Il biglietto
Mi hanno detto che ci sono molti racconti cinesi sul
treno, sulla folla e sull’umanità che si trova in tutti i diversi
scompartimenti. Indubbiamente è un ambiente che affascina, da un certo
punto di vista, che soffoca da un altro. Sono viaggi lunghi quelli che
si fanno in Cina, si arriva anche a tre giorni di treno, da una
provincia ad un’altra, io personalmente ho sperimentato parecchie volte
i miei soliti 1200 kilometri in una notte. Treno Z11 Pechino-Wuhan.
Oggi invece vista la Chunjie (inizio del nuovo anno cinese) sono andata
con Maidian alla ricerca di tre biglietti per il sud della Cina.
La
stazione, seguiamo il cartello che ci indica l’entrata tra labirinti di
passaggi messi appositamente delle forze dell’ordine per non far
ammassare le persone tutte insieme. Precauzione leggittima ma poco
utile. Entriamo e su una ventina di sportelli che vendono bigliatti
centinaia di persone in fila. Non c’è nulla da fare aspettare le
fatidiche 19.00, sono solo le 16.30. Alle sette infatti gli sportelli
potranno vendere il biglietto del 4 febbraio quello che io e Maidian
vorremmo agguantare. Il biglietto del treno in Cina, durante la chunjie
è qualcosa di raro e difficilissimo da avere, o hai le solite guanxi,
ossia conosci qualcuno che te lo procura, o provieni da una futtuta
città nel nord a meno 30 gradi dove nessuno vuole andare, oppure il
biglietto è introvabile. Per il capodanno una settimana sola di vacanza
e 1 miliardo e quattrocento milioni di cinesi si muovono
contemporaneamente per raggiungere la propria famiglia. Un viaggio
unico, intanto perchè i cinesi hanno pochissime vacanze, quindi se
lavori a 2.000 km da casa, non puoi praticamente mai rimettere piede
sulla porta natia, se non per il fatidico stop di fine anno lunare. Poi
perchè da non cinese, da italiana a cui piace viaggiare in macchina,
con la radio ad alto volume e cantare ad un volume ancora più alto,
sono assolutamente imrpessionata dalla vita del treno, dalla folla, dai
fangbian mian (pasta liofilizzata in zuppa), dai tantissimi bruscolini
di coliri diversi e sapori. insomma un’esperienza che per chi viaggia
in Cina non può non fare. Vabbè, dove ero rimasta, dunque, la stazione
è affollata di gente comune, di chi non può permettersi un’aereo, di
studenti, che fanno di tutto, anche forse svogliatamente, per mangiare
a casa dei proprio i primi jiaozi dell’anno. le persone che mi sono
accanto non smettono di osservare il tabellone che annuncia quali sono
le destinazioni per cui ancora si può trovare qualche biglietto o meno.
Io non mi faccio prendere dal panico, anche se so che probabilmente mi
toccheranno più di 18 ore in piedi, prima di raggiungere il famoso sud.
Infatti i biglietti più cari, la cuccetta dura è la prima a finire, poi
a seguito, sedili mordibi e duri e come ultimo ultimo ultimo, in piedi,
senza posto, devi anche pagare per una notte di inferno. La fila è
interminabile e la venditrice di biglietti una bastarda, si alza,
mangia, chiacchiera, mentre dietro quel vetro occhi e mani non fanno
che chiedere, se c’è posto per *** ?
Vabbè, il tutto si è concluso. Non abbiamo trovato il biglietto, proveremo tra 3 giorni.