Han Shaogong, opinione…
Xia: Qual’è la tua opinione riguardo le critiche fatte da Liu Xiaobo nei confronti della scuola della Ricerca delle Radici? Sei d’accordo con lui?
Han: Noi siamo d’accordo sia con lo spirito ribelle e l’urgenza emotiva con cui Liu Xiaobo critica la tradizione feudale cinese, sia anche con alcune particolari idee. Tuttavia se la critica del feudalesimo orientale implica la negazione di tutta la cultura orientale, anche la critica del feudalesimo occidentale dovrebbe comportare la negazione di tutta la cultura occidentale. Se si critica l’oppressione della religione sugli uomini si dovrebbe forse cancellare tutta l’arte religiosa? E’ troppo semplicistico. Volgersi al passato alla ricerca di argomenti può sembrare una regressione spirituale, ma in reatà è ben altra cosa. L’arte del rinascimento europea si ispirava per lo più alla mitologia greca e romana, ma serebbe difficile definirla un movimento retrogrado. Inoltre, parlando di letteratura si possono usare parole come “evoluzione” e “regressione”? Se non si comprende che la visione utilitaristica e quella estetica sono due differenti criteri di valutazione e si pretende che la letteratura sia funzionale e utile, anche se facessimo uso di un utilitarismo estremamente moderno per unificare tutte le letterature, questo non sarebbe “moderno” in sè e sarebbe lontanissimo dai modelli del pensiero moderno pluralistico.
Un altro errore di Liu Xiaobo lo compie riguardo la filosofia: manca soprattutto di comprensione per la filosofia orientale. Dice che la cultura cinese è “fondata sulla ragione” e per questo deve essere completamente abbandonata, ma anche a non voler considerare i suoi esagerati pregiudizi nei confronti della ragione, resta il fatto che le sue critiche sono valide esclusivamente per i confuciani. La filosofia taoista e quella Zen sono da sempre fondate sull’irrazionale. La cultura tradizionale cinese era esteriormente confuciana ma nteriormente taoista e buddhista: Confucio e Mencio per governare, Buddhismo e Taoismo per coltivare lo spirito. I concetti di relatività, totalità e intuizione, propri della filosofia taoista e buddhista fanno ancor’oggi parte del tesoro del pensiero umano. I cinesi che li conoscono sono pochi, gli occidentali in grado di comprenderli ancora meno; solo grandi menti della cultura come Einstein, Leibniz, Bohr, Prigogine, Heidegger ed altri hanno ammirato. Ora noi dobbiamo studiare perchè mai questa saggezza sia diventata un vuoto ed inutile oppio dello spirito e nella Cina moderna e come mai il filoso Zhuangzi sia diventato lo Ah Q di Lu Xun. Quando avremmo risolto questo problema, questi aspetti negativi si tramuteranno in aspetti positivi. Penso quindi che non sia necessario punire Zhuangzi solo perchè la Cina ha prodotto un Ah Q, nè si debba provare un senso di inferiorità di fronte tutto e tutti.
Liu Xiaobo estende il leggittimo desiderio di modernizzazione politica e sociale fino a farlo diventare una richiesta di totale occidentalizzazione della cultura. Questa è un’ossesisone, una perniciosa infatuazione. Fino a che punto si può ammettere la sua affermazione “Tutta la cultura tradizionale cinese è feccia”, vuole forse che un miliardo di cinesi abbandonino la lingua cinese per una lingua occidentale? Dubito che siano queste le sue reali intenzioni; credo che egli si avvalga di tali esagerazioni solo per dare maggiore enfasi alla sua voce, non dobbiamo prenderlo quindi troppo sul serio.
Tratto da Ventitrè testimonianze autobiografiche, Scrittori in Cina a cura di Helmut Martin, Helen Xia intervista Han Shaogong, scrittore del primo periodo anni 80 il quale ricerca l’arte poetica all’interno di quelle che sono le radici della propria cultura, scavando fino alle proprie orgini.