Archive for the ‘Sotto il cielo’ Category
Tips for visa
Sunday, May 25th, 2008
Forse forse io ho risolto, il problema visto sembra avere una conclusione, ma continuo ad incrociare le dita, toccare ferro, qualsiasi tipo di scaramanzia…
Qui un articolo che potrebbe portare chiarezza
Intanto sebbene la situazione sia complessa e poco chiara, continuo a sottolineare che quello che stiamo vivendo noi stranieri qui in Cina è nulla in confronto ai nostri omologhi in Italia, ossia non vorrei mai essere nei panni di un immigrato cinese in Italia. Dai racconti di amici cinesi residenti a Roma, file inimmaginabili in questura parecchie volte alla settimana, attese di ore dalla mattina presto, mazzette a questo e a quello, soldi tanti soldi.
Noi, da qui, un po’ piu’ fortunati, continuamo a lamentarci, chiacchiere da salotto che sanno un po’ di borghese del 20esimo secolo. Malediciamo i cinesi per la confusione, ma chi fra di noi deve subire quello che un nigeriano o un filippino subisce in europa, magari non tutti, fortunatamente c’è anche chi se la passa bene, ma davvero noi immigrati in Cina non sappiamo nenache lontanamente che vuol dire essere un immigrato in occidente. Chi ringraziare? La fortuna, essere nata da quell’altra parte del mondo? Mah.
A presto.
Candele a Gulou
Thursday, May 22nd, 2008A Pechino quello che mancano sono le piazze, luoghi in cui fermarsi dove non si procede piu’ in bicicletta, ma si sta, si ozia e si fuma una o piu’ sigarette. Luoghi tondi con fontane annesse, spazi con gradinate, gran parte dell’europa rinascimentale e’ racchiusa nelle piazze e nelle piazzette.
In Cina, no, in Cina non ci sono piazze, ci sono rotonde constriute da pochi anni, a Pechino c’e’ Tiananmen, che sebbene sia considerata la piazza d’eccellenza, dalle sensazioni che mi provoca mentre ci passo, e’ difficile per me considerarla una piazza vera e propria, troppo grande e dispersiva, e poi non ci si "sta" a piazza Tiananmen…
C’e’ una piccola eccezione che conferma la regola a Pechino, tra le due torri del tambuto e della campana, 鼓楼 c’e’ una piccola piazzetta, un piccolo spazio dove le persone del quartiere si riuniscono, dove i bimbetti giocano con voci acutissime, dove i ragazzi si siedono per terra e bevono birra, dove finalmente si STA e ci si incontra. Quindi a tutti gli appuntamenti a gulou sono felice di andare, per sedermi sul gradino, per chiacchiere in liberta’. Di sera, forse, ha ancora un fascino maggiore, di giorno i turisti la popolano e i riscio’ del 2008 che portano a spasso i biondi americani sono tanti e troppo rumorosi, i pulmann la occupano, quindi il momento migliore per affacciarsi e’ sicuramente la sera:
Ieri sera, cena con un’amica li’ nei dintorni e poi eccomi con 4 amici sul gradino a parlare.
Yangque e’ appena tornata da Chengdu 成都 con un peso dentro infinito, notte insonni in albergo al 15esimo piano con ancora le scosse di assestamento che non la lasciavano un minuto libera. Lei comincia a raccontare noi tre a guardarla senza aprire troppo bocca, semza riuscire a sentire profondamente quello che lei ha visto. Penso che alcune cose si’, si possono empatizzare, ma vedere con i propri occhi macerie, soccorsi, strade distrutte persone senza casa, pianti a dirotto senza riuscire a fare neanche una foto, perche’ non e’ il momento, e’ quache altra cosa. Vedere con i propri occhi e’ diverso. Ci vuole davvero coragggio per fotografare la distruzione, ci vuole freddezza per fermare in un’immagine un turbine di sensazioni di profonda tristezza. Quindi sentire dalla sua voce i racconti ci ha fatto ammutolire. Brividi nel nominare i bambini morti sotto le macerie, brividi nel nomirare quell’uomo a cui la telecamera ha tenuto l’obbiettivo puntato per riuscire a riprendere il savataggio, invece si e’ trasformato in una morte in diretta, l’obbiettivo ha filmato la morte di un uomo. Racconti che non si riuscivano a fermare, lei con il suo bisogno di sfogarsi, noi con sguardi bassi ascoltavamo.
Ad un certo momento nel lato piu’ lontano da noi della piazza, un gruppo di persone cominciano ad accendere molte candele, le dispongono e chiudono gli occhi, mani sul cuore, ancora il pensiero di tutti noi va a tutti gli uomini, donne e bambini morti nel terremoto.
Lutto e-o nazionalismo (alla cinese)
Wednesday, May 21st, 2008Outside Beijing (43 km)
Tuesday, May 20th, 2008
E’ stato tutto
detto in due tre frasi, da un momento ad un altro il sorriso sulla mio volto e
via fuori Pechino.
Side car, il
mezzo di trasporto che mi ha portato fuori città. La prima volta con grandi
occhiali da sole, gonna colorata, mancava solo il fazzolettino al collo e mi
sarei sentita completamente nella metà
degli anni 50.
La meta: huairou 怀柔, distanza 43 km da Pechino, via verso nord.
La prima cosa che
scompare sono i palazzi alti, le strade ampie rimangono sempre, i kilometri
passano in fretta e finalmente anche l’aria cambia. Fresca, leggera. Ai lati
montagne non alte, flora diversa dal mediterraneo, rivedo un nonsochè di Tailandia,
ma solo lontanamente in quelle fronde spelacchiate che fanno da contorno e
segnano il profilo dei monti.
Tutto verde,
prendiamo una strada di campagna e ecco mi sento fuori dalla città.
Penso alla
campagna romana, penso a Laura e alla sua casa, continuo a guardarmi attorno.
Svoltiamo a destra per una strada sterrata al lato di questa un lago, un grande
lago, mi dice "si può nuotare, l’acqua è pulita", io continuo solo a
sorridere, il bagno al tramonto purtroppo è stato messo da parte ancora freddo
e il lago è circondato da una rete.
Mi chiedo cosa
sia l’edificio di fronte a me, un grosso telescopio, un centro di ricerca, ed
ecco un omino che ci fa scavalcare e che ci illustra il prestigioso centro di
ricerca sul sole, il grosso telescopio fotografa in continuazione la madre di
tutte le stelle.
L’omino invece,
fotografa con una macchina fotografica tedesca il tramonto, il sole, cidice,
impiega solo due minuti a scendere tra le montagne, bisogna sbrigarsi.
Di nuovo per
strada, fame e ormai luna quasi piena.
Proposta di
mangiare pesce. Ben venga il pesce crudo e cotto. Bacchette cinesi in un
agriturismo cinese, finalmente sono fuori Pechino.
Questi giorni
Thursday, May 15th, 2008Terremoto alla luce di oggi
Tuesday, May 13th, 2008Terremoto
Monday, May 12th, 2008Io a Pechino non ho sentito nulla, altre persone in città lo hanno avvertito ma soprattutto chi era in piani alti di palazzi, personalmente alle 14.28 di oggi, ora in cui nella provincia del Sichuan si è verificato il terremoto, ero intenta a riflettere sugli ultimi eventi che trascinano la mia vita. Di fronte al computer con Matthew Herbert in sottofondo.
Mamma e amici, state tranquilli sto bene.
Per gli altri, aggiornamenti su xinhua
Periferia
Monday, May 12th, 2008solo una piccola roccaforte, ma non siamo più nel lontano medioevo,
almeno non qui. Quindi periferie si snodano dalla bella signora
(termine che rende l’idea di Pechino), da sud a nord, circordano il
sesto anello. Sento persone parlare, di come siano pericolose, da non
passarci di notte, ma sul fattore sicurezza, ancora in Cina mi sento
più sicura, se paragoniamo il tutto ad un Parigi periferica notturna, o
solo anche una Roma zona Salaria spinta.
affascinare, per i personaggi, per le strade immense che mi sono vista
attraversare in motorino in fretta a 15 anni e da più grande in
macchina. I palazzi giganti, mi sembravano quelli che raggiungevo a 20
kilometri da casa mia nel 95, strade ampie e una tristezza di
sottofondo circondava la zona. Nel concetto di periferia rimane ancora
quel pregiudizio amaro, di desolazione e solitudine, di volti rapiti da
troppe canne, o di grossi cani al guinzaglio. Incuriosita da quei
luoghi lontani, mi sono sempre incamminata per i le campagne adiacenti
alle periferie, seduta a guardare le mille finestrelle dove sono
racchiusi mille e più persone, che guardano la televisione forse
l’ennesimo programma platinato o forse un’altra porcata che ci riduce a
sempliti telespettatori acritici.
sempre più radi prendo l’autobus e mi lascio finalmente alle spalle il
Moma, un complesso di edifici ad innumerevoli piani con case di lusso,
laghetto interno, tutto permeato da solitudine, grigiore e
estraniamento. L’autobus procede sempre avanti, accanto a me gente di
Pechino, chi ha lavorato fino alle 19.00 e si addormenta sul finestrino
imbevuto di vapore, data la pioggia che continua a battere
ininterrotta.
palazzi della città, negli enormi palazzoni che saranno uno degli
esempi della nuova Cina del 2008. Mocassini trasformati in scarpe da
lavoro e mani grandi per quei piccoli uomini che provengono dal sud
della Cina.
città, nuovo spazio. Frequentatissimo come al solito, traffico e
semafori, gente ovunque, sempre Cina, ma non la bella signora a cui
sono abituata. Lui mi aspetta in moto all’incrocio dall’latra parte
della strada, faccio zigzag tra le macchine per raggiungerlo, sono
contenta di vederlo. Salgo e via verso l’interno della periferia.
Strade sterrate e o male asfaltate, la pioggia continua a sbattere,
mentre ci sono anche campi attorno, verdi. Mi lascio trasportare mi
metto il cappello in testa e mi continuo a guardare attorno, un piccolo
quartiere, fatte di casette grigie piccole, di quelle che si trovano
nei piccoli paesotti cinesi, niente di speciale, sono contenitori per
persone, ristoranti che cucinano a poco prezzo, grossi cani randagi,
bimbetti che corrono ovunque, carretti che sfornano frittate di uovo e
cipolla.
Zhongnanhai 中南海
Wednesday, April 30th, 2008Adesso uno dei luoghi più segreti della terra, segreto perchè immensamente protetto, mura e controllo.
Il quartier generale del partito comunista cinese, o meglio, a dirla così sembra strano, le residenze e tutto l’amabaradan annesso delle più grandi personalità del Partito comunista cinese sono raccolte in quel che qui si chiama Zhongnanhai 中南海. Accanto a Tiananmen e alla città proibita, un proseguimento di quella dinastia ininterrotta che si rifugia come sempre nei palazzi. Con google.earth si può dare una sbirciatina dall’alto, si vedono abitazioni, un grande lago e un’isoletta. Cosa darei per fare una passeggiata dietro quelle mura, solo un giretto magari tra le residenze dei magnifici nove, i "member of standing committee of political bureau" o accanto alla sede che ospita il comitato centrale. Immagino sale ampie e imponenti, tappeti di velluto e tavoli di legno massiccio, un’aria di austerità, ma anche di delicatezza intima nell’animo di tutte le più grandi dinasti cinesi. I tecnocrati-ingegneri, che sono le personalità più importanti del partito comunista cinese, "vivono" lì tutti insieme. Ma ti pare? Penso da un po’ di tempo. Vivere protetti tutti insieme coperti dallo stesso muro di cinta. Non è che si preoccupano come in passato dei veleni messi appositamente nelle pietanze e nelle medicine? Non ci saranno mica concubine e pranzi luculliani, o arpe cinesi che suonano al passaggio dei magnifici 9. Chissà, non mi stupirei.
Fatto sta che ci sono stati periodi della storia cinese in cui Zhongnanhai era aperto al pubblico, biglietto di entrata e via all’interno di quella che adesso è la vera città proibita.