
che va combattuto è il pregiudizio. Pericoloso mettere in atto questo
circolo vizioso fatto di informazioni deliberatamente parziali, senza
approfondimento. Forse è un problema più grande e generale quello della
validità del mezzo moderno di informazione, ma dipingere un popolo in
un modo, classificarlo genericamente a cosa può portare? Ad
un’ingiustificata incomprensione. 

In Cina non ci
sono libertà individuali lamentano da lontano, il fatto che la
coscienza di essere un individuo e del proprio valore, il valore del
singolo non è qualcosa che si può esportare come possono pensare gli
americani con la democrazia, ricordo che fino a poco tempo fa in Cina,
lo slogan era 为人民服务, Al servizio del popolo. La precedenza al popolo
intero, alla massa se vogliamo e poi il singolo individuo, lui viene
dopo. E’ scritto a chiarissime lettere su ogni manuale di legge cinese,
forse il solo rimasuglio di una società comunista. Ma per questa
differenza di priorità non dobbiamo pensare che i cinesi siano amorali
o "senza Dio". Chi conosce un po’ la Cina, sa anche che i cinesi non
sono un popolo succube, ma instancabili e laboriosi e se vogliamo
solo diversi. Noi in occidente abbiamo mai sperimentato fin da bambini
classi da 50 studenti? All’università dormitori da 8 persone? Mense
affollate e stazioni stracolme? Famiglie in cui tutti si chiamano zio e zia,  o amici che si chiamano fratello e sorella? Sanno bene i cinesi (o forse il la
politica del governo) che per governare la massa c’è bisogno delle
gerarchie, del rispetto dei ruoli e la Cina ancora si affida a questo.
L’animo del cinese si affida a questo. Fortuna che Confucio è nato qui. 

Come conciliare le libertà individuali con un
tutto l’apparato precedente ma intimo che regge questo paese? Non è
cosa da poco, ma non che qui le persone non ne siano conscie.  

Un articolo interessante scritto a posteriori con sale in zucca da Barry Sautman

 

 

Se il mondo fosse cinese

April 2nd, 2008 by yilian
Se il mondo intero fosse cinese….
 
 
 
 
saremmo tutti molti più spontanei, ci accovaccieremmo per terra alla fermata degli autobus e faremmo capocchiello su questa o quell’altra spalla per vedere cosa è accaduto, mangieremo pasta la mattina e ceneremo presto la sera. La mattina chi è anziano (50 anni in sù) si sveglierebbe all’alba e incomincerebbe a fare i suoi esercizi, camminare all’indietro nel bel mezzo di una piazza uno dei più gettonati, chi è giovane non si vergognerebbe di mettersi addosso una borsa di colore d’oro e un fiocco rosa in testa, passeggeremo mangiando collo di anatra  piccante, questo tutti anziani e meno anziani, ci fermeremo ad assaggiare i vari arrosticini, e senza il minimo di esistazione ci abbufferemo di malatang 麻辣烫.
 
Sarebbe un mondo fatto di bottiglie di birra a venti centesimi per ottenere un grosso malditesta la mattina dopo, senza essere neanche un po’ ubriaco e sarebbe un pianeta fatto di persone che affollano le librerie e le loro scale leggendo libri che non si possono permettere di comprare, sarebbe un mondo fatto di riviste patinate e non, fatto di occhi neri e con pochi brufoli e niente peli. Fatto di donne con poche curve e tette piccole, ma snodate come bimbe di tre anni.
Ci sarebbero bimbetti che spruzzano pipì da una fessura dei pantaloni, per questione di praticità, e bagni pubblici dove si fa la cacca chiacchierando con la vicina di casa.
Ci sarebbero concerti che sanno di poco, ci sarebbero scarpe alla moda e chitarre senza troppe emozioni, ci sarebbero soldi che girano e extraterresti che li sponsorizzano, ci sarebbero artisti che guadagnano un mondo di soldi da un giorno ad un altro e chi sperimenta se stesso fino all’autismo più delirante.
 
Se la biblioteche nazionali del mondo fossero cinesi, il libro lo prenoti sul computer e ti arriva diretto su di un bel tapis roulant. Le unità di lavoro sarebbero il nostro riferimento, il telegiornale sarebbe sempre alle 7.00 di sera con gli stessi giornalisti da più di 15 anni, non potremmo entrare in parlamento, ma ameremmo il nostro paese e nonno Mao che i nostri genitori ricordano ancora con la lacrimuccia negli occhi. La nostra prima preoccupazione sarebbe il gaokao 高考e forse dovremo preparare le valigie per fare la triennale a 1500 km da casa.
 
Non studieremo altro che teoria marxista e al 10 anno di lezione, non ci vergogneremmo di dormire in classe, non ci sarebbero lezioni di arte e musica, ma matematica e geometria a volontà. Non potremmo manifestare il nostro disappunto, non potremme scendere in piazza, ma non ce ne fregherebbe molto. Potremmo passare con rosso, fare retro marcia guardando in avanti e far finta che le strisce non esistano.
I nostri cani sarebbero mezzi pechinesi col musetto schiacciato e dal temperamento forte, non ci vergogneremo di fargli indossare scarpe e scarpette d’inverno e colorargli le orecchie in tutte le stagioni, d’estate gli uomini andrebbero in giro a pancia scoperta e dopo mangiato un bel rutto e passa la paura, saremmo orgogliosi della nostra cultura, guarderemo con sempre un po’ di dubbio e curiosità questi strani extraterrestri che hanno cominciato a popolare il NOSTRO MONDO.
 
(il futuro e il condizionale, cosa sono? Mah…) 

Corso di bioetica, giovani medici cinesi crescono

March 31st, 2008 by yilian

I corsi che sto seguendo mi sorpendono sempre. Un
po’ per la freddezza degli studenti un po’ per la pazienza degli
insegnanti. Un mondo al contrario, mi appare.

Sto
seguendo, connesso alla mia tesi di laurea, un corso di Bioetica
all’Università di Pechino. Quindi in classe ci sono generalmente due
insegnanti che propongono temi di discussione, riguardanti tanti
argomenti del mondo della bioetica. Dai casi clinici più semplici ai
problemi etici di difficile o impossibile risoluzione. Gli studenti
oltre a me, sono dei ragazzi, di 23 anni età media, di medicina. Lo
scrivo senza pentirmene, è svilente vedere dei ragazzi così giovani che
ragionano il più delle volte in termini di beneficio materiale o per
praticità immediata. Tutto questo poco si integra con un dibattito che
dovrebbe portare all’analisi dei perchè più complessi, del tipo: Cos’è
giusto per un essere umano? Cos’è l’individuo? La scienza quali
compromessi deve fare per rispettare l’uomo per se? Tutto questo viene
svilito da una autentica difficoltà nell’analisi, almeno il più delle
volte è così per molti studenti.

La praticità all’ennesima potenza e la pura o la poca familiarità nello scegliere con il proprio cervello. 

Quello
che vedo tutti i giorni sta mettendo in evidenza, ciò che ritengo siano
i problemi più importati per la sicietà cinese contemporanea:

L’educazione:
Gli studenti sono abitutati a sentirsi dire ciò che è giusto o cos’è
sbagliato, non a fare un ragionamento proprio. Sono abitutati a vedere
la legge scritta come la verità messa su carta, senza riflettere sul
senso del problema. Esempio: si parlava di madre surrogato, ossia di
quelle madri che prestano il proprio utero per riuscire a portare
avanti una gravidanza al posto di un’altra donna che non ha
l’opportunità di farlo, all’inizio della discussione nessuno o solo
pochi sono riusciti a vedere questo genere di pratica come un
pericoloso passo verso la commercializzazione del corpo umano, come un
pericolo. Parlando della legge sul figlio unico, nessuno è riuscito a
concepire l’avere uno o più figli come un diritto dell’essere umano.

Sono studenti che sono abituati a memorizzare, tanto forse anche troppo. Mi rattrista.

Il
sistema sanitario: Il caso in questione era questo se tu medico, di
notte in ospedale comune vedi arrivare una coppia con un bambino in fin
di vita, che fai? Tu medico, non pediatra? Cerchi di aiutare il piccolo
o consigli ai genitori di recarsi all’ospedale pediatrico più vicino?
Ovviamente la risposta di questi giovani cinesi di oggi, (so con
certezza che fortunatamente sono solo una piccola parte della
popolazione), bhe, gli eroi d’oriente, un po’ Ponzio Pilato se ne
lavano le mani. Non si azzardano a prendere una decisione che potrebbe
portarli a subire delle critiche da parte di superiori, o potrebbe
portarli ad assumersi necessariamente la responsabilità del proprio
operato. Si rifuggiano piuttosto dietro la legge, 最大法律, la legge
massima, come ha detto ieri una tipa che sta seduta dietro di me. Io
inorridisco. La proff alla lezione seguente ci fa vedere un
documentario su un medico il signor 王忠诚, che si distinse per il proprio
coraggio, audacia e umanità.

 Speriamo abbia effetto nelle menti studiose ma poco curiose dei giovani medici cinesi.

Scuola sperimentale dell’attore a Pechino

March 28th, 2008 by yilian

Sempre il solito caro amico mi chiama dicendo che sta arrivando in città una compagni teatrale italiana, ci sono i biglietti da andare a prendere all’ambasciata, vieni il 27, mi dice, ci sarà un dibattito tra gli attori italiani e cinesi  dell’Accademia di Treatro Tradizionele Cinese (NACTA).  Faccio del mio meglio per prendere il biglietto, anche se lo strano mondo dell’ambasciata a volte mette i bastoni tra le ruote, alla fine risolvo e ho il biglietto per il 27.

Arrivo nella periferia sud di Pechino, riconosco la scuola, ho già accompagnato lì una mia amica cipriota che faceva una ricerca sulle maschere nell’opera di Pechino. La scuola: facciata nuova mattoni rossi appena ricostruita appare un po’ fredda, fortuna è notte e il ricordo dei vari edifici si perde. Sono molto curiosa di quello che andrò a vedere, un po’ perchè mi manca il teatro. Da non esperta, mi manca sedermi sulle poltrone di velluto comode o scomode che siano e senza pretese intellettuali, farmi portare all’interno della commedia. E’ da un bel po’ di tempo che non mi capita di ridere a teatro e l’ultima volta che accadde a Roma, non ero solo io a sentire la mia voce, ma tutta la paltea rideva a crepapelle, anche le inibizioni degli spettatori erano andate via, tutto ad un tratto. 

Quindi, ecco lo spettacolo inizia, scenografia semplice sullo sfondo, un piccolo teatro sul palco, quelli che vedevo da piccola al Gianicolo la domenica, gli attori erano veri, non burattini questa volta, erano persone che rappresentavano il mondo di Pantalone, l’amico nemico di Arlecchino. La scuola sperimentale dell’attore. La compagnia, il vero teatro del burattinaio sul palco, colori finalmente vivi, caldi e tanti. Abbinati da mani sapienti che hanno vissuto in Sud America, luogo che ne sa molto di colori e vivacità intellettuale. Gli attori, giovanissimi recitano in un dialetto o del nord italia, non capisco nulla o quasi. Guardo i cinesi che come me non capiscono le battute in ritardo sullo schermo accanto al palco. Ma l’ultimo dei problemi è capire, comprenderne la trama. Mi prendono i movimenti degli attori, che parlano e si muovono con gesti accentuati e un po’ come il burattino, ripetuti. La comunicazione passa attraverso le mani, i piedi, i saltelli e l’abbassarsi del corpo, non c’è bisogno di parole, tutto quello che conta è la caricatura dei personaggi. Furbetti del quartierino dell’Italia di un po’ di tempo fa, con riferimenti anche ai furbetti di adesso. 

Consiglio a tutti di andare.

Per me è stato un po’ come vedere il burattinaio di una volta. 

 

 

Traduzione, è una questione di rispetto.

March 26th, 2008 by yilian
Il discorso è uno solo un lavoro fatto deve essere pagato. Per qualunque professione si tratti, è così.
E’ una soddisfazione personale e il giusto compenso per il tempo speso in quello che è la vita lavorativa. Una cosa è la vita lavorativa, un’altra cosa sono io fuori dal lavoro, insomma una cerca di essere un uomo, nel mio caso donna, completa, almeno è l’aspirazione.
Vabbè. Non divago. Dicevo, il lavoro, nel mio caso si tratta di traduzioni e interpretariato free lance, lo faccio con passione e con piacere. E’ un esercizio costante e mi vedo essere in tutti quei mondi in cui non sarò mai, cerco di far comunicare persone. Quello che voglio è essere pagata come è dovuto.
Molti sono gli interpreti e i traduttori, molto spesso italiani che si sottovalutano, che si svendono alla prima azienda e al primo imprenditore. Un giorno di lavoro, bhe, "c’è la ragazzetta che mi aiuta, le do un po’ di mancia…" normale. NO!! Non è normale.
 
Un po’ dipende dalla sfacciataggine delle persone che arrivano in Cina, pretendono di fare contratti milionari e durante la trattativa non fanno che offendere il partener cinese, arroganza di principio. Un po’ dipende da quello che sembra la Cina e il soldo cinese, ti mettono in mano due banconote e dicono, vabbè ma tu qui campi bene. E no, mio caro imprenditorucolo, quello che tu paghi è il MIO TEMPO, quello è che ti do. Passo una giornata con te, tra cene e baijiu, tra strette di mano e ristoranti di mezzo lusso, non perchè a me piace, ma perchè è LAVORO, e voglio essere pagata.
Una volta un tipo mi disse: "Bhe, vabbè non ti posso pagare il pattuito perchè nella traduzione ci sono dei tempi morti dove non parli, mica parli tutto il giorno…", a quel punto non mi sono trattenuta. Ho sentito la pressione sanguigna aumentare e la lingua a cominciato a girare a ruota libera e me ne sono andata scippandogli dalle mani il giusto pattuito.
 
 
Ma un po’ di autocritica la devo fare.
Noi più o meno grandi che ci arrabbattiamo qui, con questo mondo e questa lingua, difficile, spesso ci sottovalutiamo, spesso pensiamo di non essere all’altezza di questo o quello. Interprete per conferenza, paura e il solito discorso, la faccia ce la mettiamo noi. Questo è vero, ma un lavoro si può accettare o meno. Dal momento che mi metto in gioco, io valgo quello che dimostro di essere, non c’è imprenditore o soldo che tenga.
 
Questo è un po’ un appello, ad amici, vicini e non a non svendersi. A non dare la propria conoscenza, il proprio tempo a coloro che non rispettano la fatica, lo studio presente e passato. Quello è ciò che conta, il tempo. Oltretutto non abituare le persone che arrivano qui dopo nove ore di aereo e pensare che tanto con 50 euro trovano la ragazzetta che li aiuta, è no, mio caro. E’ una questione di rispetto, la ragazzetta si è fatta il suo bel culo nei suoi anni passati e in quelli presenti per assisterti.
 
Il tutto vale anche per le traduzioni. Uno mio caro amico, che stimo per la sua sincera passione e per il suo sorriso, mi disse che lo farebbe anche gratis. Bhe, ci sono numerosi libri di letteratura non tradotti, pensai, si può sbizzarrire così.
Ma non tradurre mille caratteri per 10 miseri euro.
Vi prego. E’ una questione di principio. 
 
 
 
 

I “forse non tutti sanno che” cinesi

March 25th, 2008 by yilian

Ma lo sapevate che il Qi Pao 旗袍,il vestito da donna tradizionale cinese non è cinese ma bensì introdotto dalla dinastia Qing, ossia dal popolo mancese?

I cinesi donne e uomini portavano una sorta di tunica detta Chang 裳, i pantaloni erano utilizzati dai guerrieri mongoli, soldati e cavalieri, i quali giustamente necessitano di indumenti adatti.

La famosa Kao Ya 烤鸭 piatto doc del turista a Pechino, quello tipico pechinese non è pechinese, ma bensì proviene dallo Shangdong 上冻?

Queste tre piccole pillole di conoscenza a modo di settimana enigmistica mi sono state raccontate a lezione. Come faccio da un po’ di tempo della mia vita, seguo corsi di cinese, varie università vari professori. Ieri spunta in classe questo piccoletto senza un dente davanti, un vero personaggio, maglione blu e una passione per la sua lingua. Il cinese. Dottorato alla Beijing Shifan Daxue 北京师范大学 in Cinese Antico, insegna, per guadagnare un po’ di soldi, a noi stranieri una materia che è una strana mescla tra cultura e storia della lingua cinese.

Penso sia sempre più difficile dividere tra cultura cinese e lingua, c’è un mondo dietro quei caratteri che se aperto con passione, piano piano sfogliato con velocità e a volte con umorismo, può solamente stupire.  La lezione in teoria potrebbe essere noiosissima, ma il tipetto, piano piano, con calma riesce a svelare quel mistero stratificato, fra semplificazioni e piccoli errori, tra il cinese antico e quello moderno, tra Taiwan e Da Lu, (la Cina "propriamente" detta). 

Io oggi felice come non mai di aver trovato, un vanitoso e un po’ nazionalista, giovane studente di cinese antico. Lo invidio un po’ il filologo, tra dizionari polverosi e mondi passati, un po’ autistico nei modi, ma pieno di passione. Magari tra due vita, la prossima ballerina di Tango, in Argentina.

Raccomandazione

March 25th, 2008 by yilian

Non posso non sponsorizzare questo altro blog:

impresentabile.net 

 

 

Propaganda e connesso stress

March 21st, 2008 by yilian
La questione della propaganda-censura mi sta
scocciando parecchio. C’è poco da fare, se cerchi on line in cinese
fatti, commenti e opinioni trovi il link ma il contenuto e’ assente, tagliato.
Pochi sono i forum a cui non è stata amputata la lingua ma sono quelli
del tutto inutili o dalle posizioni nazionaliste. Nei menadri della cctv, invece, i montatori,
registi e produttori, sono alle prese con la ricostruzione degli
eventi, che lascia a bocca aperta per la melodrammatica voce narrante,
ma questo e’ il minimo. Questo è il link, del gran premio di regia.
 
 
Ciò che mi irrita maggiormente non è tanto la
ricostruzione dei fatti, cosa che avviene in tutti i paesi, con tutti i
governi, (genova 2001, un esempio), ma la negazione del problema in sè.
Questo è ciò che più mi spaventa. Semplice, il Tibet è cinese e
i tibetani farebbero meglio a farsene una ragione. Il fatto che nel
tumulto di questi giorni vale davvero la pena ripromuovere questo
atteggiamento negazionista visto già in precedenza? 
 
Le voci indipendentiste si fanno sentire nel
Gansu, Qinghai e nella parte del Sichuan che confina con il Tibet e
conseguentemente è negato l’accesso ai giornalisti. A Pechino
l’Università delle Minoranze Etniche ha chiuso le porte ad ogni
straniero, chiunque volesse sbirciare o solo prendere in presto un libro nella
biblioteca viene gentilmente spinto altrove. Questo fa irritare chi viziato nella europa del 1980 è
cresciuto sapendo per certo che la libertà di movimento di un individuo è cosa scontata (come sono ingenua)
 
Ma una cosa sto notando mentre apro il Nanfan
Zhoumo, pagina della cultura, lì non si smette di parlare di religione,
di Tibet. Questa olta il protagonista del report e’ Lù Nan
che ha ritratto religiosi in preghiera e contadini tibetani per più di
8 anni e i suoi commenti sulla popolazione contadina, sul lato negativo
del progresso e della modernizzazione venuta dall’alto. Se ci fossero
più giornali che con delicatezza si azzardassero ad affrontare
l’argomento sarebbe tutto più stimolante.
 
Volevo segnalare un sito internet: polonews.info
il quale riporta testi tradotti diretamente dal
cinese, da giovani o più o meno giovani studiosi di Cina, in questo
periodo molti sono gli articoli sul Tibet. Perchè fidarsi bene (dei
commenti altrui), ma non fidarsi è meglio. Chi ha l’opportunità di
leggere in Cinese, lo faccia, non si impigrisca con traduzioni inglesi
o pareri altrui per poi poter parlare di Tibet.
 
Ho parecchie cose da dire e sono tutte un po’
confuse, vorrei nei prossimi giorni fare un piccolo riassunto sui vari
pareri presi dal web, adesso invece devo andare.
Sembra che il tempo, almeno per me, si sia fermato
con tutta questa storia tibetana. Invece devo: cercare la scatola per
il giradischi, c’è un mercato di cose usate, ho comprato un caldo e
analogico  record player. Poi se il raffreddore mi lascia in pace,
concerto del venerdì. Hardcore che fa bene alla salute, vorrei oltretutto abbracciare qualcuno che fa 29 anni, su cui la questione Tibet sta
lasciando segni di leggero stress. eheheheh.
 
A domani.