Parole sante

 

Non c’è consorzio economico, fabbrica automobilistica o industria petrolifera che rendano quanto il commercio dell’informazione. E’ il business più redditizio in assoluto. Che cosa ne consegue? Che mentre, un tempo, a capo dei giornali, delle emittenti televisive o radiofoniche c’erano dei redattori  pieni di passione che combattevano per qualcosa, oggi non ci sono che uomini d’affari. Persone che non hanno, nè vogliono avere, niente a che fare con il giornalismo. Dalle mani di persone che lottano per la verità, l’informazione è passata in quelle di uomini d’affari preoccupati non che l’informazione sia vera, importante e di valore, ma che sia attraente. Oggi, per potersi vendere bene, l’informazione deve essere un prodotto in una confezione di lusso. Il passaggio dal criterio della verità a quello dell’attrattiva rappresenta la grande rivoluzione culturale di cui tutti noi siamo testimoni, i partecipanti e in parte, le vittime. Il caporedattore non chiede se una cosa sia vera, ma se sia vendibile e procuri la pubblicità che gli dà da vivere. I grandi media spostano la nostra attenzione dalle cose importanti ai problemi tecnici: chi lo fa prima, chi ci mette più colore, chi lo fa in diretta, chi in virtuale, chi ha la connessione satellitare, la diretta, la ritrasmissione? In sostanza: chi lascia allo spettatore meno tempo per riflettere?

Autoritratto di un reporter, Ryszard Kapuscinski

 

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