Un anno fa circa, ho intenzionalmente preso in prestito (a lungo termine) un documentario di un regista cinese, dalla casa di Federica, il titolo del doc. è 好死不如赖活 hao si buru lai huo (Live is better than die*). Il primo documentario della mia vita che non sono riuscita a finire di vedere. Le immagini scorrevano lente e la vita in una lontana campanga cinese sembrava essere infinitamente lunga. I protagonisti sono i membri di una famiglia, la madre gravemente malata. L’incubo dell’HIV su più di un’ora di report. Infito il dolore, quando la telecamera fissa inquadra la morte nel volto della donna, mentre i bimbetti a sedere nudo giocano nel fango davanti casa. Lo consiglio a tutti coloro che vogliono vedere la Cina girata da un bravo regista cinese, che non giudica ma lascia parlare le immagini. Troppo forte la tentazione sarebbe per un occidentale addentrarsi nel tema della censura cinese, dei malati incapaci di curarsi e dare così l’ennesima (finta) lezione di comportamento e di buone maniere alla terra di mezzo. Lo sguardo di un cinese che vede la sua società malata non è meno critico, anzi.
Lo stesso regista, il signor 陈伟军 Chen Weijun ha girato un altra piccola parte di società. E ditemi voi se non ha ingegno. Il film si intitola
Please vote for me, i protagonisti questa volta sono dei bambini cinesi di una scuola elementare alle prese con l’elezione del capoclasse. Non dico altro.
Solo un’altra cosa, quest’ultimo film fa parte di un progetto niente male:
why democracy .
Credo sia il momento giusto per riflettere anche noi, cosiddetti membri delle democrazie occidentali sul vero significato di demos (popolo) e Kratos (potere).