Una lettere di un padre. Luciano Di Natale.
Per un momento fermiamoci, riflettiamo e:
– Immaginiamo che gravissimi danni cerebrali, riportati a seguito di un forte trauma cranico, ci costringano a stare giorno e notte a letto oppure in una sedie a rotelle, senza avere la possibilità di vedere e di sentire le voci dei nostri cari e di cacciare via una mosca dal viso perché incapaci di muovere anche un dito.
– Immaginiamo
di non riuscire a trattenere l’urina e le feci e di sentirci voltare e
rivoltare da mani esperte sul letto ogni tre ore per il cambio del
pannolone come quando eravamo bambini , di non poter mangiare nulla
perché non riusciamo a deglutire , di non riuscire a bere perché
l’acqua andando in trachea ci farebbe soffocare, di sentire i liquidi
invadere lo stomaco tramite un foro fatto nella pancia.
–
Immaginiamo di avere un tubo inserito nella gola che ci consente di
respirare ma che ci provochi, quando tossiamo o starnutiamo, dolorose lacerazioni alla trachea.
– Immaginiamo di avere passato tre
mesi in una sala di rianimazione con forti crisi epilettiche e di
esserne usciti con gli arti deformati per la lunga immobilità e poi di
avere fatto degli inutili viaggi della speranza ( con i nostri cari) in Italia o all’estero.
– Immaginiamo di essere stati sottoposti a tre interventi chirurgici ai polmoni a causa di forti difficoltà respiratorie.
–
Immaginiamo di essere assistiti intere nottate in casa, trasformata in
corsia ospedaliera, dai nostri cari che cercano di evitare che ci
possiamo mordere le labbra o la lingua, che ci
favoriscono la respirazione utilizzando ventilatori, apparecchi per
l’aerosol e aspiratori che, continuamente, tirano fuori, attraverso
lunghi tubi, le secrezioni che ostruiscono i bronchi e le vie respiratorie .
Immaginiamo poi, come aggravante, di abitare in una regione d’Italia, la Sicilia, dove le strutture di riabilitazione per postcomatosi sono del tutto insufficienti e dove le famiglie sono costrette a salti mortali per la riabilitazione dei loro malati e dove devono lottare, continuamente, per ottenere i diritti che invece hanno i cittadini di regioni più virtuose.
– Immaginiamo di non avere speranze di guarigione o di una vita umanamente accettabile.
Accetteremmo di vivere una vita così oppure
, se potessimo farlo, rifiutare le “ buone” intenzioni dei medici che
ci vogliono dare per < elemosina> una vita di stenti e dire:
No grazie io non voglio la vostra elemosina, non voglio che sia violata la mia dignità!
Facciamo SILENZIO e RISPETTIAMO Eluana.
RISPETTIAMO il dolore di un padre che con grande dignità ha lottato e lotta per il bene di Eluana.
Smettetela
con le televisive crociate delle bottiglie d’acqua al Duomo di Milano
perché le indulgenze non sono più garantite ed è improbabile che il promotore di tali pellegrinaggi sia dichiarato “santo subito” (magari come< grande santo protettore> dei giornalisti).
Chi scrive è il padre di una ragazza di 25 anni in
stato vegetativo persistente da due anni e mezzo, a causa di uno shock
anafilattico dovuto all’ingestione di una polpetta di carne trattata
con sostanze nocive, che una mano incosciente aveva aggiunto nel tritato, per guadagnare qualche miserabile euro in più.
Mia figlia ed Eluana sono doppiamente sfortunate perché oltre ad avere le loro giovani vite spezzate, non hanno potuto rifiutare l’uso della “tecnologia avanzata” delle sale di rianimazione per chiedere di morire secondo natura .
I
medici delle rianimazioni, avendo a disposizione apparecchiature
tecnologicamente avanzate, sono in grado di strappare alla morte molti
pazienti sottoponendoli a tutte le cure possibili, anche se consapevoli
della loro inutilità e delle conseguenti sofferenze .
Spesso l’esito di un coma degenera in uno stato vegetativo; di esso dice la letteratura scientifica: < E’ il più controverso disturbo della coscienza; è un fenomeno moderno, prima sconosciuto, prodotto delle rianimazioni e delle terapie intensive. Chi è in questo stato reagisce agli stimoli dolorosi e non è in grado di attivare la masticazione, la deglutizione ed è del tutto incontinente>.
Io dico che lo stato vegetativo che non è vita ma non è nemmeno morte è mostruoso,
(un frutto della medicina del 2000). E’ un ibrido di vita e, simultaneamente, di morte.
Non è accettabile umanamente questa degenerazione della medicina.
Penso
che se si facesse un referendum in Italia, dopo una vera informazione,
il 95 % degli italiani (il resto sarebbero fondamentalisti religiosi, o
masochisti, o disinformati) voterebbe per il testamento biologico .
Per quanto ho detto, ecco perché il padre di Eluana, costretto a difendersi dagli attacchi
virulenti che arrivano anche dai vescovi in trasferta oltreoceano, parla di ” natura
violentata “.
E la stessa cosa avrà pensato Papa
G. Paolo secondo, quando rifiutò il sondino per l’alimentazione,
chiedendo di “lasciarlo andare alla casa del Padre” (come ha scritto in
un libro il suo segretario). Se i medici rianimatori ( di altissimo
livello) non avessero rispettato la sua volontà, con i loro strumenti
di “tecnica avanzata” avrebbero mantenuto in vita il Pontefice chissà
per quanto tempo e, probabilmente, potrebbe essere ancora vivo.
Il
Papa , persona intelligente, lo sapeva che il “ rifiuto” delle terapie
medico-chirurgiche, anche quando conduce alla morte, non può essere
scambiato per eutanasia.
Il malato ha il diritto di scegliere che la malattia segua il suo corso naturale .
E facciano religioso silenzio quei preti con i loro sagrestani che contestano la giusta sentenza dei Giudici di Milano che hanno dimostrato equilibrio e grande umanità .
Probabilmente tali Giudici hanno pensato alla “vita dell’individuo”,a cui compete la capacità di discernimento e libero arbitrio .
Nella sentenza c’è il rispetto per l’uomo. Il rispetto per Eluana.
Ho l’ impressione che invece una parte del clero ami di più la dottrina consolidata piuttosto che l’uomo. Questo è’ un problema interno alla chiesa cattolica e spero che sia dibattuto in modo approfondito in quanto essa ha una grande influenza su molte fasce della società e della politica italiana.
Anche Eluana non avrebbe mai accettato quella innaturale condizione in cui si trova.
Noi, persone libere, non abbiamo
motivo di dubitarne come invece, maliziosamente e faziosamente, fa
qualche nostro concittadino alle vette della politica.
Ed ha ragione il Presidente della Consulta di Bioetica ( Maurizio Mori) quando
dice: “Eluana ha scelto che non avrebbe voluto vivere da vegetativo
permanente, ed e’ giusto rispettare la sua volonta’. Si può dissentire,
ma e’ bene moderare i toni nel rispetto delle diverse convinzioni e
degli opposti valori.
E facciano silenzio tutti , soprattutto quei politici che con l’uso quotidiano dei mass-media si ergono ad arbitri e custodi della vita.
Penso
che, da loro, Eluana è trattata come un mezzo per difendere la loro
morale che vorrebbero imporre a tutti e tremo all’idea che possano
discutere e legiferare su di una materia tanto delicata come il
testamento biologico o altri problemi di etica .