Domani e’ un altro giorno
Monday, May 16th, 2011Mentre ascoltavo le sue parole soffrivo per l’ennesima volta del mio status di un po’ capisco un po’ no.
E’ vero mi affido alle sensazioni e a quello che lascia un’intero discorso, mentre continuo ad ascoltare imperterrita. Avrei voluto essere davanti ad un camino, con la traquillita’ nel sapere che comunque il tempo scorre senza che ci sia un colpevole e senza avere la sensazione di star perdendo qualcosa. Quando parlo la mia lingua, mi trovo sovrappensiero una marea di volte, l’interlocutore spesso non se ne accorge, succede a tutti, e quindi aggettivi, avverbi, quello che rendono colorato un passaggio anche se si perdono risuonano tra le orecchie e vanno dritti da qualche parte, per cui comunque posso affermare che rimangono li’, ci sono.
Quando parlo in na lingua che non e’ la mia, ho un’attenzione tripla per non lasciarmi sfuggire quello che naturalmente non riesco ad afferrare, mille le ragioni: il mio vocabolario ancora troppo scarno, la ricchezza della lingua cinese, i giochi di parole, le battute, l’accento dell’interlucutore, che ovviamente non e’ una macchina (o un presentatore televisivo, che quasi quasi sembrano tutte macchine dal perfetto mandarino)
Piu’ l’argomento mi interessa e piu’ mi sento frustrata per non riuscere ad esplicitare il mio pensiero in forma matura. Leggo tanto in questo periodo e so che dovrebbe aiutare, ma so perfettamente che alcune sfumature sono sottopelle, e la mia e’ una pelle diversa, piena di nei, di ricordi che non lasciano il mar mediterraneo e la Sardegna. Riflettono una cultura che si distanzia anni luce, sovrastrutture? Forse.
Ho sempre ritenuto gli uomini simili per cio’ per cui vale la pena di vivere, ossia poche cose ma fondamentali e forse basterebbe questo per non farsi’ che prevalga la frustrazione becera. Ma cazzo, mentre lui sfoderava storie, racconti, immagini, metafore, non riuscir a cogliere interamente la tavolozza dei colori continua a lasciarmi dentro insoddisfazione.
Manana es otro dia, ma non potevo andare in Argentina, chi me lo ha fatto fare?