Beijing-Wuhan Andata (Parte Prima)
Tuesday, December 23rd, 2008
I propositi erano due, della stessa importanza, con la stessa curiosita’.
La
citta’ quella che mi ospito’ tempo fa, con gi stessi ponti, con il
fiume infinito che vide sorgere la Cina, con la nebbia e con il freddo
che entra sempre nelle ossa. (ma chi e’ di li’ non ci fa piu’ caso o
sopporta come ogni cinese)
Premessa non c’e’
nulla di piu’ stimolante che far incontrare delle persone che possano fondere qualcosa di sentito, mi piace vedere come funzionano menti
simili e variegate che si incontrano, che hanno punti su cui
confrontarsi e scambiare, che necessiatano l’uno dell’altro per
completarsi, per almeno quell’effimero momento. Mi piace
trovarmi a tavola con amici di sempre e vederli scherzare con
conoscenti di poi, affino l’udito per seguire i discorsi e le parole, i
movimenti e i brindisi improvvisati.
Questa volta
l’incontro e’ avvenuto tra singole persone intanto. M, un fervente
idealista e S, un genoano in fuga. Il tema in comune una ricerca in
ambito universitario su Indymedia. Come spettatori eravano noi,
arrivati dopo 14 ore di treno da Pechino, con facce da voglia di
caffe’, e una platea cinese, la maggior parte studenti di master in
giornalismo, svegli da minimo 3 ore che pazienti e seduti aspettavano
il relatore. Appena mi siedo gia’ stanca per la corsa fino alla
sala/conferenza una tipetta con occhiali penna in mano e una gran
voglia di sapere mi chiede "Mi spiegheresti la divisione dei partiti in
Italia? Quanti partiti ci sono e le coalizioni" Io la guardo, abbozzo
un sorriso mentre imploro caffe’ a me stessa, e le rispondo, "Sai che
cos’e’ stata la Democrazia Cristiana?" Decidiamo assieme di riparlarne
dopo la lecture.
Comincia il tutto, il genoano e
l’idealista accanto all’altro, si apre con "vorrei chiarire che…" un
lungo excursus per spiegare da cosa e’ nata Indymedia, per arrivare a
spiegarne il concetto chiave. Quello di cui avevo paura erano i
particolari, entrare troppo nel particolare della faccenda avrebbe
confuso, l’importante era spiegare il messaggio, il concetto di base,
la volonta’ di essere il media stesso e di non subirlo.
Rifletto
molto in questo tempo sulla societa’ cinese e nel suo modo paternalista
di essere, nel modo in cui il cittadino si aspetta di essere servito
dallo stato e dell’abitudine ad esserlo stato. Mi sono chiesta se il
messaggio di essere attivi e partecipativi possa funzionare qui in
Cina, non per problemi di censure varie, togliamo un attimo questo
discorso, ma direi propriamente per l’indole che faccia si’ che le cose
si muovano come IO desidero, e non come
lui-stato-padre-marito-capoufficio voglia che sia. Oltremodo l’essere a
compartimenti stagni di molti cinesi fa si’ che chi fa musica fa solo
musica, ha casa e sala prove a distanza di 50 metri l’uno dall’altro,
chi studia studia studia e solo studia, chi lavora lavora lavora e
ancora fa straordinari, il piu’ delle volte non pagati. Essere completi
vuol dire specializzarsi si’ ma anche apportare alle proprie competenza
un qualcosa che esuli dalle stesse che dia un tocco diverso, che possa
aprire la mente, questo, generalizzando all’estremo i cinesi non lo
hanno affatto.
Allora, Indymedia viene ricepita
bene, vengono fatte domande concrete e non come sogni urlati da
altoparlanti in piazze mezze affollate. Poi e’ stata la volta di
Serpica Naro e qui, il genoano ha fatto parlare il video, le immagini
chiare ed intriganti, i volti della platea affascinati.
Tutto si conclude con un pranzo, due professori, noi definiti banda dei quattro, W.E e M.
Il
pranzo comincia con un succo di mais, cazzo penso io, ma un caffe’, poi
cominciano le presentazioni, il parlare cinese e inglese, tradurre per
poi riprendere a parlare inglese. Gli argomenti sfuggono dalla bocca,
si parla di grandi temi, democrazia, occidente e oriente, l’importanza
dei media, di platone, delle idee e della loro supremazia sull’uomo,
dell’essere individualisti alla cinese, o collettivisti alla
western-style, o forse viceversa.
Comunque tutto
questo, utile spero sia stato, sicuramente mi ha dato spunti di
riflessione significativi, un modo per riabbracciare stretta stretta M,
e per assaporare ancora una volta il cibo cucinato anche un po’ per me.