Vita olimpica (transenne)
Non capita spesso ma può
succedere ancora in città.
Nella capitale olimpica
traformata ad hoc per l’occasione sono stati emanati nuovi regolamenti che
temporaneamente limitano la libertà di ognuno. Ognuno nel nostro piccolo odiamo
un po’ queste olimpiadi anche se contemporaneamente ci facciamo prendere dai
giochi, scoprendoci momentanei tifosi del tiro con l’arco, o commentatori dello
scambio Nadal-Starace.
Le limitazioni continuano, e
tutti abbiamo nella nostra quotidianeità subito dei piccoli o medi traumi. Per
quanto mi riguarda quello che più mi infastidisce è la limitazione di entrare
in determinati luoghi, delle transenne, dei cordoni di plastica giallognola o
rossa che delimitano spazi, creano file, indirizzano le persone.
So che è solo un piccolo piccolo
inconveniente in confronto a ben altre limitazioni che regolano la vita dei
pechinesi, ma io mi trovo costantemente a sperimentare il controllo esterno, il
trattenimento da parte di quel qualcuno a cui non ti puoi imporre, abbozzi un
leggero stranimento, magari parli con il polizziotto che ti indirizza con uno
sguardo più o meno gelido, accenni tra te e te impropreri multilingua ma poi vai nella
direzione indicata. La logica appare spesso ignota, nel senso, scale che sarebbero assolutamente percorribili, no. Sbarrate da maledette linee rosse, che giorno dopo giorno mi irritano sempre di più.
Questa è parte della mia vita olimpica.
Tornando a casa, tardi, dopo una lunga giornata, nel condominio deserto, una donna accucciata attorno ad un fuoco bruciava fogli di carta. Commemorava un defunto, al crocicchio dietro casa. Nonostante le transenne la Cina mi continua a raccontare molto.