sul set (seconda parte)
Thursday, March 24th, 2011La scena e’ chiara, accanto a noi ci sono attori professionisti e si prenderanno cura di noi. In tutto in piscina siamo io, L, il mafioso capo attore di Taiwan, gran bel fisico per i suoi 45 o su di li’, un altro capo mafioso, pelato e pieno di tatuaggi veri con uno sguardo acuto, un altro X e un attore giovane giovane, bel sorriso da pubbllicita’, dimenticavo, c’e’ anche la bambola che non parla.
Siamo attorno al barbeque attorno al fuoco, la scena parte, da li’ ci spostiamo in piscina e io mi ritrovo nell’acqua fino alle tette, guardo dietro e vedo che le fanciulle del gruppo non si sono immerse nell’acqua, capisco il perche’ dopo 15 secondi: l’acqua non e’ calda, e’ bollente. Quaranta gradi almeno se non di piu’, mmm, comincio ad essere un po’ in panne. Le fanciulle si immergono anche loro, e comincia l’incubo dell’acqua calda.
Premessa non sono mai stata nelle terme cinesi, da piccola-giovane andavo spesso vicino Roma ma non ricordo un tale caldo, sudore e il cuore che dice, allarme allarme troppo caldo. Penso ce la faro’, tanto dura poco, devo stare tranquilla e uscire al piu’ presto dalla morsa del caldo.
Stiamo tutti nella stessa pozza e anche i cinesi che fanno tanto i gaggi cominciano a dare segni di cedimento, dopo 15 minuti di ammollo a 45 gradi siamo tutti esausti. La prima parte della scena e’ finita, tra schizzi nell’acqua, gente che ride e si diverte, tuffi e mani e braccia che si muovono, mentre il battito cardiaco aumenta e anche il fiatone, la pressione invece scende irrimediabilmente.
Il regista finalmente dice riposo e ci arrampichiamo tutti sulle rocce finte che dividono la pozza calda e da quella fredda.
Sullo scoglio vedo tutta la troupe indaffarata che continua il suo lavoro, accanto a me il mafioso pelato con i tatuaggi, non sembra aver subito troppo sconvolgimenti dalla temperatura dell’acqua. Il pelato mi guarda, io lo guardo. Io sono stranita, non vedo l’ora che finisca questa sorta di tortura, lui sembra fregarsene e da vero uomo comincia con i complimenti per gli occhi. Io lo ascolto e penso. Ma cazzo, che ci stai provando? Nel bel mezzo della tortura? Tra i 45 e i 50 gradi questo ci prova, non ci credo. E invece si. Mi prende la mano, io imbarazzata e appollaiata sullo scoglio finto senza via di fuga, davanti a me la pozza a 45 gradi accanto a me il pelato mafioso che mi illustra il suo tatuaggio di Spartaco, oddio, spero che rinizi subito la scena.
La scena riprende, altri schizzi, altro fiatone, il pelato mi prende in braccio e mi ributta nell’acqua, ho capito, questo vuol dire divertirsi. Ci fermiamo, questa volta e’ L. che cede. Come me, pressione bassa, giramenti di testa, ti pare che sveniamo in mezzo alla pozza mentre la troupe continua nel suo lavoro? No. Non puo’ accadere. Decido di ripiazzarmi sullo scoglio, comincio a dire parolacce in italiano, con il sorriso sulla bocca, in quanto e’ tutto un po’ ridicolo e assurdo. Il costume gepardato, la sensazione di cedimento, le gambe rosse, quasi lesse. L. si immerge nella pozza fredda, io ci metto i piedi e le mani. Aspetto che il cuore riprenda una pulsazione normale e poi si ricomincia.
Riusciamo a sgusciare tutti fuori dalla pozza, fuori fanno due gradi, ma con l’accappatoio e una giacca sopra non sento freddo, mi giro e vedo solo una persona ancora nell’acqua. L’attore di Taiwan che fa gli addominali sugli scogli mentre il set si prepara alla prossima scena. Ma ti pare? Addominali sugli scogli. Non ho parole. Ma sta bene?
Ci dicono che dobbiamo rientrare nell’acqua, il pelato mi prende di nuovo la mano, stavolta gliela lascio volentieri, ho paura di svenire. L’acqua brucia, e siamo tutti esausti. L’ultima scena, noi con i bicchieri in mano, brindiamo al mafioso capo, squilla il telefono, lui parla al telefono, urla e noi lo guardiamo attoniti.
La ripetiamo due volte ed e’ finita. Solo una bella doccia tiepida e poi asciutta verso la via di casa*.
*sulla via di casa, ho tempo di conoscere il pelato tatuato, si rivela una bella persona, un gran viaggiatore, mesi e mesi in Tibet, Nepal e Yunnan, sono curiosa e lo ascolto, le parole di un quarantenne che non vuole responsabilita’ e ha paura di affrontare se stesso. Spera di ripartire presto, io da parte mia gli auguro, un altro ennesimo buon viaggio.