Il suono perduto

 

Una volta sono stata in India. Esperienza forte, come non mai, un paese che ti prende alla gola e alla pancia e non puoi fare a meno di aggrottare le sopracciglia o di spalancare gli occhi alla vista dei colori.

Tutti i sensi del mio corpo sono stati avvolti da quel paese. Per amore ho registrato i suoni dell’India, mi chiedo dove sia ora quella cassetta. Solo suoni, suoni diversi da quelli del mio paese, suoni gracchianti e acuti delle voci della gente, nei piccoli ristoranti e dei mendicanti. Degli artigiani e dei loro attrezzi. Andavo in giro con un piccolo registratore, quello piu’ analogico che esista al mondo, con un nastro all’interno e registravo. Ho anche registrato il suono della montagna a dolangi nell’Himachal Pradesh.

Anche a Pechino, c’e’ chi registra i suoni del passato che andrebbero irrimediabilmente perduti. Questo e’ qualche cosa che accomuna ogni essere umano, cio’ che ascoltavamo in passato e caratterizzava una professione, (l’arrotino e l’ombrellaio), una scadenza (campane, campanelle, trilli), vengono meno. Rimpiazzati dal digitale o scomparsi definitivamente.

Ecco perche’ segnalo The lost sounds of old Beijing. Ascoltate!

 

 

 

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